Guinea e Costa d’Avorio: i presidenti forzano il vincolo del secondo mandato
Marco Guerra – Città del Vaticano
Tensioni politiche e sociali segnano le campagne elettorali in Guinea, Costa d’Avorio e Tanzania, Paesi che in ottobre saranno chiamati al voto per le elezioni presidenziali. Nei due Stati dell’Africa Occidentale il livello dello scontro tra le fazioni in campo e il malcontento di alcuni settori della popolazione si è alzato dopo che i capi di Stato uscenti, Alpha Condé e Alassane Ouattara, hanno deciso di ricandidarsi per un terzo mandato, mettendosi in contrapposizione con i dettami della costituzione. In Tanzania, invece, il presidente John Magufuli corre per un secondo mandato, ma è sostenuto dal partito che è al potere dal circa trent’anni. Sullo sfondo resta quindi l’annoso problema della ricambio della classe dirigente africana e della fragilità istituzionale delle democrazie.
Guinea, proteste per la ricandidatura di Condé
Solo lunedì scorso il partito al governo in Guinea, il Movimento del popolo della Guinea (Rpg), ha annunciato che l'82enne presidente Alpha Condé si candiderà per il terzo mandato, confermando così le voci che hanno scatenato proteste di massa nei mesi scorsi. L’annuncio è stato criticato martedì dall'opposizione, raggruppata nel Fronte nazionale per la difesa della Costituzione (FNDC), che descrive come "terribile" la candidatura di Condé per "un terzo mandato illegale e illegittimo".
La riforma della costituzione
A marzo, tramite un referendum, è stata approvata la riforma costituzionale, la quale, attraverso una controversa interpretazione che annulla i mandati precedenti, consente a Condé la nuova corsa allo scranno presidenziale nelle elezioni del 18 ottobre. La consultazione referendaria si è svolta nonostante la pandemia di coronavirus, i disordini sociali e il boicottaggio dell'opposizione, che da mesi protesta contro questa decisione.
Tensioni in Costa d’Avorio
Le cose non vanno meglio in Costa d’Avorio, dove si vota il 28 ottobre. Qui la ricandidatura di Ouattara ha visto scontrarsi aspramente da una parte chi chiede il rispetto della costituzione, che non prevede la possibilità di tre mandati consecutivi, e dall’altra chi si è schierato con il presidente, che non ritiene di violare la legge essendo la nuova costituzione in vigore dal 2016 mentre i suoi due mandati sono precedenti.
I due candidati “anziani”
Alcune manifestazioni di protesta che si sono svolte ad agosto sono state disperse dalle forze dell’ordine e sono degenerate in episodi di violenza che hanno provocato sei morti, cento feriti, 1500 sfollati interni, 69 arresti e ingenti danni materiali. Il governo ha quindi deciso di sospendere tutte le manifestazioni pubbliche fino al 15 settembre, consentendo solo quelle in luoghi chiusi. Nel Paese la mancanza di rinnovamento della politica è palesata dall’anzianità dei due principali candidati alla presidenza: Ouattara, 76 anni, e l’ex presidente dal ’93 al ’99 Henri Konan Bédié di 86.
Il cardinale Kutwa esorta al dialogo
Preoccupazione è stata espressa ieri dal cardinale Jean Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan. “La vita socio-politica (…) sta giungendo ad una svolta pericolosa” afferma il porporato, che nel suo messaggio denuncia la radicalizzazione delle posizioni delle fazioni politiche in campo. Il cardinale Kutwa definisce “violenze inaccettabili” quelle di quanti, armati di mazze, pietre, machete e armi da fuoco, si sono resi colpevoli di veri e propri massacri. Il cardinale ivoriano lancia quindi un appello alla coscienza individuale e collettiva affinché si ponga fine alla violenza e si faccia spazio al dialogo. Invita inoltre ad una interpretazione univoca della costituzione, sulla base della corretta esegesi dei testi, non lasciata a correnti politiche. Infine l’arcivescovo di Abidjan esorta tutti ad impegnarsi nella “ricerca di soluzioni a questa crisi, che non fa ben sperare per un domani migliore”.
In Tanzania colpiti giornali e opposizioni
Urne aperte il 28 ottobre per le presidenziali anche in Tanzania, dove il presidente John Magufuli corre per un secondo mandato contro 14 sfidanti. Secondo una denuncia dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (Hrw) le autorità tanzaniane hanno aumentato la repressione dei partiti di opposizione, dei media e delle organizzazioni non governative. Da metà giugno, secondo l'ong, almeno 17 oppositori e critici del governo del presidente John Magufuli, sono stati arrestati. Inoltre, sostiene Hrw, l'esecutivo ha imposto nuove restrizioni alla stampa, revocando la licenza di un giornale affiliato a un membro dell'opposizione e limitando la libertà dei giornalisti di riferire su Covid-19.
Ardesi: manca il ricambio della classe politica
“I presidenti uscenti ritengono che il conto dei loro mandati deve essere azzerato a partire dal fatto che le nuove costituzioni fanno ripartire il conteggio dei mandati. Questo ha fatto scattare le proteste e ripropone il tema del ricambio della classe politica africana composta da leader che stanno sulla scena da decenni”. Così l’africanista e docente di sociologia Luciano Ardesi analizza le tensioni nei paesi africani chiamati al voto. “Nuovi assetti politici metterebbero in discussione gli equilibri sociali ed etnici che si sono creati – prosegue il sociologo - per questo è difficile trovare nuovi leader che raccolgano un ampio consenso”.
La recessione dovuta al Covid
Riguardo alle influenze della geopolitica nella regione, Ardesi ricorda poi che alcuni Paesi dall’Africa Occidentale avevano intrapreso un processo per superare il Franco CFA, moneta in uso nelle ex colonie francesi, ma questo è stato rallentato dalla pandemia. Tutto il continente ha quindi subito il contraccolpo del Covid, afferma ancora Ardesi, le misure di contenimento hanno bloccato il piccolo commercio e successivamente la recessione globale peserà sull’esportazione delle materie prime di cui è ricca l’Africa.
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