Festival della Resilienza, per affrontare meglio il presente e il futuro
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"La pandemia di Covid-19 ha sconvolto radicalmente il nostro vivere quotidiano. Nel prossimo futuro dovremo imparare a convivere con il virus per impedire alla paura di soffocare le nostre esistenze. Ci servono quella saggezza e quel coraggio capaci di fondersi in un unico atteggiamento: la resilienza – fisica, mentale e spirituale – che ha bisogno di buone ispirazioni". Così si legge nel comunicato che annuncia l'iniziativa promossa dalla
Fondazione Terra Santa e dai Frati Minori del Nord Italia, in collaborazione con le Edizioni Terra Santa. E' il Festival della Resilienza, un’occasione per trovare ispirazioni "per resistere e ripartire" nell'incontro e nel dialogo con autori e ospiti di primo piano del mondo della cultura, dell’economia e della fede.
Un Festival con pubblico e via streaming
Otto gli incontri previsti che si terranno in due città diverse: Bologna e Milano, a partire da oggi e fino al 1 ottobre. Rispettivamente saranno il Chiostro di Santo Stefano e il Chiostro di Sant’Angelo ad ospitare gli incontri che vedranno la presenza di pubblico, mediante prenotazione sulla Piattaforma Eventbrite o via e-mail a: eventi@edizioniterrasanta.it, ma che si potranno seguire anche via streaming.
Resilienza, ovvero la capacità di guardare avanti
Si comincia oggi a Bologna, mentre il primo incontro a Milano si svolgerà il 10 settembre, con la presenza in entrambe le città di Francesco Antonioli, autore di "Meno è di più, le regole monastiche di Francesco e di Benedetto per ridare anima all’economia, alla finanza all’impresa e al lavoro". Ai nostri microfoni Giuseppe Caffulli, direttore della Fondazione e delle Edizioni Terra Santa, ci introduce al Festival spiegandoci che cosa significa esattamente "resilienza", una parola che abbiamo cominciato ad usare con più frequenza di recente, e perché questa parola è stata ritenuta la più adatta per definire questo Festival:
R. - Resilienza significa capacità di resistere, di sopportare, di guardare avanti, di non lasciarsi scoraggiare e di non lasciarsi in qualche modo amareggiare dalla situazione che si sta vivendo. Quindi è una parola che contiene molti significati, molti spunti anche di riflessione per cui ci è sembrato opportuno usarla per questo Festival che nasce, appunto, con l'intento di proporre piste di riflessione utili in un momento molto particolare come quello che stiamo vivendo, per poter guardare avanti con una maggiore serenità e con una maggior fiducia nel futuro.
E questo attraverso incontri con personalità di livello. Ma i libri e gli incontri possono esserci di aiuto?
R. - Incontrare autori che hanno un vissuto capace di di comunicarci dei valori, una visione del mondo e una visione di fede - che è anche una visione della nostra società - noi crediamo possono essere essenziali per poter guardare avanti. Sono tutti autori di primo piano con libri, sia per Bologna, sia per Milano, che ci permettono di affrontare temi che, secondo noi, sono fondamentali in questo periodo.
Milano e Bologna: perché la scelta di due luoghi dove tenere il Festival?
R. - Intanto, la Fondazione Terra Santa è espressione della Custodia francescana di Terra Santa ed è legata appunto come DNA all'esperienza del francescanesimo dei Frati Minori. A Milano l'evento si svolge presso il Convento di Sant'Angelo che è una delle presenze più importanti dei Frati Minori Francescani nella città, e a Bologna a Santo Stefano in un luogo che da poco è stato riaffidato dalla diocesi all'Ordine dei Frati Minori e che è quanto mai significativo perché legato intimamente alla storia della Terra Santa: contiene infatti la più famosa riproduzione del Santo Sepolcro in Italia. Il Festival si propone perciò in due luoghi legati alla storia del francescanesimo e legati alla storia della Terra Santa, nel cuore di due città quanto mai importanti per l'Italia.
Al Festival saranno presenti esponenti del mondo della cultura, dell’economia, e naturalmente della fede. Cito l’incontro che si terrà con monsignor Vincenzo Paglia, a cui interverrà anche Romano Prodi, o quello con Vanessa Niri, coordinatrice pedagogica di Genova che parlerà dell’infanzia al tempo del coronavirus. Nella situazione di oggi si sente che tutti gli ambiti dell’esistenza umana andrebbero ripensati e riorganizzati. Gli incontri in cartellone hanno questo obiettivo?
R. - In questo particolare momento storico dobbiamo percorrere un doppio binario: sicuramente la spiritualità, la preghiera è importantissima per riprendere, secondo noi e mai come in questo momento, una visione corretta della vita e spero che questa non sia un un'acquisizione passeggera, perchè mai come in questo momento abbiamo sperimentato la nostra fragilità, siamo tornati a capire quanto l'uomo non sia invincibile, quanto basti un soffio di vento per cambiare le sorti della nostra esistenza. Allora la spiritualità e la preghiera, che non è un affidamento cieco ad un'entità, ma è andare al fondo del senso della vita, ci può aiutare proprio a ripartire. E poi c'è il tema di una visione della società legata, come testimonia ad esempio il libro di Antonioli "Meno è di più", anche alle esperienze monastiche del francescanesimo e dell'Ordine benedettino, che sono messe in evidenza come fondamento anche di una visione attuale di società che forse non ci rendiamo conto quanto sia presente oggi. Pensiamo al "Ora et labora" dei Benedettini cioè un'etica del lavoro che ci fa capire come il lavoro sia un'opera di collaborazione con il creato. Oppure la visione diciamo solidaristica e fraterna del francescanesimo che arriva anche a inventare i Monti di Pietà che sono in qualche modo il germe di quello che è un certo modo di fare economia solidaristica nel nostro tempo.
C'è poi il tema dell'educazione e della scuola...
R. - Sì, il tema della scuola che viene sviluppato, nel libro della Neri, e sappiamo in questi giorni quanto acceso sia il dibattito. Perchè è così importante mettere al centro la formazione dell'infanzia e dei ragazzi in un momento come questo? Ecco, sono tutti spunti che possono essere importanti per poterci aiutare a guardare avanti nella situazione attuale.
Oggi si sente che tutti gli ambiti dell'esistenza umana andrebbero ripensati e riorganizzati e questo Papa Francesco lo ricorda in tante sue udienze e in tante occasioni. Si sente anche che c'è il tentativo, al contrario, di pensare solo a tornare a come eravamo...
R. - Sì, è chiaro che l'essere umano cerca tendenzialmente di ripetere le cose che già conosce, ma sappiamo che molte cose dovranno cambiare o sono cambiate anche al di là della nostra volontà. Sta a noi ora adattarci, ma soprattutto andare alla radice, al senso delle cose. Ecco, noi abbiamo usato molto spesso nei mesi scorsi nelle nostre comunicazioni lo slogan: "Ripartiamo dal bene", ecco, dobbiamo ripartire dal bene. Dobbiamo ripartire da quello che è veramente importante per la vita degli uomini, per la coesione sociale, per la capacità di relazione, per la crescita umana e spirituale delle persone, per cui il nostro Festival è un un tentativo di sottolineare il fatto che molte cose in qualche modo dobbiamo superarle, dobbiamo cambiarle per andare al cuore di che cosa è importante nella vita. E' necessario imparare a investire dove dobbiamo investire, a valorizzare quello che è veramente importante per la vita di tutti e a smetterla con questi teatrini che invece ci stanno attorno e che purtroppo, in qualche modo, rovinano la nostra esistenza.
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