La gratitudine di Mazara del Vallo per le parole del Papa
Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
Le parole di incoraggiamento e sostegno pronunciate all'Angelus di domenica scorsa da Papa Francesco in favore dei pescatori di Mazara del Vallo hanno riacceso la speranza nei loro familiari. Dopo 51 giorni di prigionia le parole del pontefice arrivano come un balsamo ai mazaresi che attendono con ansia la liberazione dei 18 marittimi prigionieri in Libia. Il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero si dice fiducioso che le parole di Papa Francesco possano avere un peso sul corso della trattativa con gli esponenti libici:
R.- E’ certamente un segnale di grandissimo affetto per queste persone che ormai da 51 giorni sono in condizioni di prigionia, lontane da casa e dai propri cari. Nonostante non ci sia un contatto diretto con loro sono certo che verranno a sapere delle parole pronunciate dal Santo Padre nei loro riguardi, anche se il conforto maggiore è certamente per le famiglie di questi marittimi, che vivono giorni di grande angoscia per la mancanza di notizie sulle condizioni fisiche e spirituali dei loro congiunti.
Una rappresentanza dei familiari dei pescatori mazaresi è ormai da diverse settimane in sit-in permanente di fronte a Montecitorio. E’ arrivata qualche notizia su come si sta muovendo la diplomazia italiana?
R. - Tutti noi abbiamo avuto fin dall'inizio le più ampie assicurazioni di un impegno energico del governo ai maggiori livelli di responsabilità e non abbiamo motivo per credere che non sia così. Resta però il fatto che in questo momento non si intravede una via d'uscita. Si ha la sensazione che la vicenda in corso sia grave e molto complessa, ben diversa dalla solita questione di trovare un d'accordo d’indennizzo per un presunto sconfinamento in una zona economica esclusiva rivendicata dai libici. Questa volta c’è qualcosa di più complicato dal punto di vista politico-diplomatico che rende molto intricata la vicenda e la sua soluzione.
Come vivono i mazaresi questa situazione?
R. - Ho notato due cose: da un lato, la compostezza di questi familiari che sono riuniti in parte a Piazza Montecitorio e in parte nell'aula del Consiglio comunale. Non hanno mai avuto intemperanze o reso complicata la vita a nessuno, non hanno inscenato gesti clamorosi di protesta. Dall’altro lato, l’umanità di queste persone che sono riuscite a dare vita ad una solidarietà profonda tra mazaresi, tunisini, senegalesi, cioè tra famiglie che non sembrano più appartenere a paesi, culture e religioni differenti, ma che sono unite nel darsi sostegno reciprocamente per affrontare una questione così intricata.
Noi, accogliendo l'invito del Santo Padre, venerdì faremo una veglia di preghiera in una parrocchia di Mazara del Vallo che si trova in un quartiere abitato prevalentemente da famiglie di pescatori. Un’iniziativa alla quale prenderà parte anche l'Imam per dare il conforto della religione islamica a coloro che sono di quella sede.
Eccellenza in questo contesto, pensa che ci possa essere un ruolo da parte di chi è impegnato nel dialogo interreligioso?
R. - Io penso che l'intervento del Santo Padre peserà sicuramente nella risoluzione della vicenda, perché anche se la questione non è di ordine religioso il prestigio di cui il Santo Padre gode a tutti i livelli nel mondo musulmano non potrà non incidere sulla vicenda. Io credo che l'intervento di Papa Francesco, rivolto indistintamente in favore tanto dei marittimi cattolici quanto di quelli musulmani, potrà anche avere un peso non indifferente nella trattativa che si sta conducendo con tantissime difficoltà, ma che prima o poi dovrà approdare a una soluzione positiva. Speriamo di poterci risentire presto per esultare per la liberazione avvenuta di questi nostri uomini.
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