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Cartelloni elettorali a Damasco Cartelloni elettorali a Damasco 

Al voto in Siria tra focolai di violenze e crisi economica

Oggi si vota per le legislative in Siria, dove, dopo nove anni di guerra non si muore più come prima, ma non si può ancora parlare di completa pacificazione. In particolare, le armi non tacciono nel nord ovest del Paese e anche nell’est resta molto alta la tensione. Ierti due esplosioni a Damasco. Intanto, l’80 per cento della popolazione è caduto sotto la soglia di povertà. Con noi l'esperto dell’area Lorenzo Trombetta

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Circa 19 milioni di siriani sono chiamati alle urne oggi in 7.313 seggi elettorali distribuiti in tutto il Paese per eleggere 250 deputati tra 2.100 candidati. Sono stati creati seggi elettorali anche per le province di Idlib, Raqqa e parti della campagna settentrionale, di Aleppo che non sono ancora completamente sotto il controllo delle forze governative per la presenza di sacche di forze ribelli. Importanti le misure sanitarie per impedire la diffusione del coronavirus dopo l'aumento dei casi negli ultimi giorni. Il voto è il terzo a svolgersi in Siria dall'inizio del conflitto nel marzo 2011.  Una persona è rimasta uccisa un'altra è stata ferita in due esplosioni ieri sera a Damasco.  Di questo appuntamento elettorale e della situazione del Paese abbiamo parlato con l’inviato dell’Ansa nel Vicino Oriente Lorenzo Trombetta:

Ascolta l'intervista con Lorenzo Trombetta

In questi anni – ricorda Trombetta – si sono svolte altre elezioni e il governo centrale di Damasco, in particolare dopo la proclamazione tra il 2018 e il 2019 della sconfitta del sedicente Stato islamico, rivendica non solo la legittimità del suo potere, ma anche di aver ripreso il controllo del territorio. In realtà, se nella provincia di Idlib è ancora confronto aperto tra le varie potenze straniere che sono entrate in campo, anche nell’est restano alti la tensione e il rischio che possano riesplodere violenze per la presenza di forze legate al sedicente Stato Islamico. Trombetta ricorda il ruolo delle varie potenze interessate da questo conflitto ormai al decimo anno e descrive poi la situazione sociale. La popolazione – spiega – risente della forte frantumazione del tessuto sociale e comunitario ed è stremata, oltre che dal dramma della morte vissuta da vicino in questi anni, anche dalla crisi economica che è stata perfino aggravata dalle misure restrittive dovute alla pandemia. Tanto che – ricorda Trombetta – nei rapporti dell’Onu si parla dell’80 per cento della popolazione che ormai si trova sotto la soglia di povertà.

Il dramma della provincia di Idlib

Gli investigatori delle Nazioni Unite denunciano crimini contro la popolazione civile di Idlib, ultimo territorio nelle mani della rivolta, nella provincia nord occidentale del Paese. Secondo un rapporto dell'Onu pubblicato la settimana scorsa si tratta di crimini di guerra, e forse crimini contro l'umanità, in particolare se si considera le conseguenze sulla popolazione civile dell'offensiva lanciata tra novembre 2019 e aprile di quest'anno dall'esercito di Damasco e dalle forze russe alleate. Il rapporto, che si basa su materiale fotografico e video, parla di almeno 52 attacchi di questo tipo e riporta oltre 300 testimonianze. In particolare, nei mesi sui quali ha indagato l'Onu sono stati colpiti 17 presidi sanitari, 14 scuole, 9 mercati e 12 edifici civili, la maggior parte dei quali dalle forze del regime e dai loro alleati di Mosca. E il punto è proprio che sono stati “sistematicamente attaccati ospedali, scuole, mercati”. Stando al rapporto, inoltre, le forze governative hanno anche usato bombe a grappolo. Secondo Paulo Sérgio Pinheiro, presidente della commissione d'inchiesta Onu sulla Siria, "alcuni bambini sono stati bombardati mentre erano a scuola,  civili sono stati bombardati mentre facevano la spesa al mercato, pazienti sono stati bombardati nei loro letti d'ospedale e alcune famiglie sono state copite mentre fuggivano verso luoghi più sicuri". L'offensiva delle forze del presidente Bachar al-Assad ha provocato un milione di profughi e più di 500 morti secondo il rapporto. "Nel corso di questa campagna le forze del regime hanno violato in modo flagrante le leggi della guerra e dei diritti dei civili siriani", dice ancora Pinheiro. Mentre, sempre secondo il rapporto, alcuni "bombardamenti indiscriminati", in particolare quelli su Maarat Al-Nouman, "potrebbero rientrare nella categoria dei crimini contro l'umanità". Gli autori del rapporto hanno anche accusato la milizia islamista Hayat Tahrir al Sham (Hts), che controlla parte di Idlib, di bombardamenti nelle aree sotto il controllo del governo, nei quali hanno perso la vita oltre 200 civili. I miliziani, inoltre, si sono macchiati di crimini di guerra come saccheggi, rapimenti, torture e omicidi di civili.

L'appello delle Nazioni Unite

In questi giorni si è svolta a Ginevra la 44esima Sessione del Consiglio dei Diritti Umani ed è emerso l'appello alle parti in conflitto a rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario e proteggere la popolazione e le infrastrutture civili, incluso scuole ed ospedali. Inoltre, è stata sottolineata l'importanza che le forniture di aiuti umanitari siano garantite in maniera imparziale e senza discriminazioni, attraverso il pieno utilizzo di tutti i canali assistenziali possibili, inclusi i meccanismi emergenziali "crossborder".

La questione aiuti

Il consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato la settimana scorsa una risoluzione che proroga la fornitura degli aiuti umanitari alla Siria dalla Turchia, ma solo attraverso un solo punto di passaggio. E' quanto ha chiesto la Russia, che nei giorni scorsi insieme con la Cina aveva messo il veto a tutte le proposte per mantenere i due 'crossing point' previsti nella risoluzione scaduta venerdì scorso. Secondo Mosca sarebbe stata una violazione della sovranità di Damasco.

L'incubo pandemia

Il coronavirus è arrivato anche a Idlib: un medico di 30 anni è risultato positivo due giorni fa e sono in corso accertamenti su coloro che sono entrati in contatto con lui. L'ospedale è stato temporaneamente chiuso. Già a marzo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva inviato un team per monitorare un'area potenzialmente esplosiva: su tre milioni di abitanti, oltre un milione di persone sono ammassate in tende e alloggi di fortuna, tra malnutrizione e malattie, con un sistema sanitario notevolmente decimato.

Aggiornato il 19.07.2020 alle ore 10.25

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18 luglio 2020, 10:24