Bimbi e Covid-19. I consigli del Bambino Gesù per proteggerli
Eliana Astorri – Città del Vaticano
Dopo i mesi passati in casa, a causa del lockdown imposto dal Covid-19, i bambini non hanno ripreso a frequentare la scuola, ma hanno ricominciato a giocare fuori dalle mura domestiche e ad interagire con i loro compagni di divertimento. Ma è doveroso continuare a proteggerli attraverso delle piccole attenzioni, come spiega Elena Bozzola, pediatra infettivologa dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Segretaria Nazionale della SIP, Società Italiana Pediatria:
Dottoressa, il problema bambini a scuola è stato rimandato a settembre, ma i piccoli oggi sono tornati a giocare, nei giardini, nei parchi, alle giostre. Come è possibile proteggerli?
R. – Sicuramente è un’ottima cosa, lo dico da pediatra ma anch’io da mamma, che i bambini possano riprendere a giocare all’aperto, nei parchi, sulle spiagge. E’ importante proteggerli, un po’ come ci proteggiamo tutti, con le giuste misure, ovvero stare molto attenti all’igiene delle mani, lavarle sempre con acqua e sapone o, quando si è fuori casa, con delle soluzioni alcoliche. Mettere sempre ai bambini sopra i 6 anni per legge - ma noi consigliamo anche ai bambini al di sopra dei 3 anni di età - la mascherina, qualora si trovino in luoghi chiusi o non sia possibile mantenere il distanziamento dalle altre persone. Per il resto, via libera ai giochi, soprattutto all’aria aperta, lontani dai televisori, dai tablet, lontani da tutto quello in cui sono stati, tra virgolette, costretti i nostri bambini nel periodo del lockdown. Sicuramente privilegiare, compatibilmente con l’età del bambino, una bella biciclettata, una passeggiata in montagna e nei boschi, giocare a racchettoni, una bella nuotata nel mare. Quindi, tutto ciò che fa tornare, complice ovviamente il sole, il sorriso anche ai nostri bambini.
La mascherina è fastidiosa per noi adulti, soprattutto, ora con il caldo. Come e quando farla indossare ce l’ha detto, ma come spiegare ad un bambino il perché si deve avere?
R. – Bisogna parlare con i bambini. Anche se ci sembrano piccoli, i bambini hanno la capacità di ascoltarci e capirci. Ovviamente, i bambini sopra i tre anni di età. Sotto i tre anni non viene consigliato proprio l’utilizzo della mascherina. Si possono scegliere delle mascherine colorate, si possono fare delle prove in casa. Io parlo da pediatra, ma anche da mamma. Sono tornata più volte sull’argomento con i miei figli spiegando loro quanto sia importante la mascherina, per proteggerci e per proteggere le altre persone, per evitare di ammalarci, per evitare di rimanere di nuovo tutti chiusi in casa. Se si parla con i toni giusti e si ritorna più volte sull’argomento, facendo delle prove e dando noi, come genitori, il buon esempio per primi, i bambini riescono ad accettarla. Per il resto, è vero che fa caldo, ma vi posso dire che la mascherina, come purtroppo si è sentito dire sui social, non crea nessun problema ai bambini sani, di età sopra i tre anni. I bambini non respirano la loro anidride carbonica a tal punto da far loro venire ipossia o mettere addirittura in pericolo la loro vita. Al contrario, la mascherina protegge la loro vita.
Come impedire ad un bambino di avvicinarsi, toccare, abbracciare gli altri bambini, in età in cui questi comportamenti sono fondamentali per la crescita anche emotiva?
R. – Sicuramente bisogna essere molto attenti. I genitori, proprio questa estate, non possono abbassare la guardia. Bisogna spiegare bene ai bambini che questa è un’estate un po’ diversa da quelle a cui sono abituati. Non è l’estate in cui dare il via libera alle nuove amicizie o fare prove di socializzazione ai bambini che non sono stati ancora in comunità. Bisogna stare un pochino attenti, ma, vi assicuro che, se una famiglia è serena, se mamma e papà sono sereni, anche il bambino è sereno. Del resto ci sono giochi come i racchettoni, nuotare nel mare con la tavoletta, l’uso del materassino, tante alternative e attività che i bambini possono fare divertendosi comunque, evitando, in ogni caso, il contatto con persone che non conoscono, favorendo quello che si chiama il distanziamento sociale dalle altre persone.
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