Tensioni nel Mediterraneo orientale per il possesso di risorse energetiche
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Alla base della disputa, gli idrocarburi che abbondano nel sottosuolo di un tratto di mare conteso tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo orientale. Ieri si sono registrate manovre militari rivali nella zona che hanno coinvolto anche Europa e Stati Uniti. La Turchia ha dichiarato di aver condotto esercitazioni con un cacciatorpediniere della Marina statunitense, poche ore dopo che la Grecia aveva avviato alcune manovre militari con la Francia e gli alleati dell'Ue nelle vicinanze.
“La definizione di quest’area di esplorazione è molto discussa anche a seguito di un recente accordo tra Turchia e Libia, tutto questo sta creando tensioni perché la Turchia rivendica la possibilità di fare esplorazioni in quell’area”: afferma a Vatican News, Giorgio del Zanna, professore di Storia dell’Europa orientale all’Università Cattolica.
Il ruolo delle risorse
“La questione delle risorse è importante soprattutto per la Turchia – continua Del Zanna - perché è una grande economia, che ha un handicap molto forte che è proprio quello delle risorse energetiche necessarie al suo sistema di produzione”. Riguardo alla possibilità di un’escalation della tensione tra i due Paesi, il docente della Cattolica spera che le attuali schermaglie restino tali e sottolinea che anche le divisioni tra i partner europei in questo momento facilitano un atteggiamento molto deciso da parte turca.
Le tappe della tensione
La nuova escalation tra Atene e Ankara era iniziata poco dopo la firma dell'accordo di demarcazione marittima tra il governo greco e quello egiziano, il 6 agosto scorso, con la Turchia che aveva inviato la nave Oruc Reis per la ricerca di gas nelle acque dell'isola greca di Castelrosso. Dall’altro lato, era stata la Turchia a firmare a novembre un'intesa con il premier libico Fayez Al Sarraj per una spartizione del Mediterraneo orientale, in cambio di aiuto militare contro il generale Khalifa Haftar. La scorsa settimana una nave da ricognizione turca, che scortava un’altra imbarcazione destinata all’esplorazione di gas naturale, si è scontrata con una nave da guerra greca in acque rivendicate da entrambi gli Stati.
I precedenti
Gli idrocarburi, del resto, non sono l’unico motivo di dissapori tra Grecia e Turchia. “Una delle tensioni principali - aggiunge il prof. Del Zanna – è la questione dei migranti, che resta un nodo aperto e complesso. Non c’è solo in gioco l’accordo con la Turchia, è un problema più articolato, che riguarda anche la crisi siriana. Questo è un elemento di tensione con la Grecia perché il confine greco è il primo confine dell’Ue, venendo dalla Turchia. Poi c’è la questione Cipro. L’isola resta divisa. Si tratta dell’ultimo muro presente in Europa, seppur dimenticato”.
La mediazione e gli inviti al dialogo
In ambito Ue e Nato si guarda con apprensione alla crisi nel Mediterraneo orientale. La Germania sta tentando una mediazione tra Grecia e Turchia al fine di evitare l’escalation di tensione. "Siamo molto allarmati per le tensioni nel Mediterraneo che riguardano anche i partner Nato". Così la cancelliera tedesca Angela Merkel in conferenza stampa con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che ha aggiunto anche che una de-escalation è "nell'interesse di tutti". Ieri a Berlino, si è svolto un incontro informale dei ministri degli Esteri dell’Ue, al termine del quale la ministra tedesca, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha sottolineato che le manovre militari attuate nel Mediterraneo orientale "certamente non aiutano" ad attenuare le tensioni. "Quello che dobbiamo trovare adesso - ha aggiunto - è un nuovo inizio per rientrare in una discussione politica e in un negoziato”. Un impegno al dialogo è stato anche chiesto ad Ankara e ad Atene dal presidente statunitense Donald Trump che ha telefonato al premier greco Mitsotakis e al presidente turco Erdogan. Questa tensione nell’area sarà argomento di discussione, fino a domani a Berlino, di un vertice informale dei ministri degli Esteri dell’Unione europea.
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