Yemen: servono oltre 2 miliardi di aiuti per salvare il Paese da guerra e coronavirus
Michele Raviart – Città del Vaticano
Due miliardi e mezzo di dollari è la quantità di fondi da stanziare per aiutare lo Yemen, in guerra civile dal 2014 e ora colpito anche dal coronavirus. L’obiettivo della conferenza dei donatori, tenuta formalmente dall’Arabia Saudita e dalle Nazioni Unite e che si svolgerà in videoconferenza, è di cercare di raccogliere questi aiuti in quella che potenzialmente è la più grande operazione umanitaria del mondo.
Raccolti solo 15% dei fondi stabiliti
Si stima che almeno 12 milioni siano le persone bisognose di assistenza e il denaro raccolto spesso non corrisponde a quanto effettivamente stanziato. Quest’anno, ad esempio, l’Onu aveva chiesto oltre 3 miliardi di dollari, ma fino alla scorsa settimana era arrivato solo il 15% della cifra. I problemi interni dei Paesi donatori nell’affrontare la pandemia di Covid-19 e il crollo del prezzo del petrolio hanno già causato il taglio di alcuni programmi umanitari e rischiano di chiudere 30 dei 41 programmi delle Nazioni Unite.
Il rischio di una nuova Siria
“L’epidemia di coronavirus risale ormai a tre quattro mesi fa”, spiega a Vatican News Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, e nello Yemen “mezzo milione di persone soffre di malnutrizione grave. È un Paese dove 8600 bambini sono stati uccisi e feriti e altri 3000 reclutati. Il problema è che quando un’emergenza umanitaria finisce nel dimenticatoio della comunità internazionale è difficile raccontarla, ed è difficile far arrivare gli aiuti. E’ quello che è accaduto i primi anni con la guerra in Siria ed è il destino di questa guerra in Yemen, che non è altro che la nuova Siria”.
Un tasso di letalità molto alto
“Se non raccogliamo i fondi che ci servono e se non viene fatto qualcosa in più per affrontare il virus, Covid-19 potrebbe affossare lo Yemen”, ha ribadito Lise Grande, coordinatrice umanitaria dell’Onu per il Paese. Secondo gli ultimi dati, i contagiati sono 323 e 80 i decessi. Un tasso di letalità estremamente alto, quindi, che fa presupporre un numero di casi ampiamente superiore. Gli stessi ribelli Houti, che controllano anche la capitale Sana’a, hanno riconosciuto per la prima volta che il virus si è diffuso in alcuni governatorati sotto la loro autorità, sebbene contestino la validità dei test forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e i dati del governo internazionalmente riconosciuto del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi.
Metà delle strutture sanitarie fuori uso
“Noi come Unicef abbiamo chiesto 50 milioni di dollari per finanziare le risposte non soltanto a quelle che sono le necessità di un Paese dove sono state bombardate strutture sanitarie, scuole, ospedali che quindi funzionano a metà in tutta l’area, ma anche a quelle situazioni legate al Covid-19 nei bambini e nella comunità”, spiega ancora Iacomini.
Gli aiuti di Unicef
“Proprio qualche giorno fa, attraverso un aereo noleggiato e atterrato all’aeroporto di Sana’a sono arrivati degli aiuti salvavita per contenere la diffusione di questa malattia”, ricorda il portavoce di Unicef Italia. “Queste forniture sono dispositivi di protezione individuale, camicie, stivali, maschere e guanti. Sono aiuti che permetteranno agli operatori sanitari che lavorano 24 ore su 24 di affrontare con efficacia la diffusione anche di questa pandemia. Ricordiamo infatti che lo Yemen aveva già vissuto oltre alla guerra altri problemi di contagi legati ad altre malattie come il morbillo, che noi curiamo ma che in questo paese ha avuto degli effetti devastanti”.
Ultimo aggiornamento 02.06.2020 ore 08.00
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