Migranti dalla Tunisia, la Caritas chiede più sostegno da Ue e Italia
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Proseguono gli arrivi di migranti dalla Tunisia. Cinque sbarchi a Lampedusa durante la notte e fino all'alba, per un totale di oltre 210 tunisini. All'hotspot, dopo questi approdi, ci sono 1.061 persone a fronte di una capienza massima di 192. La prefettura di Agrigento, d'intesa con il dipartimento delle Libertà civili e Immigrazioni del ministero dell'Interno, sta cercando di tamponare l'emergenza. Per la Caritas Italiana, per fermare le partenze serve sostenere l'economia del Paese e su questo deve agire non solo l'Italia ma tutta l'Europa.
Nuove partenze da Tunisia e Libia
Intanto unità della Marina militare tunisina hanno tratto in salvo ieri notte sedici migranti tunisini, tra 13 e 46 anni, a bordo di un'imbarcazione in difficoltà al largo delle isole Kerkennah. Lo ha reso noto il ministero della Difesa di Tunisi, precisando che l'imbarcazione sulla quale si trovavano ha iniziato ad imbarcare acqua. Poco distante, cento migranti sono a rischio su un gommone al largo della Libia. Lo rende noto il servizio Alarm Phone, che spiega di avere ricevuto una richiesta di aiuto. Ieri l'organizzazione, che riceve segnalazioni dai migranti che sui barconi cercano di raggiungere l’Europa, aveva informato di un naufragio davanti al Paese africano, con 65 dispersi.
Il governo italiano punta ai rimpatri
Ieri missione del governo italiano in Tunisia per cercare di fermare le partenze. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha detto che è stato chiarito “alle autorità tunisine che noi consideriamo la Tunisia un Paese sicuro. Siamo pronti a fare investimenti, ad aumentare la cooperazione allo sviluppo, ma allo stesso tempo chi arriva dalla Tunisia verrà rimpatriato. Non si tratta di persone che scappano da guerre o persecuzioni". Inoltre, "ci aspettiamo la massima collaborazione dalle istituzioni tunisine per fermare le partenze dalla Tunisia - ha proseguito Di Maio - Siamo pronti a fornire tutte le strumentazioni necessarie ad affrontare il tema dell'immigrazione clandestina. Abbiamo ottimi rapporti con la Tunisia, ma questi rapporti non possono essere ostaggio di qualche trafficante senza scrupoli".
Caritas: no a interventi spot per affrontare una crisi profonda
Per Olivero Forti, responsabile immigrazione di Caritas Italiana “è un diritto chiedere una forma di protezione internazionale, al di là delle condizioni del Paese di partenza, che comunque non ha una situazione tale paragonabile ad altri dove ci sono conflitti in corso. Detto questo non si immagina che un accordo con una cifra comunque contenuta, 11 milioni di euro, possa in qualche modo creare le condizioni per bloccare i flussi irregolari verso l'Italia. "Quello che ci attenderemo - dice Forti - invece è un piano serio, non solo da parte d'Italia, ma dall'Europa, di sostegno a un Paese dove l'economia è molto fragile, e questa è la motivazione prima che spinge le persone a partire. E quindi anche la previsione, che quest'anno non vi è stata purtroppo, di decreti sui flussi stagionali, che permettano alle persone che provengono da Tunisia di lavorare regolarmente in Italia, sarebbe una risposta sicuramente più adeguata. Interventi spot hanno invece un'altra funzione, ma non certo quella di andare a ridurre drasticamente le partenze. Ricordiamo che la Tunisia è un Paese con una democrazia fragile, un’economia debole, bisognerebbe agire su questi aspetti per far sì che le persone non siano costrette a partire”.
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