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Maurer: con il Papa per la costruzione di una società unita e inclusiva

Il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Peter Maurer, in una intervista ai media vaticani parla del suo incontro con Papa Francesco e dell’impegno comune a costruire un mondo più unito e solidale in mezzo a tante piaghe che feriscono l’umanità

Mario Galgano - Città del Vaticano 

Convergenza di vedute, di valori e di aspirazioni in un mondo ferito e frammentato, colpito ora dalla pandemia del nuovo coronavirus che aggrava i problemi esistenti. È quanto mette in evidenza il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Peter Maurer dopo l'incontro di ieri con Papa Francesco, in una intervista a Vatican News e Osservatore Romano

Lei ha incontrato Sua Santità questo lunedì mattina. In seguito ha incontrato anche il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Come sono stati per lei, nella veste di presidente della Croce Rossa Internazionale, questi incontri in Vaticano?

R. - Prima di tutto, ovviamente, incontrare il Papa ed essere qui a Roma è un momento veramente speciale.

E francamente, è una bella occasione, perché sono pochi gli incontri che ho, nel mondo, in cui trovo tanta convergenza di vedute, di valori e anche di aspirazioni che rappresentiamo: sia che parliamo dell’analisi e delle risposte alle crisi nel mondo dal punto di vista delle diverse fedi religiose sia che ne parliamo dal punto di vista del diritto umanitario internazionale che poi, alla fine, racchiude decenni e secoli di valori di buone pratiche nelle società. Quindi, venire a Roma è per me un’esperienza molto positiva; poi, parlare con il Papa, avere consapevolezza del suo sostegno per ciò che stiamo facendo per supportare le persone colpite dalla guerra e dalla violenza, è tutta energia positiva che riporto a casa …

Papa Francesco ha sottolineato nella sua nuova enciclica ”Fratelli tutti“ l’importanza della solidarietà globale per affrontare le sfide nel mondo. Quali sono secondo lei i punti di forza di Papa Francesco che corrispondono alle linee della Croce Rossa Internazionale?

R. - Iniziamo da “Fratelli tutti”: credo che questo sia lo slogan chiave che ha motivato decenni di lavoro della Croce Rossa. Credo che il nucleo delle convinzioni che rappresentiamo noi, come Croce Rossa, e la Santa Sede e il Santo Padre, alla fine si concentri nella necessità di combattere la frammentazione nelle società, le divisioni che sono così dolorose nelle loro conseguenze per le popolazioni civili, per i vulnerabili, per i migranti e gli sfollati a causa di guerre e violenze, per le persone colpite dalla corsa agli armamenti nelle società, per le persone colpite dai cambiamenti climatici, dal sottosviluppo, dall’emarginazione, dalla povertà e dall’ingiustizia. E poi sviluppare una contro-narrazione, come si direbbe utilizzando un linguaggio moderno, sviluppare una visione di una società che sia diversa, inclusiva, che riunisca le persone e che costruisca ponti dove la realtà divide le società: questo credo che sia il cuore del nostro punto di vista comune e dei nostri impegni comuni. Noi siamo molto orgogliosi di essere vicini alla Santa Sede e al Santo Padre nei suoi sforzi in tal senso.

La Croce Rossa Internazionale affronta molte sfide. Come è la situazione degli aiuti nel contesto attuale della pandemia? 

R. - Credo che il coronavirus abbia accelerato ed accentuato molti dei problemi che già conoscevamo e ora si è aggiunto ai tanti problemi contro i quali stiamo combattendo negli ultimi decenni. Abbiamo visto come le guerre e le violenze abbiano colpito le società; abbiamo visto come la povertà e i cambiamenti climatici siano andati ad aggiungersi a tutte le complicazioni già esistenti, soprattutto in contesti vulnerabili come il Sahel, il Lago Ciad o il Corno d’Africa o il Pacifico … E oggi vediamo come il Covid, in realtà, si aggiunga a tutto questo, accelerando e aggravando tutti questi fattori. Ecco, credo che questa sia la reale tragedia: il fatto che assistiamo a ulteriori divisioni e che i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri e ancora più emarginati. Credo che questa sia la grande sfida che dobbiamo affrontare. Vediamo anche l’effetto secondario del Covid: la disoccupazione ha colpito i Paesi e i popoli poveri in maniera ancora più seria che prima della pandemia.

Ci sono purtroppo ancora molte zone di guerra nel mondo, dove la Croce Rossa Internazionale porta aiuti e sostegno ai civili coinvolti. Quali sono le regioni attualmente più colpite, dove la Croce Rossa è in prima linea per gli aiuti?

R. - Se guardiamo al nostro budget e alla dislocazione della maggior parte delle persone, vediamo che oltre il 40% delle nostre attività si svolge in Africa e oltre il 30% in Medio Oriente: questo significa che le crisi nel Medio Oriente e in Africa rimangono in prima linea nelle nostre attività. Parliamo del Sahel, del Lago Ciad, dei due Sudan, i due Congo, il Corno d’Africa, ovviamente la Libia – e questa è l’Africa; poi c’è il Medio Oriente con il conflitto in Siria, quello in Yemen, quello in Iraq, che sono al centro delle nostre attenzioni. Poi ci sono altre zone del mondo che sono “nuovi arrivati” nell’elenco che ho appena fatto, che pure è un elenco di vecchia data. Negli ultimi sei anni, l’Ucraina si è aggiunta agli impegni primari della Croce Rossa Internazionale; recentemente, il Nagorno Karabakh e il conflitto armeno-azero che è scoppiato all’improvviso ed ha accentuato tanto problemi, per non parlare del nostro impegno di antica data in Afghanistan e in America Latina …

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20 ottobre 2020, 13:00