Covid-19: nuove restrizioni con il DPCM firmato dal premier Conte
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Il presidente del Consiglio dei ministri ha firmato stanotte il nuovo Decreto sulle norme per la gestione dell'epidemia in Italia. Imposto lo stop a movida, gite e feste. Intanto in Italia all'11 ottobre si sono registrati 5.456 casi in più rispetto al giorno precedente per un totale di 354.950 e con più di 12 milioni e 546 mila tamponi finora effettuati.
Le novità del nuovo Dpcm del premier Conte
La novità principale sta nel divieto di feste private al chiuso o all'aperto e la "forte raccomandazione" a evitare di ricevere in casa, per feste, cene o altre occasioni, più di sei familiari o amici con cui non si conviva. Ristoranti e bar dovranno chiudere alle 24 ma dalle 21 sarà vietato consumare in piedi, quindi potranno continuare a servire i clienti solo i locali che abbiano tavoli, al chiuso o all'aperto. Torna poi il divieto di gite scolastiche e anche lo stop al calcetto e agli altri sport di contatto svolti a livello amatoriale. Restano consentite, con le regole fissate dai protocolli già in vigore, le cerimonie civili o religiose come i matrimoni. Le feste conseguenti alle cerimonie possono invece svolgersi con la partecipazione massima di 30 persone. Resta per gli spettacoli il limite di 200 partecipanti al chiuso e di 1000 all'aperto, con il vincolo di un metro tra un posto e l'altro e di assegnazione dei posti a sedere. Stesse limitazioni per le competizioni sportive. Sono sospesi gli eventi che implichino assembramenti se non è possibile mantenere le distanze. Le Regioni e le Province autonome possono stabilire, d'intesa con il Ministro della salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi.
Nei quartieri più poveri di Napoli
A San Giovanni a Teduccio, nel napoletano - dove ieri un parroco ha deciso di chiudere il parco giochi della chiesa visto l'aumento di casi di Covid – la onlus "Figli in famiglia", che aiuta i nuclei più disagiati, cerca di riorganizzare il proprio impegno senza abbandonarli. La presidente Carmela Manco:
Ludoteca, accompagnamento scolastico e avviamento al lavoro: sono le attività di cui si occupa la onlus, che assiste persone che vanno dai due ai novant'anni. "Ora le famiglie hanno paura", ci racconta Manco. "Gli anziani, più a rischio, si sono fermati. Ci siamo dovuti riorganizzare. Abbiamo fermato anche le attività con i più piccoli, più difficili da gestire, ma continuiamo con i giovani". Denuncia che il problema più grande è legato all'economia: questo è un quartiere povero, in cui ci sono piccoli artigiani e commercianti che stanno chiudendo. E proprio sul fronte economico si leva, a livello nazionale, il timore per la chiusura anticipata di bar e ristoranti che, secondo Confesercenti, rischierebbe di mettere a terra i pubblici esercizi.
La stanchezza degli infermieri
Resta alta la mortalità in terapia intensiva, dove arrivano malati con un'età media di dieci anni più bassa rispetto a quella registrata sei mesi fa. Barbara Mangiacavalli, Presidente della Fnopi - la federazione che riunisce 102 Ordini delle professioni infermieristiche, per un totale in Italia di 450mila professionisti - guarda con apprensione questa risalita dei contagi.
"Gli infermieri ci sono sempre stati, mettendoci tutto: competenze, assistenza, empatia", spiega la presidente, sottolineando che quando c'è stata una stasi dell'epidemia, per cui si pensava di poter tirare un poco il fiato, ci si è resi conto di doversi impegnare in tutto ciò che era rimasto indietro. La corsa al recupero di queste attività, ritenute nella fase acuta meno urgenti, e poi l'impennata della curva dei contagi, ha inciso negativamente sullo stress psico-fisico accumulato. "Ci appelliamo ai cittadini, ai quali vengono chieste cose semplici, pur nel sacrificio, che però servono per tutto il Paese", dice Mangiacavalli. "Noi facciamo il nostro, ma chiediamo collaborazione".
Ultimo aggiornamento il 13 ottobre alle 10.00
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