Tortu: orgoglioso di partecipare all’asta per Bergamo e Brescia
Giancarlo La Vella - Città del Vaticano
We run togheter” è il titolo dell’asta di beneficenza che parte l’8 giugno promossa da Athletica Vaticana, Fiamme Gialle, il “Cortile dei Gentili” e Fidal-Lazio per sostenere il personale sanitario degli ospedali di Brescia e Bergamo. Saranno in palio oggetti e esperienze sportive con campioni olimpici, ma anche doni offerti dal Papa. Tra i partecipanti alla prima asta Filippo Tortu, campione di Atletica Leggera, velocista e primo italiano a scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri piani. Tortu racconta le sue emozioni nel partecipare all’iniziativa e ricorda l’incontro con Papa Francesco avvenuto in Vaticano nel 2018.
Filippo Tortu quali sono le tue sensazioni nel partecipare a questa iniziativa?
R. - Sono molto contento di far parte di questa iniziativa, soprattutto perché sono molto legato alla città di Bergamo. Sono veramente contento di poter dare una mano. E soprattutto penso che, in questo periodo, sia giusto dare una mano a chi sta passando un momento difficile, come le persone malate di Covid-19 ma anche alle persone che hanno lavorato duramente, affinché tutto questo problema finisca al più presto. Mi riferisco a medici, infermieri e personale sanitario. Sono contento e orgoglioso di far parte di questo progetto.
È un'asta ‘sui generis’ quella a cui partecipi: mette in palio oggetti che sono qualcosa di importante per gli appassionati, per i vostri tifosi…
R. - Io ho messo a disposizione il mio body da gara, la mia divisa delle Fiamme Gialle. L’ho autografata. E’ la stessa che ho usato in occasione del mio record personale, il 9.97 secondi non omologato per troppo vento a favore e poi in occasione del record italiano indoor. Quindi è una maglia alla quale sono molto affezionato. È importante per me e sono felice di metterla all’asta.
Il Covid-19 ha cambiato la vita di tutti. Come hai adeguato alle nuove esigenze di sicurezza l’organizzazione della tua giornata di atleta?
R. - Bisogna imparare a cambiare, a riorganizzare tutto. Non è stato semplice in questo periodo. Ho iniziato ad allenarmi in casa. Ho portato molti attrezzi della palestra in giardino, in modo da potermi allenare da solo e in sicurezza. Adesso, invece, abbiamo ripreso gli allenamenti al campo quasi in maniera normale. Naturalmente, manteniamo le distanze di sicurezza, usiamo le mascherine e rispettiamo tutte le norme del caso. Speriamo possa finire tutto al più presto.
Nel 2018 hai incontrato Papa Francesco. Quali ricordi hai di quella giornata?
R. - È stata un’emozione fortissima, forse la più intensa della mia vita. Ero davvero molto emozionato. È stato un incontro particolare anche per la disponibilità e la semplicità con cui il Papa si è rapportato con noi atleti. Il giorno dopo l’incontro con il Pontefice, e secondo me non è stata una coincidenza, ho fatto la gara più bella della mia vita. L’incontro con il Papa è un bellissimo ricordo.
Tra l’altro quell’incontro è stato sugellato da un ‘selfie’ che tu hai chiesto al Papa e che è diventato virale in rete…
R. – Si, io non sono un tipo da selfie, però sapevo che si poteva chiedere. Quindi l’ho chiesto al Papa e non ci sono stati problemi. È stato veramente emozionante. Lo conservo sul telefono come una reliquia.
La tua è una attività molto intensa ed impegnativa. C’è spazio per la fede?
R. – Si, penso che nella vita di ogni persona ci debba essere spazio per la fede e penso sia una cosa molto personale: ognuno deve trovare il modo di rapportarsi con la fede. Penso che per qualsiasi persona ci sia questo spazio.
Parliamo dell’atleta Filippo Tortu. Dietro una gara che dura anche meno di dieci secondi, c’è una preparazione lunga, minuziosa e intensa per arrivare a migliorarsi. Quale è l’impegno che dedichi a questa attività?
R. – È un impegno totale che richiede 24 ore di impegno mentale e fisico perché anche il riposo fa parte dell’allenamento. Io mi alleno tutti i giorni dalle due alle quattro ore. Tutta la vita in generale è un in funzione del mio sport.
La pandemia ha causato il rinvio, almeno di un anno, delle Olimpiadi di Tokyo. Sono cambiate anche le motivazioni nel tuo essere atleta?
R. – Si, per quest’anno ho dovuto cambiare obiettivo. Le Olimpiadi erano un mio obiettivo e di moltissimi altri atleti. Abbiamo dovuto trovare nuovi obiettivi e altrettanto stimolanti per sostituire quello più importante di tutti: i Giochi olimpici.
Prima di te, Livio Berruti e Pietro Mennea sono stati i più grandi velocisti italiani. Ti sei in qualche modo ispirato a loro?
R. – Si, sono sicuramente un punto di riferimento entrambi. Per come sono io, Livio Berruti è tuttora non solo un amico, ma sicuramente un punto di riferimento.
Qual è un saluto, Filippo Tortu, che vuoi fare al Papa in questa occasione?
R. – Lo ringrazio per avermi dato la possibilità di far parte di questo bellissimo progetto. Vivo nella speranza di poterlo incontrare di nuovo prima di una gara. Lo ringrazio e lo saluto.
Una gara anche questa vittoriosa?
R. - Esattamente.
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