Polonia: Duda resta presidente, ma i filo-europeisti ora sono più vicini
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
E’ stata una vittoria meno netta del previsto, quella di Andrzej Duda, confermato ieri presidente della Polonia per altri 5 anni. “La Polonia è divisa in due”, titolano i quotidiani, perché il presidente uscente, sostenuto dal partito di governo “Diritto e Giustizia”, ha ottenuto il 51,21% dei voti, meno di 2 punti e mezzo dello sfidante, il liberale e filo-europeista sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, scelto dal 48,79% dei votanti. Al primo turno, il 28 giugno, la distanza era di ben 13 punti percentuali, 43,5% contro 30,4.
Duda vince nelle campagne, lo sfidante nelle metropoli
Secondo gli analisti, Duda è stato votato soprattutto nelle zone rurali, nelle piccole città e nell'est del Paese, mentre Trzaskowski ha ottenuto buoni risultati nelle città più grandi e nelle regioni occidentali, al confine con la Germania. E c’è chi dice che il margine così ridotto tra i due candidati potrebbe portare a ricorsi alla Corte Suprema. Le elezioni si sarebbero dovute tenere a maggio, ma, nonostante Duda fosse contrario, a causa del Covid-19 sono state rinviate a fine giugno. Gli effetti della pandemia stanno spingendo la Polonia nella prima recessione dalla caduta del comunismo, tre decenni fa.
Di Liddo: per il governo ora una stagione difficile
Il governo polacco è in rotta di collisione con l’Unione Europea per la sua riforma giudiziaria che secondo i critici intacca le libertà democratiche. Sulla divisione elettorale in Polonia e sulle conseguenze politiche di questo voto, Vatican News ha chiesto un commento all’analista del Cesi, il Centro di studi internazionali, Marco Di Liddo.
R.- Il Paese è spaccato in due: da una parte i progressisti, più vicini anche alle posizioni dell'Unione Europea e dall'altra parte invece i conservatori del presidente Duda. Trzaskowski è comunque un conservatore, ma rispetto a “Diritto e Giustizia”, il partito al potere, è un progressista. Il margine di vittoria di Duda è stato molto sottile e per lui si apre una stagione molto complessa perché la vittoria poco netta non gli permette di avere quella autorevolezza politica, quella mano libera, che invece avrebbe avuto con numeri più consistenti. Anche se in Parlamento, soprattutto nella Camera bassa, può ancora contare su un margine di maggioranza abbastanza tranquillo.
Perché i sovranisti di “Diritto e giustizia” hanno perso consensi, mentre ne hanno guadagnati i liberali filo-europeisti?
R. – Per due motivi. Il primo è una dinamica che caratterizza tutte le democrazie, cioè l'esigenza di rinnovamento che ciclicamente sente l'elettorato, il classico “logorio dei partiti”, dopo una certa stagione di governo. Dall'altra parte non possiamo ignorare il fatto che l'impatto economico della pandemia di Covid-19 non è trascurabile nel Paese e quindi il “malessere” economico poi porta ad ampliare la critica e l’opposizione politica e infine e non possiamo dimenticare che le posizioni di Duda e del partito che lo sostiene sono molto conservatrici e non rispecchiano il pensiero di tutto il Paese. Perché al di là della visione tradizionalista, c'è una Polonia che guarda con attenzione agli sviluppi sociali più moderni e quindi chiede una liberalizzazione dei diritti e un'apertura a forme diverse di rappresentanza sociale. E non dimentichiamo infine che la Polonia ha vissuto il giogo comunista, quindi forme di governo autoritarie, e la retorica del partito di potere in alcuni casi ha assunto dei tratti che hanno evocato ricordi spiacevoli per i polacchi.
Questa vittoria risicata non riuscirà a cambiare la linea dura della Polonia in Europa che con il gruppo di Visegrad si oppone, ad esempio, alla redistribuzione dei migranti e alle misure antinquinamento?
R. – Secondo me non lo farà, perché su questi due punti che lei ha citato c'è il favore non solo di Duda e del suo entourage ma anche di una fetta più ampia dell'elettorato e della popolazione polacca. Al di là che si stimi o meno il presidente e il partito che lo appoggia, una larga parte della popolazione polacca non ha simpatie verso i migranti extraeuropei, preferisce forme di società più tradizionali, preferisce anche una distribuzione etnica più omogenea sul territorio. E per quanto riguarda l'inquinamento, la Polonia beneficia in maniera sostanziale di un piano di investimenti e industrializzazione, finanziato anche con soldi europei e anche con il flusso di denaro tedesco, ed è un’industrializzazione che purtroppo ha un impatto ambientale. Per diminuire le emissioni, si dovrebbe intervenire su questa crescita e probabilmente il governo non vuole prendere questo tipo di rischio.
La Polonia sta entrando in recessione, la prima da 30 anni cioè dalla fine dei regime comunista, a causa del Covid-19. Quali misure ha preso e prenderà il governo per sostenere l'economia?
R. – Dopo le elezioni presidenziali, per consolidare il margine di vittoria esiguo, il governo potrebbe lanciare un vasto piano di investimenti pubblici, continuando anche la tradizione che ha sostenuto la crescita economica polacca. E soprattutto cercherà di aumentare ulteriormente le misure assistenziali verso le famiglie più in difficoltà. Proprio la combinazione tra potente intervento dello Stato a livello sociale e conservatorismo etico-politico ha fatto in modo che la "pancia" dell'elettorato polacco sostenesse il partito al potere e Duda. Secondo me questa ricetta non sarà modificata in questo momento, anzi verrà rafforzata in questi suoi due ingredienti più importanti.
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