Copertina libro: Federico, l'avventura di un re Copertina libro: Federico, l'avventura di un re 

Federico II diventa protagonista di un romanzo fantasy

Nel volume “Federico. L’avventura di un re” Marzio Bartoloni ripropone, in chiave avventurosa, l’adolescenza di Federico di Svevia, raccontando una Palermo medievale, culla di arte e cultura, dove cristiani e musulmani convivono in pace e amicizia

Fabio Colagrande - Città del Vaticano 

Nella sterminata bibliografia dedicata a Federico II di Svevia, detto “stupor mundi”, uno dei personaggi storici più affascinanti del Medioevo europeo, mancava un romanzo in stile fantasy. A colmare la lacuna ci ha pensato Marzio Bartoloni, giornalista della redazione romana del “Sole 24 Ore”, che si è cimentato per la prima volta con la narrativa per ragazzi anche per dimostrare che miniera di storie, miti e leggende è il nostro Mediterraneo. La vicenda del suo libro “Federico. L'avventura di un re” (San Poalo ed.) si apre tra i vicoli della Palermo medievale dove il giovane protagonista, legittimo re di Sicilia, vagabonda libero. Molti, approfittando della sua tenera età e della morte dei suoi genitori, vorrebbero però impadronirsi della corona e tramano per mettere fine alla pacifica convivenza tra la popolazione araba e quella cristiana. Inseguito da pericolosi sicari, Federico fugge dalla città aiutato dagli amici Fatima, Mounsif e dal giovane cavaliere Ermanno, per mettersi sulle tracce di un misterioso tesoro custodito nell’Isola del Vento, il solo che potrà garantire la pace e la vittoria su tutti i suoi nemici. Ai microfoni di Radio Vaticana Italia, l’autore ha raccontato com’è nata l’idea di questo libro in bilico tra storia e fantasia…

Ascolta l'intervista a Marzio Bartoloni

R.- Questo romanzo nasce essenzialmente dalla mia passione per questa figura storica così importante del nostro Mediterraneo. Dietro la sua genesi c’è anche però un aneddoto personale. Sono padre di quattro figli che, quando erano piccoli, mi chiedevano spesso di raccontargli storie “inventate”, senza cioè leggerle dai libri. Per cavarmi d’impaccio di fronte alle loro richieste, mi sono appigliato a una storia che conoscevo bene e aveva sempre colpito la mia fantasia: le avventure del giovane Federico che mi immaginavo libero, vagabondare per i vicoli di Palermo. Da lì è nata l’idea di questo libro.

Perché hai scelto proprio questa fase giovanile della vita di Federico di Svevia, cosa ti attraeva di questo contesto storico-leggendario?

R.- Sono partito da una presunta verità storica, quella cioè che Federico da adolescente gironzolasse quasi come un poverello per le strade del capoluogo siciliano. Quello che però è assolutamente vero, sul piano storico, è che rimase orfano giovanissimo. Il padre, Enrico VI, che era l'imperatore del Sacro Romano Impero, morì poco dopo la sua nascita. Mentre la madre, la nobile Regina del popolo dei Normanni, Costanza d'Altavilla, lo lasciò orfano a quattro anni e fece appena in tempo a farlo incoronare Re di Sicilia, lasciando Papa Innocenzo III come suo tutore. Ecco, sono partito da questa verità storica per inventarmi un’avventura che si svolge in ambienti dove Federico II ha lasciato presenze e tracce molto importanti del suo passaggio. Buona parte dei personaggi di questo romanzo sono infatti vissuti davvero.

La Palermo dei primi del Duecento che descrivi è un contesto multiculturale dove civiltà cristiana e musulmana convivono spesso in modo fecondo. Quanto c’è di realtà storica?

R.- Secondo me abbastanza, perché Palermo allora era una città molto ricca e rigogliosa, famosa per i suoi palazzi e i suoi giardini creati dagli arabi e abbelliti dai Normanni, di cui appunto Costanza - la madre di Federico - era la Regina. Era una città dove i minareti e i campanili sorgevano vicini e dove il Re normanno Ruggero, che era il nonno di Federico e veniva chiamato dagli arabi il “sultano Rujari”, si faceva consigliare da saggi e studiosi arabi. Secondo me la Palermo di allora era quasi paragonabile a una New York o a una Londra di oggi, città dove appunto convivono in modo ravvicinato popoli e culture molto diverse.

Il tuo libro punta a far sì che i giovani lettori si appassionino alla figura di Federico II. Perché secondo te è un personaggio che dovrebbe affascinarli?

R.- Beh, si sa che è una figura storica assolutamente straordinaria. È stato un grande innovatore, ha segnato la storia del Mediterraneo e sapeva appunto prendere il meglio dalle culture e dai popoli diversi con cui conviveva: arabi e cristiani, ma anche ebrei. Di lui va ricordato che tra l'altro è stato l'unico a intraprendere una crociata senza spargimento di sangue. Era amico del Sultano d'Egitto al-Malik al-Kāmil, che qualcuno si ricorderà incontrò anche San Francesco. Con lui cominciò un lungo scambio di lettere e doni finché, grazie a questa amicizia, il Sultano di allora gli cedette Gerusalemme. Ecco, diciamo che per me raccontare di Federico è stata un’occasione per provare anche a far capire ai ragazzi quante storie incredibili ci sono nel nostro Mediterraneo. I miei figli, per esempio, come la grande maggioranza degli adolescenti, si sono appassionati alla saga di Harry Potter che è certamente bellissima, ma è legata a miti e leggende del Nord Europa. Diciamo che per me questo è stato anche un pretesto per provare, in modo molto modesto, a far capire che prezioso bacino di storie e racconti è il “Mare Nostrum”.

La Sicilia di Federico ci ha regalato anche una sorta di anticipo del Rinascimento…

R.- Assolutamente, lui era tra l'altro un uomo di lettere, un poeta che componeva in siciliano antico. Era un amante delle scienze e della filosofia, ma anche un uomo che si sapeva godere la vita, pare avesse addirittura un harem personale, e amava la caccia, tanto che ci ha lasciato un bellissimo trattato sull'arte venatoria con i falchi.

Anche di fronte ai recenti drammatici attentati terroristici in Francia in molti ribadiscono l’impossibilità di un dialogo con l’islam. Cosa ne pensi?

R.- Io dico appunto che bisognerebbe più spesso guardare alla storia. Quando si parla di dialogo difficile o addirittura impossibile con il mondo musulmano dovremmo ricordarci che anche secoli fa esistevano i fanatici, magari schierati dalla parte che nessuno oggi si immaginerebbe. Ma, appunto, nel nostro Mediterraneo spiccavano esempi di pace e amicizia tra i due mondi. Dovremmo sempre ricordarci che culture e religioni cammino innanzitutto sulle gambe degli uomini e sono loro a renderle vive. Quindi, non bisogna mai perdere la speranza.

 

 

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03 novembre 2020, 08:00