Nasce LanguageAid, la piattaforma che aiuta a superare le barriere linguistiche
Adriana Masotti - Città del Vaticano
È nel contesto dell' emergenza sanitaria del Covid-19 che nasce LanguageAid, la piattaforma dedicata alle traduzioni tra persone che parlano lingue differenti. Come capire infatti le necessità di uomini e donne arrivati in Italia dai vari Paesi africani, ad esempio, se la comunicazione diventa impossibile a causa di una lingua sconosciuta a chi li assiste? Ideata e realizzata da AlgoritmoAssociates S.r.l., azienda che da anni offre servizi professionali di traduzione specialistica composta da un team di professionisti, la piattaforma online si propone dunque il superamento delle barriere linguistiche per offrire un valido aiuto alla comunicazione e quindi alla comprensione della realtà personale del migrante.
Gratuità e universalità alla base del progetto
LanguageAid si basa su due principi fondamentali, afferma il suo fondatore Guido Mandarino, presidente e CEO di AlgoritmoAssociates srl, che sono la gratuità e l’universalità, perchè permette la compartecipazione e la condivisione di informazioni con gli enti e le organizzazioni che la utilizzano, e perchè opera grazie al lavoro su base volontaria di traduttori. Oltre alle principali lingue europee, sulla piattaforma sono disponibili traduzioni di alcuni tra gli idiomi parlati nel continente asiatico e in quello africano, in particolare nella zona sub-sahariana, e poi wolof, bambara, malinke, mandenga, kassonke, arabo, urdu, indi, fino al farsi. Inoltre è in via di definizione una collaborazione esterna che consentirà l’inserimento dei numerosi dialetti somali.
Tre i tipi di servizio offerti dalla piattaforma
Text to text: è il primo dei servizi offerti da LanguageAid. La piattaforma traduce in automatico il testo inviato che verrà corretto da un traduttore madrelingua. Il secondo è text to speech: la piattaforma riproduce in audio un testo per raggiungere i migranti non alfabetizzati e quindi non in grado di leggere. Infine, speech to speech: la funzione più complessa, pensata per i casi di grave urgenza umanitaria dove una comunicazione chiara nella propria lingua può fare la differenza. "Molti migranti sanno solo la loro lingua locale, se non il dialetto - afferma Guido Mandarino - e i linguaggi dei migranti che sono in Italia sono tanti e non è per niente facile riuscire a realizzare una loro mappatura perchè, a seconda delle regioni, cambiano le lingue e dialetti presenti. Esiste poi il problema che tradurre un testo nella lingua del migrante, soprattutto tra i braccianti impiegati nel sud d'Italia, non è sufficiente, perchè il migrante spesso è analfabeta. Allora in questo caso la piattaforma interviene attraverso una funzione di traduzione audio di ciò che l'operatore vuol comunicare in modo che il migrante possa capire, e viceversa per l'operatore è disponibile la traduzione dell'audio registrato del migrante".
Opportunità di lavoro retribuito per i traduttori
I traduttori che collaborano su base volontaria, ad oggi oltre un centinaio, sono integrati nella piattaforma con un proprio “profilo professionale” in modo da offrire loro anche la possibilità di farsi conoscere e di trovare occasioni di lavoro retribuito. Un'opportunità importante, dice Mandarino che sottolinea: "Stiamo tentando di organizzarci anche con un aiuto per quanto riguarda i traduttori, perchè noi chiediamo esplicitamente a loro un lavoro gratuito, ma la cosa non ci piace tanto, sappiamo che i mediatori interculturali, per esempio, vivono generalmente una situazione precaria. Allora, a breve, la piattaforma integrerà un database in cui i traduttori che ci aiutano potranno inserire i loro dati, il loro curriculum, anche un video di presentazione, se lo vogliono. La cosa interessante è che tutto questo sarà a disposizione di numerose organizzazioni che, al contrario di noi, hanno bisogno costantemente dei loro servizi e in questo senso può essere un'opportunità per loro, per trovare un lavoro continuativo e ovviamente a pagamento".
Il sostegno delle organizzazioni che hanno aderito
LanguageAid è utilizzabile sia da pc che da smartphone, registrandosi all’URL della pagina web https://languageaid.org/. Alle organizzazioni che hanno aderito al progetto e utilizzano già la piattaforma, se ne stanno rapidamente aggiungendo altre, con effetti positivi sulla piattaforma stessa. "In questo momento - spiega infatti Mandarino - la piattaforma è nella sua fase Beta, quindi funzionante ma ancora in fase di test e le diverse organizzazioni ci danno una mano indirettamente prima di tutto perchè permettono di sperimentarla, ma poi perchè ci permettono di monitorare i bisogni che ci sono su un territorio in un arco di tempo sufficientemente lungo, che lingue sono presenti, quali testi da tradurre vengono richiesti di più: questi sono dati fondamentali per le organizzazioni, anche per prevenire le situazioni di emergenza. Quindi noi speriamo che se ne aggiungano sempre di più".
Il principio della circolarità: un sistema a vantaggio di tutti
Il fondatore della piattaforma, ci tiene a sottolineare ancora un aspetto: gli attori in gioco, organizzazioni, mediatori culturali e migranti, hanno tutti un vantaggio dall’utilizzo della piattaforma secondo il principio guida della circolarità. "Diciamo che l'utilizzo della piattaforma - ci fa notare - aiuta le ong nell'emergenza, aiuta il migrante a parlare con il mondo che lo circonda, aiuta chi offre il suo aiuto, cioè il mediatore culturale, dandogli la possibilità di accedere a un mondo molto più vasto di quello che normalmente ha intorno a se". Una bella soddisfazione, tuttavia il progetto non era partito da una scelta di tipo etico. Guido Mandarino ci racconta: “Durante la pandemia, un'associazione americana con cui siamo a contatto nel nostro settore, ci ha domandato che cosa era possibile fare in un momento così particolare. Ci aspettavamo un interesse di tipo solidale, invece si trattava di una ricerca rivolta al business, e allora, un po' come reazione, ci è venuto da dire: ma noi possiamo fare molto e ci siamo resi conto che costruendo tecnicamente la piattaforma, ogni atto di utilizzo della tecnologia era anche un atto etico. La possibilità, cioè, di utilizzare strumenti che già esistono ma in una una maniera nuova che poteva essere una risposta di vicinanza con gli altri. E man mano che siamo andati avanti questa volontà è cresciuta e noi abbiamo messo a fuoco sempre di più l'utilità del nostro lavoro".
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