Firmato l' "Accordo di Abramo" tra Israele, Emirati e Bahrein
Gabriella Ceraso e Fausta Speranza – Città del Vaticano
Formalizzate alla Casa Bianca le intese per la normalizzazione dei rapporti tra Israele, Emirati Arabi e Bahrein sotto l’egida del presidente Usa Trump e in cambio della sospensione dell'annessione della Cisgiordania. ”Una nuova alba di pace per il Medio Oriente“, affermano i firmatari ma i palestinesi e le frange dell’opposizione in Bahrein, si oppongono fermamente. Mentre alla Casa Bianca il premier israeliano e i ministri degli Esteri del Bahrein e degli Emirati Arabi Uniti, sedevano a pranzo intorno al presidente a intesa siglata, le mura della città vecchia di Gerusalemme si illuminavano delle bandiere dei paesi protagonisti e a Tel Aviv la parola pace veniva proiettata sulla facciata del municipio in ebraico, arabo e inglese. A Washington si festeggia certo un successo diplomatico di Trump, a sette settimane dalle elezioni, un "superamento delle divisioni" per i firmatari del mondo arabo, "un’occasione d’oro per la prosperità della regione" che permetterà, dicono gli Emirati Arabi Uniti, anche "di sostenere con maggior forza i palestinesi nella realizzazione di un loro Stato indipendente". Ma la risposta sul fronte dell'Autorità nazionale palestinese e non solo, è stata netta e contraria. "Nessuna pace senza la fine dell’occupazione" ha rilanciato seccamente il presidente dell'Anp Abbas, "rivendicando l'applicazione delle risoluzioni internazionali". Un tradimento che non impedirà di continuare la lotta, ha ribadito il movimento radicale di Hamas con base a Gaza, così come il principale movimento di opposizione in Bahrein, al-Wefaq. ''Questo regime repressivo in Bahrein non è legittimato dal popolo'', ha dichiarato il vice segretario generale di al-Wefaq, Hussein al-Dihi, su Twitter.
Prudenza infine anche a Washington, dalla leader democratica Nancy Pelosi che ha detto di accogliere positivamente l'accordo ma anche di attendere al Congresso ulteriori dettagli specie sulla promessa di congelare i piani israeliani di annessione di territori della Cisgiordania. Il Congresso ''monitorerà per garantire che Israele possa mantenere il suo peso militare nella regione'', ha detto la Pelosi, confermando il suo sostegno a una soluzione a due Stati per il conflitto israelo - palestinese
Per riflettere sul significato e sulle implicazioni possibili di questo accordo Fausta Speranza ha intervistato Massimo De Leonardis, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università del Sacro Cuore di Milano:
Il professor De Leonardis, esperto di Storia delle Relazioni Internazionali e di Storia dei Trattati e delle Istituzioni Internazionali, sottolinea innazitutto che sono diversi i piani coinvolti: quello politico e quello commerciale e che sono tanti altri gli ambiti interessati: dalla tecnologia all'agricoltura e altri settori. Analizza l'importanza di questo accordo, affermando però che forse è eccessivo parlare - come alcuni media hanno fatto - di stravolgimento del contesto geopolitico del Medio Oriente. De Leonardis ricorda che gli Emirati Arabi Uniti, anche per la loro nascita più recente, non sono mai stati formalmente in guerra con Israele e ricorda anche l'avvenuto progressivo avvicinamento della stessa Arabia Saudita. Spiega che si tratta di un passo che rientra nel più ampio piano per il Medio Oriente portato avanti dal presidente degli Stati Uniti Trump, ricordando le perplessità suscitate da questo programma per quel che riguarda la parte palestinese, che però al momento non sembra esprimere una leadership in grado di contrastarlo. Parlando di potenzialità nel futuro, poi De Leonardis allarga l'orizzonte oltre il Medio Oriente, per ricordare che altri Paesi, come il Sudan o il Marocco, potrebbe fare simili passi.
Orizzonti commerciali
Un accordo politico che rivoluzionerà la geopolitica in Medio Oriente e che portera' scambi commerciali per "miliardi di dollari per ciascuna parte", secondo quanto ha detto al Financial Times Ofir Akunis, ministro israeliano per la cooperazione regionale. Israele prevede di concludere accordi per un valore di circa 500 milioni di dollari dopo l'entrata in vigore degli accordi per normalizzare i legami con Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Ieri, alla vigilia della cerimonia, la Banca Nazionale di Dubai e la Banca Hapoalim israeliana hanno firmato un memorandum of understanding. "E' un grande onore essere la prima banca a firmare una simile intesa che contribuira' a stabilire una relazione tra i due Paesi", ha commentato l'ad della Banca Hapoalim, Dov Kotler, precisando che il memorandum rientra "in un impegno piu' ampio” tra Emirati e Israele per promuovere pace, dialogo, cooperazione e sviluppo sostenibile".
Ultimo aggiornamento 16.09.2020 ore 10.30
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