Cerca

Il ministro De Micheli con le maestranze sul ponte San Giorgio Il ministro De Micheli con le maestranze sul ponte San Giorgio 

Ponte San Giorgio: un giorno di rinascita per Genova e l'Italia

Nel pomeriggio l'inaugurazione del nuovo ponte alla presenza del Capo dello Stato, Mattarella. La vicinanza della Chiesa genovese nelle parole di monsignor Poggi, direttore della Caritas, e di monsignor Grilli, direttore del settimanale diocesano 'Il Cittadino'

Luca Collodi - Città del Vaticano

Alle 18.30 è stato inaugurato sul fiume Polcevera, a Genova, il nuovo viadotto autostradale che ha sostituito il Ponte Morandi crollato parzialmente il 14 agosto del 2018 causando la morte di 43 persone. Progettato dall’architetto e senatore a vita Renzo Piano, si chiamerà “Genova San Giorgio” e sarà aperto al traffico da mercoledì 5 agosto. E' lungo 1.067 metri, ha 19 campate che si trovano a 40 metri di altezza e sono sorrette da 18 piloni. È costato 202 milioni di euro, sono stati utilizzati 67 mila metri cubi di calcestruzzo e 24 mila tonnellate di acciaio e carpenteria metallica. Vi hanno lavorato 1200 operai. Sui lati nord e sud ci saranno due file di pannelli solari che soddisferanno il 95 per cento del fabbisogno energetico del viadotto. Quattro robot appesi all’esterno del ponte serviranno a pulire e a monitorare la struttura. A inaugurare il nuovo ponte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che prima ha incontrato in Prefettura i familiari delle 43 persone che hanno pesro la vita nel crollo.

La benedizione dell'arcivescovo di Genova

La nuova struttura è stata benedetta dall'arcivescovo di Genova, monsignor Marco Tasca che ha espresso il compiacimento della Chiesa genovese a questa nuova opera “che nasce dall’impegno e dalla collaborazione, dall’armonia di competenze e di responsabilità, dalla dedizione e dalla perizia di chi, a tutti i livelli, ha lavorato perché si giungesse a questo giorno”.  L’Arcivescovo ha auspicato che il nuovo ponte “sia un segno di comunione e di fraternità, un invito al superamento delle opposizioni e delle incomprensioni, un monito che ci impone di custodire, con umiltà, la memoria di quanto accaduto”. Non va dimenticato infatti “chi in questo luogo ha perduto familiari e amici, chi ha dovuto lasciare la propria casa, chi ha subito danni al proprio lavoro”. Il nuovo ponte – ha concluso Mons. Tasca - “faciliterà le comunicazioni e gli scambi, umani e commerciali, di cui la nostra terra ha tanto bisogno” e “aiuterà a coltivare i sogni di bontà di chi farà qui la propria strada attraversando la nostra città”.

Una città spezzata

“Il crollo del ponte, ha sottolineato monsignor Marino Poggi, direttore di Caritas Genova a Radio Vaticana Italia, è stato uno sgomento per tutti sia per la sofferenza fisica di tante persone,  sia per le morti,  numerose, perché l'immaginario di un ponte è che realizza un’unione, mentre se un ponte cade qualche cosa si rompe, quindi la città è stata veramente spezzata”:

ascolta l'intervista a mons. Marino Poggi, direttore Caritas Genova

R.- “Direi, però, che la speranza non è mai finita. Certo, il disagio che ha provocato il crollo è stato esigentissimo, soprattutto nei primi mesi. Poi la città si è rimboccata le maniche e si sono trovate vie alternative. La speranza però si è vista confermata dal fatto che la ricostruzione è stata subito avviata”.  

Genova oltre al crollo del ponte Morandi ha subito alluvioni, morti sul lavoro in porto. Tutto ciò come cambia la Chiesa genovese?

R.- “Una domanda difficile. La Chiesa si deve sempre interrogare sulle situazioni di vita. E quando le situazioni sono dolorose, la risposta della Chiesa interroga la stessa comunità ecclesiale. Non può essere una risposta immediata, limitata cioè solo ai bisogni, ma deve puntare a ricostruire il tessuto sociale per dare e ritrovare tutti insieme la speranza. Diciamo che questa è la prima responsabilità della Chiesa”.

Lei come guarda il nuovo ponte di Genova ‘San Giorgio’?  

R.- “Lo guardo da due punti di vista differenti. L’efficienza è evidente. Poi lo dovremo sperimentare, ma chi ha percorso quel ponte per anni e anni sa che è importante. Quindi dal punto di vista dell'efficienza è una grazia e dico sia lodato il Signore per quello che siamo riusciti a fare. Dall'altro punto di vista il ponte dovrebbe invitare ad una comunione non soltanto di interessi, ma più fattiva, profonda. Ma forse questo secondo aspetto, da evidenziare, credo sia quello più difficile da comunicare”.

Caritas come ha lavorato in questi due anni?

R.- “Naturalmente c'erano tante responsabilità civili, politiche ed economiche, quindi non è intervenuta in settori non di sua competenza. Il suo compito è stato quello di stare vicino alle persone, ai parenti delle vittime e alle parrocchie della zona del crollo che si sono subito attivate. La Caritas genovese ha offerto tutto quello che ha potuto anche per interventi concreti, di sostegno economico alle famiglie colpite dalla tragedia, favorendo inoltre l’apertura di centri di ascolto. Vorrei ringraziare Dio perché la speranza che ha bisogno di scelte, in questa ricostruzione ha un segno: vorrei però che nei nostri cuori la speranza fosse molto più aperta”.

Un disastro per tutta l'Italia

“Nessuno si sarebbe mai aspettato un disastro di questo tipo che ha sconvolto non solo Genova ma tutta l'Italia". nelle parole di monsignor Silvio Grilli, direttore del settimanale diocesano 'Il Cittadino' e responsabile dell'Ufficio Comunicazioni Sociali a Radio Vaticana Italia,  la giornat di oggi deve essere " carica di speranza e di fiducia, merito della comunità genovese, delle autorità nazionali, regionali e locali guidate dal sindaco Bucci, commissario per la ricostruzione. Rimarrà nella storia del nostro Paese, della nostra città, come una memoria di qualcosa che è accaduto e che è stato drammatico, ma nello stesso tempo è anche un segno della laboriosità della città". Le sue arole ai nostri microfoni:

ascolta l'intervista a mons. Silvio Grilli, direttore del settimanale diocesano 'Il Cittadino' di Genova

R.- E’ stata davvero una grande tragedia, sia per il numero delle vittime che per le modalità accadute. Nessuno si sarebbe mai aspettato un disastro di questo tipo che ha sconvolto non solo Genova ma tutta l'Italia. Questo però deve essere un giorno carico di speranza e di fiducia, merito della comunità genovese, delle autorità nazionali, regionali e locali guidate dal sindaco Bucci, commissario per la ricostruzione. Rimarrà nella storia del nostro Paese, della nostra città, come una memoria di qualcosa che è accaduto e che è stato drammatico, ma nello stesso tempo è anche un segno della laboriosità della città.

Un successo del mondo del lavoro…

R.- Certamente. Voglio esprimere una grande vicinanza, davvero convinta, al mondo del lavoro che è la forma più grande di carità. Una delle forme più grandi della carità è quella di dare lavoro, perché dal lavoro poi si sviluppano le famiglie e la società. Il mondo del lavoro a Genova è fatto da grandi realtà, imprese impegnate in lavori difficili e  pericolosi. Come Chiesa genovese abbiamo vissuto in questi anni una vicinanza a tutti quelli che hanno perso il lavoro, a quanti sono morti sul lavoro. E’ sempre stata vicino a chi soffre, a chi è mancato, incoraggiando quelli che sono rimasti ad andare avanti e superare il crollo del ponte”.

La ricerca della giustizia esce rafforzata da questa esperienza?

R.- Ci sono le indagini della magistratura che stanno andando avanti. Giustizia deve essere fatta. Lo esigono i morti, i familiari delle vittime e tutta la comunità. Credo però che sia un impegno estremamente delicato e difficile quello di trovare chi davvero è colpevole per il ponte caduto”.

Ultimo aggiornamento 03.08.2020 ore 22.00

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

03 agosto 2020, 13:30