Riaprono le scuole dopo il lockdown, ma per i presidi pochi spazi e edifici vecchi
Alessandro Guarasci - Città del Vaticano
Nei fatti è cominciato oggi l’anno scolastico, dopo il lungo lockdown per il coronavirus. Gli insegnanti italiani sono tornati a scuola per le prime riunioni e la pianificazione delle attività didattiche, in attesa del ritorno degli studenti. E si sono riaperte oggi le scuole anche per il recupero degli apprendimenti. In alcuni casi questo verrà fatto in presenza, in altri, per il secondo grado, a distanza, in base all'autonoma scelta delle singole scuole. Istituti riaperti pure in Francia, nonostante nel paese transalpino si registri un'impennata di contagi. Studenti e scolari in classe anche in Russia, che ha superato il milione di casi e a Wuhan, ex epicentro dell'epidemia, come nel resto della Cina, con mascherine e distanziamento obbligatorio.
Lezioni dal 14 settembre ma alcune regioni posticipano
In Italia le lezioni vere e proprie ripartiranno dal 14 settembre. Sul fatto che alcune regioni, come la Calabria e la Puglia, abbiano deciso di partire più tardi, il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha detto che "non c'è alcuno slittamento. Se ci sono regioni che ritengono di dover ripartire dopo le elezioni, perché ritengono utile fare un'unica sanificazione, possono farlo come meglio ritengono come hanno fatto sempre nella loro storia".
Dal ministero della Salute attenzione sui positivi
Per il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, "se uno studente dovesse risultare positivo, deve essere isolato, deve fare il tampone e poi si procedera' a fare i tamponi a coloro che sono all'interno di quella classe. Noi e anche la stampa ci siamo concentrati su tutto cio' che e' la prevenzione - ha affermato Sileri - cioe' la distanza, le mascherine e il lavaggio delle mani, ma la sorveglianza e' ora la fase piu' importante". Il Comitato Tecnico Scientifico intanto è pronto a intervenire per modificare in corso d'opera le posizioni sulla scuola ma ritiene che l'aumento dei focolai non sia scontato. Kyriakoula Petropulacos, componente del Cts, afferma che “le conoscenze sulle potenzialità di contagio nell'età scolare sono incomplete. E questo impedisce di prendere posizioni definitive. Potremmo essere costretti a modificare certe scelte. In alcuni casi però abbiamo potuto dare indicazioni operative condivise, ad esempio cosa fare quando si scopre un alunno positivo".
Rusconi (Anp): le scuole italiane hanno edifici vecchi
Per Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi nel Lazio, dice che “molte scuole hanno ancora spazi estremamente risicati, perché il patrimonio scolastico italiano dal punto di vista dell'edilizia è vecchio, non è stato mai rinnovato, e in più abbiamo le famigerate classi pollaio, soprattutto nelle superiori con 27-28 fino a 30 alunni. Laddove non sarà possibile mantenere il distanziamento di un metro, e anche con i banchi monoposto, è stato appunto detto ieri dal comitato tecnico-scientifico che i ragazzi dovranno mantenere la mascherina, e questo è un problema perché mantenere la mascherina per 5 ore non è una cosa facilissima".
"Gli insegnanti - continua Rusconi - come tutte le persone che poi hanno anche una famiglia e hanno dei figli, sono, diciamo così, abbastanza impressionati dalla virulenza dell'epidemia, col fatto che poi si è fortemente abbassata l'età dei contagiati. Avevamo chiesto che il sierologico fosse esteso obbligatoriamente a tutto il personale della scuola e a campione ai ragazzi degli ultimi tre anni, ma vediamo che i risultati non sono soddisfacenti, perché oscillano tra il 30% e il 60% di adesioni. Quindi sarebbe stata necessaria una misura obbligato”.
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