Il Festival di Salisburgo festeggia i suoi primi 100 anni
Marco Di Battista - Città del Vaticano
Il Festival di Salisburgo compie cent'anni e proprio come nel 1920 diventa una sfida al presente e un invito alla ricostruzione. Le intenzioni dei fondatori Max Reinhardt, Hugo von Hofmannsthal e Richard Strauss, tra gli altri, erano di risollevare l’Europa dopo la Grande Guerra attraverso la cultura.
Tutto iniziò il 22 agosto di quell’anno quando, di fronte alla cattedrale di Salisburgo, fu messo in scena Jedermann di Hofmannsthal, che viene rappresentato ancor oggi e che ancor oggi invita tutti a salvarsi con la fede e le opere.
La musica e il Covid- 19
Ora, come dimenticarlo, la prova da superare è un’altra e la guerra non è finita. Le mascherine al posto degli elmetti. Lo avvertiamo profondamente. È infatti incredibile vedere come sui media la prima preoccupazione non sia quella contenutistica, ma quella relativa alla sanificazione e al rapporto con il coronavirus. Il direttore artistico del Festival Markus Hinterhäuser e la presidente Helga Rabl-Stadler contano su un piano che qualcuno ha chiamato “fortezza Salisburgo” che garantisce dal contagio pubblico, maestranze e artisti. Eppure, anche con le date spostate e ridotte, l’edizione 2020, che andrà avanti dal primo al trenta agosto, è festival vero, sia pure con numeri inferiori agli altri anni.
Dal programma...
Due le opere in forma scenica: Così fan tutte di Mozart, terzo strepitoso lavoro del Salisburghese con il librettista Lorenzo da Ponte ed Elektra di Richard Strauss su libretto proprio di Hoffmanstahl. Protagonisti i Wiener Philharmoniker, nel primo caso presso la Grosses Festspielhaus e nel secondo presso la Felsenreitschule. Tanti i concerti in programma con autori di tutte le epoche dal barocco della Cappella Mediterranea al Boulez della West-Eastern Divan Orchestra diretta da Daniel Barenboim. Si chiude con due concerti dei Berliner Phiharmoniker diretti da Kirill Petrenko.
Auguri Salzburger Festspiele, facciamo nostre le parole che cento anni fa pronunciò Reinhardt: la cultura serve a riconciliare i popoli, l’arte non è decorazione ma cibo e senso alle nostre vite.
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