Elezioni in Venezuela. I vescovi: l'astensione non è una soluzione
Isabella Piro - Città del Vaticano
Assumersi la responsabilità di cercare soluzioni e di generare proposte costruttive per il Paese: è questo, in sintesi, il senso dell’appello lanciato dalla Conferenza episcopale del Venezuela (Cev) ai politici, in vista delle elezioni parlamentari previste per il mese di dicembre, per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale. Un gruppo di leader e partiti politici ha, infatti, manifestato la volontà di non partecipare alle votazioni. Ma i presuli, in una nota, sottolineano che l’astensione accrescerà la frattura politico-sociale attuale e la disperazione nei confronti del futuro. Di qui, il richiamo al fatto che l’astensione non è uno strumento sufficiente per uscire dalla crisi: astenersi, infatti, significa privare i venezuelani della possibilità di difendere i propri diritti. "La mancata partecipazione alle elezioni parlamentari e l'appello all'astensione portano all'immobilismo, all'abbandono dell'agire politico e alla rinuncia a mostrare le proprie capacità", si legge nella nota. Tra l’altro, già nel dicembre 2005 era accaduto qualcosa di simile, ricorda la Cev, senza alcun risultato positivo. Nonostante le irregolarità, dunque, la partecipazione massiccia della popolazione al voto è necessaria – spiegano i vescovi - per superare i tentativi totalitari e lo sfruttamento dei cittadini da parte del governo.
Ogni ostacolo alla soluzione politica è immorale
“In questo momento – scrive la Chiesa di Caracas – è richiesta la piena e libera partecipazione al processo elettorale da parte di tutti i partiti e i movimento politici”, i quali devono “accantonare i propri interessi per promuovere il bene comune e porsi al servizio dell’intero popolo venezuelano”. “Siamo mossi dalla fede in Dio – aggiungono i presuli – e dall’amore per le persone, gli unici strumenti che portano alla pace e alla convivenza fraterna”. La Cev si dice poi consapevole delle numerose irregolarità verificatesi durante il procedimento di indizione delle votazioni parlamentari, tra cui minacce, persecuzioni e detenzione di alcuni leader di partito o variazione del numero dei deputati e dei distretti elettorali. Ma di fronte a tale situazione, ribadiscono i presuli, “ogni mossa che ostacola la soluzione politica e sociale ai problemi reali del Paese è immorale”.
La vocazione democratica del Venezuela
Al contempo, la Cev richiama “la vocazione democratica” del popolo venezuelano che sceglie la strada delle elezioni come “via pacifica per intraprendere un percorso politico” che porti ad uscire dalla crisi nazionale. Per questo, occorrono “elezioni libere, eque ed imparziali”. Infine, la Conferenza episcopale invoca l’attenzione dell’opinione pubblica e della comunità internazionale sulle sofferenze della popolazione a causa della crisi economica, politica, morale e istituzionale che il Venezuela sta vivendo, una crisi aggravata ulteriormente dalla pandemia di Covid-19 che “ha portato al collasso il sistema sanitario ed i servizi pubblici”. La nota episcopale si conclude con l’invocazione alla Vergine di Coromoto affinché conceda ai leader istituzionali il giusto “discernimento” per affrontare “le gravi sfide” del Paese.
Il voto è previsto il 6 dicembre
Annunciate all’inizio di luglio dal Consiglio nazionale elettorale, le elezioni parlamentari si svolgeranno il 6 dicembre. Numerose le polemiche scatenatasi in vista delle votazioni: l’Assemblea Nazionale, che si oppone al presidente Nicolas Maduro, le ha bollate infatti come una farsa, accusando il governo di porre le istituzioni statali a suo servizio esclusivo.
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