Scontri sull'Himalaya tra India e Cina
Michele Raviart – Città del Vaticano
Venti soldati indiani e un numero imprecisato di soldati cinesi sono rimasti uccisi in uno scontro al confine himalayano tra i due Paesi, nell’impervia valle di Galwan. Il numero delle vittime è stato confermato dall’esercito indiano mentre, riferisce il Global Times, la Cina ha preferito non fornire dati ufficiali per evitare confronti e un’eventuale escalation.
Uno scontro senza armi da fuoco
Si tratta del primo scontro nell’area dal 1975 ed è avvenuto senza che sia stato sparato un colpo. Un accordo successivo alla guerra tra India e Cina del 1962 vieta infatti l’uso di armi da fuoco entro i due chilometri dal confine. Per i brutali scontri di questi giorni, iniziati probabilmente lunedì, sarebbero stati usati oggetti contundenti come sassi e bastoni e le condizioni delle ferite si sarebbero aggravate per le temperature sotto lo zero dell’area.
Verso una soluzione pacifica
Cina e India sono ora in stretta comunicazione per una soluzione pacifica della questione attraverso canali diplomatici e militari, ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri cinesi Zhao Lijan, che ha negato ogni responsabilità della Cina e ha ribadito di non voler vedere altri scontri. Il ministro della difesa indiano Rajnath Singh, ha definito l’incidente “profondamente inquietante”, mentre il premier Modi ha convocato per venerdì un incontro tra tutti i partiti per discutere la situazione sul confine con la Cina.
Un’area contesa
La zona tra l’Aksai Chin e il Ladakh, adiacente al Kashmir, è contesa tra i due Paesi e dal 6 giugno scorso militari di altro rango avevano avviato i colloqui per un accordo bilaterale dopo le tensioni che si erano già verificate negli scorsi mesi.
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