In Mali governo di unità nazionale contro la crisi, ma l'opposizione non cede
Giancarlo La Vella - Città del Vaticano
La regione africana del Sahel non può permettersi una crisi, che rischia di diventare dilagante, come quella che sta vivendo il Mali. E’ con questo intento che da diversi giorni la Cedeao, la Comunità degli Stati dell’Africa occidentale, ha avviato una mediazione tra il presidente Abubakar Keita e le opposizioni formate da gruppi di diversa provenienza politica, che chiedono da settimane in modo compatto che il capo dello Stato si faccia da parte, per consentire di voltare pagina sulla difficile situazione attuale. La decisione proposta dalla diplomazia africana prevede la costituzione di un governo di unità nazionale. A questo scopo Keita ha creato una sorta di esecutivo ristretto che dia vita alla svolta. Da diversi anni il nord del Mali è diventato teatro delle sanguinose scorribande di gruppi jihadisti, i cui raid si stanno spingendo sempre più verso la capitale Bamako. A questo si aggiunge una povertà sempre più preoccupante, aggravata dalla attuale pandemia di Covid-19. Il presidente è accusato di non garantire la sicurezza del Paese e di aver provocato una fase di stallo, mancando più di un’occasione per dare vita a riforme economiche e sociali fondamentali per risollevare il Mali.
I maliani chiedono di essere protagonisti
Padre Filippo Ivardi, direttore del periodico dei Comboniani “Nigrizia”, riferisce che l’opposizione in Mali, e con essa gran parte della popolazione, non ha accettato la soluzione raggiunta grazie alla mediazione della Cedeao. Essa rappresenta una sorta di maquillage, che non risolve i problemi attuali del Paese. I cittadini del Mali chiedono nuove elezioni, regolari e trasparenti, riforme serie, maggiore sicurezza di fronte all’avanzata della violenza jihadista e soluzioni alle difficoltà economiche, che coinvolgono una parte sempre più vasta della popolazione.
Nuove manifestazioni dal 4 agosto
La popolazione del Mali, sottolinea padre Ivardi, ha raggiunto un livello di sopportazione insostenibile. La mediazione della Cedeao non è stata gradita in quanto proveniente dall’estero, mettendo a nudo un altro nervo scoperto di un Paese, in cui è ancora forte la presenza di potenze straniere, non solo africane, che, per propri interessi, condizionano la politica interna del Mali. Proprio per questo, è inevitabile che le manifestazioni di piazza continuino all’insegna della richiesta di dimissioni del presidente Keita. Dal 4 agosto, ricorda padre Ivardi, riprenderanno le dimostrazioni antigovernative, segno incontrovertibile di un netto rifiuto della proposta di formare un governo di unità nazionale.
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