Giornata Internazionale dell’accesso universale all’informazione
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
In periodi di urgenza, come quello della pandemia da coronavirus, è importante, sottolineano le Nazioni Unite, rispettare il diritto all’informazione, affinché le comunità possano proteggere se stesse e le proprie famiglie, i giornalisti possano comunicare notizie vere e affidabili sulla malattia, gli scienziati e i responsabili politici possano dare direttive e consigli su come affrontare la pandemia e i cittadini possano conoscere le misure di prevenzione e mitigazione dei rischi.
Dichiarata dall’Unesco nel 2015, la Giornata dell’accesso universale all’informazione è stata poi proclamata a livello Onu nel corso dell’Assemblea generale del 2019. Per lanciare l’appuntamento del 2020 si tiene oggi un panel internazionale on line di alto livello. La riflessione di quest’anno è incentrata sul diritto all’informazione in tempo di crisi e sui vantaggi di avere garanzie costituzionali, statutarie e/o politiche per l’accesso pubblico all’informazione, al fine di salvare vite umane, costruire fiducia e aiutare la formulazione di politiche sostenibili attraverso e oltre la crisi generata dalla pandemia di Covid-19.
Riguardo all’accesso universale all’informazione e al diritto all’informazione, Ruben Razzante, professore di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica, spiega a Vatican news: “ Si tratta di una categoria molto vasta che riassume una serie di diritti e di doveri che gli enti pubblici e i soggetti privati devono esercitare nei confronti dei cittadini. I cittadini hanno il diritto di essere correttamente informati, sia dai media sia dai soggetti pubblici e privati che erogano le informazioni”.
L’accesso all’informazione in tempo di pandemia
“In un mondo in cui Covid-19 ha causato caos e complessità, l'accesso ad informazioni affidabili e verificate è più importante che mai”: scrive la direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, nel suo messaggio per la Giornata, sottolineando come l'informazione sia essenziale per incoraggiare un comportamento sano e salvare vite umane, mentre voci e informazioni imprecise possono essere mortali come i virus. “I rischi – aggiunge il professor Razzante - li stiamo sperimentando tutti i giorni, sono quelli della disinformazione. L’infodemia è questa disinformazione dilagante, la circolazione virale e incontrollata di informazioni non vagliate, non verificate, che finiscono per disinformare e per generare comportamenti sbagliati rispetto alle misure di contenimento e distanziamento dettate a protezione della salute delle persone”.
Istituzioni, media e i rischi della rete
I rischi riguardano sia le informazioni pubbliche sia quelle diffuse dai media. “Le informazioni pubbliche – dice ancora Razzante - dovrebbero essere ancorate a delle evidenze scientifiche, quindi occorrerebbe valorizzare anche nel web quelle informazioni istituzionali, certificate, verificate e quindi riconducibili a istituzioni internazionali che hanno sotto controllo la situazione e possono diffondere informazioni certe e veritiere. I media dovrebbero essere cassa di risonanza soltanto di queste informazioni ufficiali, istituzionali e riconducibili, appunto, a fonti certe. I media professionali hanno dimostrato di essere più attenti a questa verifica delle fonti, ma noi sappiamo che c’è un mare magnum di informazioni che viaggiano in rete che purtroppo sono prodotte da soggetti che non fanno queste verifiche e quindi finiscono per diffondere link di dubbia autenticità che generano disinformazione”.
Papa Francesco e l’importanza dell’informazione
Per quanto riguarda il lavoro dei media, più volte Papa Francesco si è espresso sull’importanza dell’informazione per raccontare la verità, anche durante la pandemia. "Abbiamo bisogno di un giornalismo che si impegni nella ricerca della verità e apra vie di comunione e di pace", ha scritto il Pontefice su twitter in occasione della scorsa Giornata per la libertà di stampa. Pochi giorni fa, inoltre, incontrando la redazione del settimanale cristiano belga “Tertio” Francesco ha chiesto ai giornalisti cristiani di essere oggi “seminatori di speranza in un domani migliore”, e a tutta l’informazione di impedire “che le persone si ammalino di solitudine” e che invece “possano ricevere una parola di conforto”. “La verità – conclude il professore di Diritto dell’Informazione - è la bussola orientatrice dell’agire dei giornalisti. Questo concetto si sposa in pieno con l’essenza della deontologia giornalistica. I giornalisti iscritti all’Albo, quindi assoggettati al vincolo deontologico collegato all’esistenza di un ordine professionale, sono maggiormente sollecitati da queste parole del Papa. Sono chiamati a raccontare la verità dei fatti, senza essere faziosi, con un approccio pluralista e facendo così sono dei cultori della verità”.
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