Al via l’ultima fase dei negoziati sulla Brexit
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Riprendono oggi i negoziati tra Regno Unito e Unione Europea per la definizione degli accordi, che dal 2021 regoleranno i rapporti tra Londra e Bruxelles. Si tratta di colloqui che partono in salita, sia per l’esiguità del tempo rimasto a disposizione, sia perché la Gran Bretagna ha fatto precedere questa tornata dalla cosiddetta ‘legge anti-Ue’, che praticamente annulla parte di quanto già concordato con Bruxelles.
Il governo britannico, alla vigilia di questi colloqui della durata di quattro giorni, ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di ritirare la normativa, esponendosi in questo modo a possibili ricorsi legali della controparte. Si tratta indubbiamente di un round negoziale che si apre in un clima assai delicato – afferma Giovanni Marseguerra, economista dell’Università Cattolica – ma, in questo momento di forte problematicità per tutti a causa della pandemia, è auspicabile che sia Londra che Bruxelles trovino la strada per un accordo. Una ‘hard Brexit’ creerebbe conseguenze negative per ambedue.
Un accordo in tempi brevissimi
La soluzione dei contrasti, ricorda Marseguerra, va cercata anche alla luce del prossimo summit europeo del 15 ottobre prossimo, data entro la quale sul tavolo dovrà esserci una qualche intesa. Obiettivo non facile data la complessità delle questioni in ballo: il confine irlandese, la concorrenza leale, la pesca, il commercio di beni e servizi, l'energia e la cooperazione giudiziaria.
Da una parte c’è il tentativo britannico di non incidere troppo sulla propria sovranità, dall’altra il tentativo dell’Unione Europea, che auspica che il mercato europeo non venga stravolto da rapporti con Londra troppo diversi da quelli che intercorrono all’interno dell’Unione, sia pure con il Regno Unito, che acquisirebbe la qualifica di ‘Paese terzo’. Senza la sponda europea, inoltre, spiega il professor Marseguerra, l’obiettivo britannico di acquisire una piena autonomia nel contesto internazionale rischia di rimanere un’utopia. La pandemia di Covid ha condizionato troppo le economie di tutti i Paesi e Londra non può oggi guardare, quale partner privilegiato, agli Stati Uniti, Paese più colpito dal coronavirus, alle prese con una campagna elettorale incertissima e impegnato a risolvere i problemi di leadership economica mondiale con la Cina.
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