Mattarella-Pahor alla Foiba di Basovizza, la Caritas: purificare la memoria
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
"La memoria ci aiuta a costruire, insieme, un futuro basato anzitutto sul rispetto delle persone". Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio per la cerimonia odierna alla foiba di Basovizza e in occasione della visita a Trieste, assieme al presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor. Mattarella e Pahor hanno sostato in riflessione mano nella mano per un minuto. Il vescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana, Carlo Alberto Maria Redaelli, a Vaticannews dice: “Bisogna purificare insieme una memoria e farla diventare in qualche maniera condivisa”.
Incontro storico
I due capi di Stati si sono incontrati nella caserma del Reggimento Piemonte Cavalleria a Villa Opicina, sul Carso triestino, la prima tappa di una storica visita. Poi hanno deposto una corona di fiori - con i colori delle Bandiere dei due Stati - sulla Foiba, alle porte di Trieste. Un'altra corona poi sul monumento posto sul luogo dove nel 1930 furono fucilati quattro giovani antifascisti sloveni, simbolo della lotta al regime di Mussolini. Ed ancora, cerimonia di riconsegna alla minoranza slovena in Italia del Narodni Dom, l'edificio che il 13 luglio del 1920, esattamente cento anni fa, venne dato alle fiamme dall'odio fascista.
Mattarella: le aree di confine tessuto connettivo della Ue
"Insieme possiamo fare di più e meglio, come dimostra la scelta di mettere in comune il futuro con il percorso di integrazione europea che ha assicurato pace e promosso prosperità senza eguali nella storia del nostro Continente – dice il presidente Mattarella - L'anima profonda di questa Europa sta proprio nel dialogo fra popoli, fra culture, fra esperienze diverse che, insieme, la fortificano e le consentono di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. In questo modo le aree di confine non sono più motivi di contrapposizione ma divengono cruciali; e si manifestano come le cerniere del tessuto connettivo dell'Unione Europea". Il presidente Mattarella ha messo in luce che "al di qua e al di la' della frontiera, il cui significato di separazione e' ormai per fortuna separato per effetto della comune scelta di integrazione nell'Unione europea, italiani e sloveni sono decisamente per la strada rivolta al futuro "in nome dei valori oggi comuni: liberta', democrazia e pace"
Pahor: italiani e sloveni popoli amici
Il presidente Pahor ha scritto che "oggi ricorre il centenario dell'incendio del Narodni dom e della sua sottrazione alla comunita' slovena di Trieste. A cento anni da quando e' stato attaccato e dato alle fiamme da parte di gruppi fascisti e nazionalisti italiani, il Narodni dom sara' restituito alla minoranza slovena. Il Presidente Mattarella ed io assisteremo alla solenne firma del documento che rimediera' alla storica ingiustizia subita dagli sloveni in Italia. Si tratta di un evento storico che il mio amico e Presidente Sergio Mattarella ed io ci impegniamo a realizzare da diversi anni. Il popolo sloveno e il popolo italiano condividono uno spazio comune e sono legati da una storia spesso traumatica che ha inflitto una ferita profonda a entrambe le nazioni. Il fascismo e i suoi crimini hanno colpito in modo particolare gli sloveni".
Monsignor Redaelli: contro i nazionalismi fare un lavoro in positivo
Il vescovo di Gorizia, monsignor Carlo Alberto Maria Redaelli, afferma che “c’è un cammino da fare, ci sono comunque delle ferite magari anche nascoste, ma comunque esistono. Qui siamo proprio sul confine tra diciamo il mondo latino e il mondo slavo, un confine sicuramente interessante, caratterizzato anche da un confronto ma anche da un dialogo concreto. A Gorizia ci sono moltissime famiglie con presenza italiana e slovena insieme. E’ normale, c'è sempre stato questa commistione e questo può favorire certamente un dialogo a livello europeo. A Gorizia lavoriamo molto bene con la Caritas locale. Qui già da decenni c'è un'associazione ‘Concordia et Pax’ che unisce proprio italiani e sloveni da ambo le parti del confine, proprio per cercare di condividere una memoria e di fare dei cammini anche di riconciliazione”. Monsignor Redaelli poi mette in guardia dai nazionalismi, che “come anche gli egoismi sono sempre risorgenti, non vanno amplificati più del necessario ma va fatto invece un lavoro in positivo. Un gesto come quello di oggi dei due presidenti è importante, anche per fermare i nazionalismi. Anche garantire che le persone abbiano una vita dignitosa e un lavoro aiuta la riconciliazione”.
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