Cancellare il debito per favorire lo sviluppo dei Paesi poveri
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Quello che stiamo vivendo è un momento difficile della storia del mondo. Alle crisi causate dai conflitti, dai disastri naturali e causati dall’uomo, dai problemi economici, dal graduale decadimento della tutela dei diritti umani, si è drammaticamente aggiunta l’emergenza sanitaria globale, a cui tutta la comunità internazionale sta reagendo con grande difficoltà. Mai come ora, ha detto recente il Papa nel suo intervento videoregistrato alla 75^ Assemblea Generale dell’Onu in corso al Palazzo di Vetro a New York, è necessario operare per ridurre o condonare il debito dei Paesi più poveri.
Un mondo sempre più diviso tra Paesi ricchi e Paesi poveri
Mettere mano al debito estero dei Paesi più vulnerabili è oggi un passo decisivo, per consentire a queste Nazioni, situate per lo più in Africa, Asia e America Latina, di uscire da una situazione di dipendenza debitoria senza fine. Ma operare in questo senso, afferma Riccardo Moro, docente di Politica dello Sviluppo all’Università di Milano e presidente mondiale del Gcap, la coalizione internazionale contro la povertà, è oggi più complicato rispetto ad appena venti anni fa. Allora il debito dei Paesi poveri era contratto con altri Stati e istituzioni pubbliche internazionali, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario. Era dunque più semplice l’adozione di un progetto comune. Oggi nel meccanismo dei prestiti si sono inseriti Paesi, che operano al di fuori delle normative internazionali sulle modalità di prestito sostenibile, e soggetti privati, ambedue poco propensi a rinunciare ai propri crediti nei confronti dei Paesi con minori risorse economiche.
Estinzione o sospensione?
Agire sulla riduzione del debito è essenziale oggi, in tempo di pandemia. I Paesi poveri, come quelli sviluppati, stanno mettendo mano a tutte le risorse per far fronte all’emergenza sanitaria e alla conseguente crisi economica, che colpisce la popolazione in tutto il mondo. E’ sempre più difficile, dunque, far fronte alla restituzione delle quote di prestito.
Per questo, sottolinea Riccardo Moro, è insufficiente e non risolutiva la sospensione del debito dei Paesi poveri. Questo quanto stanno discutendo i Paesi del G7 e del G20, ma, appunto, sinora con scarsi risultati. I ministri delle Finanze del G7 hanno ribadito l’invito ai creditori privati a partecipare alla sospensione del debito per i Paesi più poveri indebitati a causa della crisi sanitaria. “La partecipazione volontaria del settore privato – si legge in una nota – è stata assente, il che ha limitato i potenziali benefici dell’iniziativa”. La richiesta del Papa all’Onu, sottolinea Riccardo Moro, è più radicale: la cancellazione del debito consentirebbe di liberare risorse importanti per i Paesi più vulnerabili da destinare innanzitutto all’emergenza sanitaria.
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