Venezuela al voto a dicembre con l'incognita dell'opposizione
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Il 2020 in Venezuela non sarà ricordato, salvo nuovi colpi di scena, soltanto come l'anno dell'emergenza coronavirus, ma anche per le elezioni legislative che potrebbero cambiare lo scenario futuro del Paese. L'annuncio è arrivato dalla presidente del Consiglio elettorale nazionale, Indira Alfonzo, senza però specificare la data esatta del voto. Alfonzo ha dichiarato anche che saranno utilizzati "standard speciali" per la consultazione, sottolineando come questa dovrà avvenire entro l'anno così da avere ad inizio 2021 il nuovo Parlamento venezuelano, chiamato a legiferare per un quinquennio.
Aumentano i parlamentari
L'Assemblea nazionale - l'unica Camera del parlamento venezuelano - sarà nuova anche in termini quantitativi. Salgono infatti a 267 i seggi assegnati alle urne, “con un aumento - sottolineano le autorità di Caracas - pari al 66% rispetto alla tornata elettorale del 2015. Alfonzo ha quindi reso noto che il Consiglio ha "ampliato considerevolmente la partecipazione delle organizzazioni politiche che potranno presentare candidati", portandole a quota 87. Di queste una ventina a livello nazionale, mentre saranno oltre cinquanta i partiti regionali, e sei le organizzazioni politiche in rappresentanza di popolazioni e comunità indigene. “I candidati - ha concluso - saranno migliaia”. Resta però l'incognita della partecipazione delle opposizioni al voto.
Le sfide future
La scelta di andare al voto entro l'anno, fatta da Caracas, aumenta la tensione tra il presidente Maduro e il leader dell'opposizione Guaidò. Quest'ultimo, a più riprese, ha affermato di non avere alcuna intenzione di partecipare ad elezioni indette dall'attuale capo di Stato. Guaidò, che è stato presidente dell'Assemblea nazionale nella legislatura che sta per volgere a termine, potrebbe dunque decidere di non presentarsi all'appuntamento elettorale. L'opposizione però potrebbe anche frazionarsi davanti alla scelta di partecipare o meno al voto che, di fatto, potrebbe cambiare lo scenario futuro del Paese. Il Venezuela, alla prese con una lunga crisi economica e sociale, sta ora affrontando anche l'emergenza coronavirus. Nel Paese fortunatamente i casi non sono numerosi come in altri Stati dell'America Latina: quasi 6mila i contagi, 51 al momento le vittime. Eppure lo scorso mese proprio la pandemia sembrava potesse raffreddare la tensione politica, con Maduro e Guaidò pronti a dialogare per ricevere gli aiuti internazionali. Un'ipotesi, questa, che ora rischia di venire meno dinanzi alla decisione di andare al voto entro l'anno per rinnovare il parlamento.
“Centrale il ruolo delle potenze mondiali”
“La crisi in Venezuela non è solo economica e sanitaria, ma anche politica”. Lo afferma nell'intervista a Vatican News Roberto Da Rin, giornalista de Il Sole 24 Ore, esperto di America Latina. Partendo da tale assunto, è fondamentale poi sottolineare l'importanza che gli altri Stati giocano negli equilibri del Paese. “Una sorta di guerra per procura - spiega Da Rin - nella quale Stati Uniti ed Europa sono chiaramente contro Maduro, mentre Cina e Russia si posizionano in maniera opposta”.
Ciò premesso, la scelta di indire le elezioni entro l'anno va letta almeno in due modi. “Da un lato la scelta di 110 nuovi rappresentanti politici potrebbe significare maggiore governabilità e rappresentanza - sottolinea il giornalista -, ma c'è chi ritiene sia solo strumentale al sistema esistente”, dunque non cambierebbe la sostanza delle cose. Di certo “Caracas sta pagando duramente - conclude - anche il crollo del prezzo del greggio e sappiamo bene quanto sia importante il petrolio per l'economia venezuelana”.
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