L'eccidio di Marzabotto, 76 anni fa, ci richiama ai principi di pace e di democrazia
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Ricorre oggi il 76.esimo anniversario delle stragi avvenute per mano delle truppe nazifasciste nei territori di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. Il massacro di 770 civili, donne e uomini, bambini e anziani, “ha impresso un segno così profondo e doloroso nella storia del popolo italiano che nulla e nessuno potrà mai cancellare”, afferma oggi in una dichiarazione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un enorme sacrificio su cui si fonda l'attuale democrazia
Lo sterminio effettuato dalle SS nelle terre attorno a Monte Sole, mentre le truppe tedesche erano in fase di arretramento sull’Appennino Tosco-emiliano, “travalicava persino gli orrori della guerra combattuta”, sottolinea Mattarella. Quell’eccidio di innocenti, ricorda, fu uno dei “più spaventosi, più disumani che l’Europa abbia conosciuto durante il secondo conflitto mondiale”. Un sacrificio che è divenuto però, osserva il presidente, la base “di un riscatto popolare, di una liberazione, di una lunga stagione di democrazia, benessere, pace”.
Il richiamo all'Europa su unità, libertà e solidarietà
Nella sua dichiarazione il capo dello Stato afferma che a Marzabotto e a Monte Sole affondano le radici della Costituzione della Repubblica italiana, che tengono vivi quei valori di convivenza, libertà, uguaglianza e giustizia sociale da decenni patrimonio della Nazione. “Al tempo stesso – conclude -, quelle radici portano linfa alla comune casa europea, all’Europa unita nelle diversità, ma anche nella civiltà dei diritti inviolabili della persona, nella cooperazione, nella solidarietà, che deve sempre prevalere sui rigurgiti di egoismo”.
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