La Russia approva la riforma della Costituzione voluta da Putin
Marco Guerra – Città del Vaticano
Con lo scrutinio completato, la Commissione Elettorale Centrale russa ha annunciato che il 77,92% dei votanti al referendum di roforma ha sostenuto gli emendamenti alla Costituzione e il 21,27% ha votato contro. L'affluenza alle urne, a livello di tutta la Federazione Russa, è stata di circa il 68% degli aventi diritto, dopo una settimana di voto diffuso.
Azzerati i mandati di Putin
La maggioranza dei russi ha quindi espresso sostegno alla riforma della Costituzione voluta dal presidente Vladimir Putin, con percentuali superiori a quelle indicate dai sondaggi della vigilia. Il pacchetto di emendamenti prevede l'azzeramento dei mandati presidenziali di Putin, offrendo all’attuale capo di Stato russo la possibilità di ricandidarsi per altre due tornate elettorali e quindi di restare potenzialmente in carica fino al 2036. Le precedenti disposizioni costituzionali sul vincolo dei due mandati non avrebbero infatti consentito a Putin di candidarsi per il Cremlino alle elezioni del 2024 e del 2030.
Le modiche alla Costituzione
La riforma della Costituzione prevede altri importanti cambiamenti, tra questi la revisione delle prerogative del parlamento; la trasformazione in organo costituzionale del Consiglio di Stato; la prevalenza del diritto russo sui trattati internazionali; la definizione del russo come lingua-madre e quella del matrimonio come unione e intesa fra un uomo e una donna. Le opposizioni hanno contestato il voto e parlano di pressioni delle autorità sui dipendenti pubblici o delle grandi aziende che fanno capo allo Stato; accuse che il Cremlino ha bollato come “fake news oltre ogni limite”.
Un voto per la stabilità
“È un referendum storico, perché cambia la Costituzione voluta da Boris Eltzin nel 1993. Le modifiche prevedono 206 emendamenti e certamente i russi hanno votato per la stabilità e la sicurezza”, così Giuseppe D’Amato, slavista ed esperto di politica internazionale, intervistato da Vatican News, mette a fuoco l’importanza di questo del voto che si è tenuto in Russia. Tra gli altri spunti evidenziati dal giornalista ci sono il rafforzamento dei poteri presidenziali; le modifiche di carattere internazionale, che impediscono alla Russia di cedere territori a Paesi stranieri, “e qui il pensiero va alla Crimea e alle Isole Curili, territori contesi con altri Paesi”; poi ci sono gli aspetti di carattere sociale come l’introduzione del diritto a rivalutare le pensioni nel corso negli anni.
Continuità sul piano interno e internazionale
Secondo D’Amato sul piano internazionale non ci saranno grandi ripercussioni, “perché Putin è al potere da molti anni e la sua politica di difesa degli interessi russi è conosciuta”, mentre sul piano interno le opposizioni, sia quella parlamentare, sia quella fuori dal parlamento vicina al blogger Navalny, continueranno a manifestare il loro dissenso all’interno delle dinamiche iniziate nel 2012, ovvero dopo il ritorno di Putin al Cremlino".
Le sfide: economia, povertà e ambiente
Il giornalista D'Amato, esperto di Paesi slavi, infine analizza le prossime sfide che attendono le Russia: “Prima di tutto vi è il problema della riforma del modello economico, il Paese è troppo dipendente dal prezzo delle materie prime e in particolare dal petrolio; bisognerà sviluppare un’industria non troppo dipedente dallo Stato; poi c’è la sfida della povertà e il problema ecologico sempre più emergente, pensiamo a quello che succede in Siberia e nell’Artico”.
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