UE a fianco dell’Italia per gestire la migrazione ai tempi del Covid-19
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Pronti per combattere insieme il traffico di migranti e gestire la migrazione soprattutto in questo momento di emergenza sanitaria a causa della pandemia di Covid-19. Lo ha detto la commissaria UE, Ylva Johansson, in occasione della videoconferenza da Trieste promossa e organizzata dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese a cui hanno partecipato i ministri dell'Interno di Germania, Francia, Spagna e Malta e gli omologhi di Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. "Sono qui per ascoltarvi e prepararmi per azioni concrete. In piena cooperazione con gli Stati membri dell'Ue - ha spiegato la commissaria nel suo intervento - condividiamo uno scopo comune: porre fine allo sfruttamento. Per ridurre la sofferenza. Per salvare vite. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo combattere il traffico di migranti. Smantellare le organizzazioni criminali".
Una situazione sempre più precaria
Dall’ultimo report del Viminale, emerge che sono 8.988 i migranti sbarcati sulle coste italiane dall'1 gennaio a oggi. Con un picco di arrivi si è registrato proprio nell'ultimo fine settimana con 1256 migranti sbarcati sulle coste siciliane e calabresi. Infatti, nonostante le condizioni del mare non buone, solo in queste ultime ore sono arrivati a Lampedusa 107 immigrati e 60 a Pozzallo. Non migliora la situazione in Calabria, dove continuano ad aumentare i casi di coronavirus tra i migranti sbarcati sulle coste. Tra gli ultimi casi, 5 minori non accompagnati giunti a Roccella Ionica dal Bangladesh sono risultati positivi al coronavirus, ed ora in isolamento. Una situazione che sta portando alle proteste dei cittadini della zona, in particolare contro la decisione di collocare un nuovo centro di accoglienza ad Amantea, nel Cosentino.
Un’emergenza possibile da gestire
“Quello della Calabria - spiega Donatella Parisi portavoce del centro Astalli - non è il primo caso, ne sono arrivati altri nelle settimane scorse in Sicilia. Fa parte alla fine dell’attività ordinaria, e quando ci sono questi focolai, si devono gestire come sulla terraferma. Quindi è possibile prevedere la quarantena e l’isolamento però quello che chiediamo, che sia fatta nel rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona che arriva. È una cosa possibile, si può gestire, perché siamo di fronte a numeri che consentono ciò, ma certamente è una gestione che va programmata e pensata. Non bisogna sempre reagire alle emergenze giorno per giorno ma bisogna in qualche modo anche prevedere, soprattutto nel caso in cui si presenta una situazione del genere”
Una nave non è la soluzione
Proprio in queste ore, a causa degli aumenti di casi di coronavirus tra i migranti, il governo italiano sta valutando una seconda nave quarantena, dopo la prima collocata a Porto Empedocle. “Una nave – continua la portavoce Parisi - non può essere una soluzione. Sono persone già provate da viaggi molto duri. Secondo noi è necessario invece mettere in atto delle strategie alternative, come il soccorso in mare, l'accoglienza dignitosa ed eventualmente la quarantena, ma in delle situazioni protette”.
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