Integrazione: la scommessa possibile per l'Europa
Fausta Speranza – Città del Vaticano
“I cittadini europei vogliono uscire dall’incertezza" perché "sono pronti per un cambiamento e sono pronti ad andare avanti". Ne è convinta la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che ha parlato nels uo lungo discorso di ieri sullo stato dell'Unione, anche delle “opportunità" per riprendere il controllo della situazione, attraverso un utilizzo efficace delle risorse del Recovery Fund (Next Generation Eu).
Di "fragilità" e di "opportunità” abbiamo parlato con Sergio Fabbrini, studioso di Istituzioni internazionali, docente in vari atenei in Italia e negli Stati Uniti, autore, tra l’altro, del volume "Prima l’Europa", pubblicato in questi giorni da Il Sole 24 Ore:
Un salto di qualità all'Unione europea
Il professor Fabbrini parla dei cambiamenti del contesto europeo e mondiale accelerati dalla pandemia e sottolinea l’importanza di capire il momento storico con le sue criticità e le sfide che comporta. Innanzitutto ricorda la peculiarità della crisi attuale, sanitaria ed economica, che risiede nel fatto che colpisce tutti i Paesi. In ambito europeo non si discute più di responsabilità di bilancio e di Paesi virtuosi o non virtuosi in questo senso, ma piuttosto la pandemia ha richiamato tutti a una rinnovata coesione. Da qui nasce l’urgenza che sottolinea Fabbrini di capire che questo momento va sfruttato proprio per far fare un salto di qualità all’Ue. E sembra questa, a suo avviso, la direzione indicata anche dalla Von der Leyen nei vari ambiti toccati dal suo discorso.
Sanità e migrazioni
Dunque, Fabbrini si sofferma a spiegare come tutto ciò possa e debba applicarsi al discorso sanitario, auspicando che si possa davvero arrivare a una governance su basi comuni delle questione necessità di cura e di prevenzione dei cittadini o del vaccino anti Covid-19. Il punto è arrivare a elaborare politiche davverno comuni. La stessa cosa si richiede ora per la questione migrazione, con il superamento, peraltro confermato dalla presidente della Commissione europea del trattato di Dublino, troppo vincolante per i Paesi di primo ingresso. Si tratta – spiega Fabbrini – di capire la necessità di strutture sovranazionali – come ad esempio una Agenzia per le frontiere e un organismo per le richieste di asilo - che possano assicurare davvero una gestione condivisa. In questo senso, Fabbrini sottolinea l'importanza delle interdipendenze tra i Paesi che costituiscono l'Ue, il suo sistema decisionale e le implicazioni delle politiche pubbliche.
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