Atlante Save the Children Italia: diminuiscono i bambini, aumentano le disugaglianze
Michele Raviart - Città del Vaticano
Il quadro dell’Italia che emerge dall’XI edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio, pubblicato da Save the Children è quello di un Paese “non a misura di bambino”. Innanzitutto in numeri assoluti: negli ultimi dieci anni i minori sono 385 mila in meno e l’incidenza degli under 14 nella popolazione è la più bassa dei Paesi europei con il 13,2% (in Irlanda sono oltre il 20%). Nel 2019 le 420 mila nascita sono state 19 mila in meno dell’anno precedente e si stima un’ulteriore riduzione per quest’anno e il prossimo, con quasi 30 mila nascite in meno a causa della pandemia.
Oltre un milione di minori in povertà
Già prima del Covid-19 1 milione e 137 mila minori in Italia si trovavano in condizione di povertà assoluta, l’11,3% del totale. Un numero quadruplicato nell’ultimo decennio se si pensa che solo nel 2007 erano il 3,1%. Più di un minore su cinque vive invece in condizioni di povertà relativa, specialmente in Calabria e in Sicilia. Disuguaglianze che sono state accentuate dal lockdown e dalla didattica a distanza.
Non impedire di liberare i talenti dei bambini
“C’è tutta la questione del divario digitale che si ripropone fortemente ogni volta che una singola classe o una singola scuola chiude”, spiega a Vatican News Antonella Inverno, responsabile delle politiche per l’infanzia di Save The Children, “e questo per molti bambini vuol dire non avere non solo le dotazioni tecnologiche necessarie per continuare a studiare, ma a volte anche spazi adeguati dove potersi concentrare e on avere nessun tipo di supporto da parte di famiglie che in alcuni casi non hanno gli strumenti per aiutare i propri figli”. “Per noi”, aggiunge, “questa è una perdita insostenibile, perché vuol dire impedire ai bambini e alle bambine di liberare i propri talenti. Noi chiediamo che ci siano delle task force territoriali che vadano a recuperare questi bambini”.
L'importanza degli asili nido
Un aumento della povertà educativa che inizia fin da subito, perché solo il 13,2% dei bambini nello scorso anno scolastico ha avuto accesso agli asili nido offerti dai Comuni, con percentuali che scendono al 3% in Calabria e al 4,3% in Campania. In questo senso, spiega ancora Antonella Inverno, “pensiamo che il Recovery Fund pensiamo possa essere uno strumento eccezionale, proprio perché viene chiesto di fare degli investimenti per riformare il Paese da questo punto di vista e assicurare a tutti i bambini dei servizi per l’infanzia accessibili e gratuiti”. “Cosi come la scuola dell’infanzia è un diritto soggettivo per tutti i bambini, così deve essere l’asilo nido perché”, sostiene Inverno, “oltre a sostenere l’occupazione femminile è anche un potente strumento di contrasto alla povertà educativa. Diversi studi dimostrano che proprio per i bambini più svantaggiati l’asilo ha un effetto positivo rispetto alla riduzione delle disuguaglianze con i bambini che nascono in contesti più fortunati”.
"Con gli occhi delle bambine"
L'Atlante dell'infanzia a rischio pone anche l'accento sulle differenze nel percorso educativo delle bambine rispetto ai coetenei maschi. Si stima che entro la fine dell'anno 1 milione e 140 mila ragazze rischiano di ritrovarsi tagliate fuori dallo studio, dal lavoro e da percorsi formativi. Seppure mediamente più preparate dei ragazzi hanno un tasso di occupazione più basso sia con che senza laurea. Aumenta anche il numero di ragazze cosiddette Neet, che non studiano né lavorano. Sono oltre il 24,3% del totale.
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