Si è spento in Egitto il “medico dei poveri”
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Dalle 9 alle 19, le dieci ore della speranza. Quella che non hai se sei malato e devi scegliere come spendere i tuoi pochi soldi, per un medico o per mangiare. A Tanta, città del Delta del Nilo, c’era invece, in quelle dieci ore e più, la speranza di curarsi senza morire di fame. E non si contano le persone con pochi mezzi o senza che devono la vita al dispensatore di questa speranza, il dottor Mohamed Mashali, per tutti il “medico dei poveri”, che dalla diffusione della notizia della morte avvenuta ieri, non cessa di venire celebrato per il suo straordinario, perdurante altruismo, portato alla ribalta dal silenzio di una vita più che discreta grazie al tam tam dei social.
Se non puoi è gratis
In oltre 50 anni di professione – iniziata con la laurea nel 1967 e più ancora con l’apertura della clinica privata nel ’75 – alla sua porta hanno bussato folle di indigenti. Musulmani, cristiani, non faceva differenza. Anche negli ultimi tempi, anziano, visitava dai 30 ai 50 pazienti al giorno chiedendo per la prestazione 5-10 sterline egiziane, l’equivalente di 30-60 centesimi di dollaro. E se qualcuno non poteva pagare, la visita era gratuita. Come gratis erano i vaccini o le medicine che distribuiva a chi non poteva permetterseli.
Cosa cambia una vita
Una nobiltà d’animo assolutamente schiva, un tratto comune a molti testimoni del bene. Che nasceva da un buon insegnamento. In una delle rare interviste concesse, Mohamed Mashali ha raccontato di aver scelto questa strada perché colpito dai sacrifici compiuti dalla sua famiglia per farlo diventare medico. E molti dei tweet che ingrossano in rete con tributi di riconoscenza per questa figura ricordano un episodio spartiacque, quando dovendo curare un bambino diabetico il medico scopre che la mamma non ha potuto comprare l’insulina perché altrimenti non avrebbe potuto sfamare gli altri figli.
Creatore di speranza
Si moltiplicano anche i riferimenti ad altri episodi dai quali emerge la costante di un uomo e di un medico incurante della fama, che pure il suo comportamento aveva generato, o degli agi che in diversi hanno cercato di procurargli, perfino degli aiuti in denaro se ritenuti non necessari o accettati in minima parte, magari solo uno stetoscopio. Il vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, nonché emiro di Dubai, lo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, ha scritto su Twitter che il dottor Mashali “era un creatore di un diverso tipo di speranza”. Quella, aggiungiamo noi, su cui si può contare ogni giorno dalle 9 alle 19 e che assieme al corpo risana l’anima.
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