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Il premier Johnson interviene al Question Time su Brexit (Jessica Taylor / Afp) Il premier Johnson interviene al Question Time su Brexit (Jessica Taylor / Afp)

Brexit, nuovo stop: ultimatum della Ue a Johnson

Il Regno Unito ha confermato che non intende rispettare alcune clausole dell’accordo stretto su Brexit con l’Unione Europea, il cosiddetto "Withdrawal Agreement", approvato a gennaio dal Parlamento britannico. La decisione è stata confermata dal primo ministro Boris Johnson dopo giorni di indiscrezioni, causando l’immediata reazione della Commissione Europea che minaccia di abbandonare i negoziati in corso sul futuro accordo commerciale. L’intervista ad Antonio Villafranca, responsabile Europa dell’Ispi

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Pacta sunt servanda: gli accordi si devono rispettare. Il presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ricorre al latino per esplicitare su Twitter gli ultimi accadimenti sulla Brexit. L’Europa non è disposta a ritrattare quanto deciso a gennaio, ed un passo indietro in tal senso equivarrebbe, di fatto, ad una violazione di un trattato internazionale. Il governo britannico ha infatti depositato ieri in Parlamento l'annunciato progetto di legge - contestato da Ue e opposizioni britanniche - che si propone di tutelare il mercato interno britannico nel dopo Brexit anche a costo di rivedere alcuni punti dell'accordo di recesso già raggiunto con Bruxelles, in particolare sul protocollo sottoscritto a garanzia del confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord. Il testo, che lo stesso ministro per l'Irlanda del Nord Brandon Lewis ha definito come espressione di una violazione del diritto internazionale - seppure "limitata" e ancorata a presunti precedenti - è stato difeso dal premier Boris Johnson nel Question Time del mercoledì.

L’accordo di gennaio 

L’accordo prevede, tra l’altro, che il Regno Unito rispetti le leggi europee sugli aiuti di Stato per quanto riguarda i sussidi statali alle aziende nordirlandesi, mentre la legge proposta da Johnson sostiene che il governo britannico possa scegliere se notificare o meno all’Unione Europea l’esistenza di alcuni sussidi, dando inoltre al governo la facoltà di ignorare le leggi internazionali quando si occupa di trasporti di beni. Il braccio di ferro è palese: da un lato Londra sottolinea che si tratterebbe di modifiche minime, non sostanziali rispetto all’accordo di gennaio, dall’altro Bruxelles ribadisce come non debba essere costruita una nuova frontiera tra Irlanda ed Irlanda del Nord.

Il rischio di un’uscita senza accordo

Esiste, dunque, la possibilità concreta che il Regno Unito esca dall’Unione Europea senza un’intesa? Una Brexit priva di accordo è possibile? “Converrebbe a tutti che ciò non accada, ma non si può escludere questa possibilità”, afferma Antonio Villafranca, responsabile dell’area Europa per l’Ispi.

Ascolta l'intervista ad Antonio Villafranca

Nell’intervista a Vatican News, l’esperto sottolinea come “alle ragioni economiche di un accordo si potrebbero sovrapporre quelle politiche, di tenuta del governo”, visto che “Johnson sta subendo pesanti critiche sulla gestione della pandemia, mentre su Brexit aveva ricevuto apprezzamenti in inverno”. Venendo poi alle conseguenze finanziarie di un’uscita priva di intesa, queste “sarebbero importanti, ma potrebbero in un certo senso confondersi - aggiunge - con la crisi economica legata al Covid”. Il nodo resta l’Irlanda del Nord, perché è lì che l’accordo sta vacillando. Al momento una soluzione è possibile, ma nessuna ipotesi è da escludere a priori. “Di certo - conclude - Johnson sbaglierebbe a pensare che Bruxelles sia disposta a fare un passo indietro rispetto a quanto deciso nove mesi fa”.

La riunione di oggi

Una riunione straordinaria della commissione Ue-Gb è stata convocata per oggi a Londra sull'attuazione dell'accordo di divorzio sollecitata ieri da Bruxelles di fronte al progetto di legge presentato dal governo di Boris Johnson, che mira dunque a rivedere alcuni degli impegni presi con i 27, in particolare sulla questione dei confini irlandesi. L'incontro fra le delegazioni, guidate rispettivamente dal vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic e dal ministro britannico Michael Gove, è stato chiesto per "ottenere chiarimenti da parte del Regno Unito sul rispetto pieno, integrale e alla data prevista dell'accordo di recesso", ha sottolineato un portavoce di Bruxelles citato dai media britannici. Dunque dopo sole 24 ore dallo strappo diplomatico, le parti hanno deciso di incontrarsi per evitare la rottura totale.

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10 settembre 2020, 12:12