A San Miniato ha preso il via anche quest'anno la Festa del Teatro
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La Festa del Teatro di San Miniato non si ferma. Nonostante le limitazioni di questa fase di post pandemia, la Fondazione Istituto Dramma Popolare che la promuove da ormai oltre 70 anni, non ha avuto dubbi e ha continuato a lavorare per offrire al suo ormai affezionato pubbblico opere teatrali di qualità per l'intero mese di luglio. "Panico ma rosa. Dal Diario di un non intubabile" il titolo che ha aperto, domenica scorsa, il festival raccontando i 59 giorni di lockdown di un autore e attore, Alessandro Benvenuti, privato del suo naturale habitat, tra sogni, desideri, ricordi, fantasie e humor. Gli altri appuntamenti in cartellone: 'Albania casa mia' (8 luglio), 'La storia della colonna infame' (10 luglio), 'L'Abisso' (13 luglio), 'La vita salva' (17 luglio), 'Non plus ultras' (20 luglio), il 'Canto per la terra ferita' (23 luglio) e 'Il muro/The block' (27 luglio).
Un'occasione importante per riflettere su se stessi
Della necessità di non fermarsi si è sempre detto profondamente convinto il presidente della Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato, Marzio Gabbanini, che con tutto il CdA ha fatto una scelta significativa: il festival va avanti, anzi oggi più che mai, la sua forza interrogativa sulle coscienze degli uomini può essere un elemento rilevante anche per affrontare questo momento particolare della nostra vita personale e sociale segnato dalla pandemia, dalla paura, ma anche da sentimenti contrastanti: da una parte di solidarietà, dall'altra di rabbia e di odio, non ultimo quello razziale, diffusi anche attraverso i social.
La sicurezza, il tema di questa edizione
Tema proposto nell'edizione 2020 della Festa del Teatro è quello della sicurezza, con il desiderio di capire più in profondità il suo significato, spesso inteso semplicemente come chiusura nella difesa a oltranza di individualismi e particolarismi, e di confini psicologici e fisici. Risvegliare le coscienze è da sempre l'obiettivo dell'iniziativa che vuol coinvolgere il maggior numero di persone possibile, come afferma lo stesso Marzio Gabbanini ai microfoni di Vatican News:
R. - Noi abbiamo proprio deciso di proporre quest'anno il festival, anche se in forma diversa, e di mettere in evidenza quindi l'importanza del Dramma, proprio perché in un momento così particolare c'è bisogno di riportare la gente nelle piazze, pur rispettando le disposizioni ministeriali, che come sappiamo impediscono, se non in maniera adeguata, tutte le iniziative con il pubblico per la tutela della salute. Ecco, secondo noi era importante riproporre - e siamo fortunati di avere questa bellissima Piazza del Duomo, un teatro a cielo aperto, - di riproporre spettacoli teatrali di livello. Tutti oggi hanno bisogno di cultura, di spazi liberi e di riprendere di nuovo a vivere.
Certo, nell'organizzazione avete dovuto osservare, appunto, alcune regole come il distanziamento e per questo avete dovuto rinunciare allo spettacolo centrale del festival, quello che da sempre richiama più pubblico…
R. - Noi non abbiamo rinunciato allo spettacolo centrale, lo abbiamo già, è pronto, ed è sul tema della sicurezza, ma non solo. Il titolo è: "Irma Kohn è stata qui", ed è dello scrittore ed ebraista Matteo Corradini con la drammaturgia di Tatiana Motta e la regia di Pablo Solari. L’abbiamo solo rinviato a momenti migliori perché 12 attori non potevano recitare tutti insieme sul palco e anche perché lo spettacolo non avrebbe avuto l'impatto che merita per la prima assoluta. Abbiamo proposto perciò otto opere, nel mese di luglio, sempre in Piazza Duomo, per occupare questo spazio e per dare proprio il senso del teatro che c'è anche quest’anno, osservando alcune regole: quindi monologhi o poco più, distanziamento sociale, numero di posti limitato…
Il tema della sicurezza è il filo rosso di tutta la rassegna, sicurezza di cui si analizzeranno diversi aspetti, quindi non solo nei confronti del coronavirus…
R. – Certamente, anzi questa tematica è stata scelta prima della pandemia. E abbiamo già fatto, prima del lockdown, numerose iniziative su questo tema: sicurezza dei bambini, sicurezza degli anziani, sicurezza sul lavoro e ora i nostri spettacoli continueranno questo filone.
Spesso la parola “sicurezza” evoca chiusura, paura ma non sempre è così e voi lo dimostrate…
R. – Sì, abbiamo cominciato con lo spettacolo “Panico ma rosa" di Alessandro Benvenuti domenica scorsa, ed era sull’emergenza Covid-19, ma poi proseguiamo con la sicurezza che riguarda l’immigrazione, la sicurezza degli sportivi che vanno allo stadio, la sicurezza dei ragazzi che vanno fuori la sera e tornano tardi, la sicurezza dei bambini e degli adolescenti che è anche sicurezza affettiva, abbiamo uno spettacolo anche sulla sicurezza ambientale e quindi sulla salvaguardia dell'ambiente.
Chiuderà il festival un lavoro di Matteo Corradini che ha per titolo “Il muro”. Ci dice qualcosa di più su questo spettacolo?
R. - Racconta di una squadra di volley femminile. Il muro è un atto fondamentale nel gioco della pallavolo, però richiama anche all’abbattimento di tutti i muri: dai muri sociali ai muri che riguardano la vita quotidiana, a tutte quelle paure che vanno vinte per vivere serenamente, per vivere la vita come è giusto viverla senza la paura, cioè abbattere il muro che ci frena, per imparare la tolleranza e la solidarietà, per avere attenzione agli ultimi. Ecco questo è un po’ il messaggio, è la squadra che abbatte il muro, insomma.
Un messaggio che San Miniato vuol proporre questa volta per aiutarci anche a vivere questo nostro tempo difficile?
R.- Il nostro è un teatro dello spirito, il teatro più antico d'Europa insieme a quello di Avignone, e il suo scopo principale è quello di tirar fuori quelle che sono le inquietudini dell'uomo di ogni tempo. Non è un teatro confessionale, nemmeno abbiamo la presunzione di dare risposte, però vogliamo far riflettere. Ecco, quest'anno vogliamo far riflettere sul fatto che ci deve essere una collaborazione fra tutti, un’intesa fra tutti, una visione cristiana che ci fa superare le barriere e che ci fa ben sperare negli altri, e che poi sfocia in quella sicurezza che ci dà fiducia nella possibilità di condividere e di vivere serenamente la nostra vita.
La stessa Festa del Teatro è frutto di un lavoro di squadra, conta infatti sulla collaborazione di tanti soggetti
R. – Proprio così, la nostra è un’iniziativa importante che conta molto sul sostegno di tutti e dunque ci sono le istituzioni che ci aiutano: la Fondazione Cassa di Risparmio, il comune di San Miniato, la Banca Crédit Agricole Italia, tanti sponsor e soprattutto abbiamo la vicinanza del nostro vescovo, monsignor Andrea Migliavacca, che in ogni modo ci aiuta e ci conforta quando prendiamo qualunque tipo di decisione. Volevo sottolineare un altro aspetto: il nostro è, e si chiama, Dramma Popolare, perché lo scopo è quello di avvicinare al teatro, secondo quei principi a cui prima accennavo, quante più persone possibili, E noi vogliamo proprio andare a cercare le persone, nei supermercati, nelle piazze, nelle chiese, nei luoghi di lavoro e portarle a teatro. Però, popolare solo in questo senso, per il resto noi intendiamo portare in scena solo spettacoli di qualità e finora ci siamo riusciti perché in questi ultimi 10 anni, il trend della frequenza ai nostri spettacoli è veramente aumentato di 10, 12 volte.
E l'attività della Fondazione Istituto Dramma Popolare non si limita al mese di luglio...
R. - Esattamente, mentre fino a qualche anno fa, la nostra attività era limitata a luglio o poco più, ora noi siamo impegnati con proposte teatrali tutto l'anno, ma anche con gli incontri che noi chiamiamo i “Venerdì del Dramma ” che sono incontri con personalità del mondo della cultura, del teatro, della religione, che approfondiscono temi importanti che poi successivamente vengono proposti negli spettacoli, coinvolgendo tutti. Ad esempio sul discorso della sicurezza affettiva dei bambini abbiamo fatto molti incontri, ma anche iniziative ultimamente in streaming, con cui abbiamo raggiunto 800 ragazzi delle scuole del comprensorio sanminiatese.
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