Un novembre da incubo per il Guatemala
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Il Guatemala sta vivendo settimane difficilissime. Alla devastazione degli uragani di questo mese, sono seguite negli ultimi giorni manifestazioni di piazza per protestare contro la legge di bilancio, approvata dal Parlamento lo scorso mercoledì. I timori della popolazione sono legati ai tagli ad istruzione e sanità, in una realtà dove la pandemia di Covid-19 ha portato non solo ad un’emergenza sanitaria ma anche a difficoltà legate all’economia ed al mondo del lavoro. Il timore, dunque, è che la situazione possa peggiorare e che l’indebitamento diventi insostenibile.
Incendiato il Parlamento
Sabato scorso, durante una manifestazione sfociata nella violenza, alcune parti del Palazzo del Parlamento di Città del Guatemala sono state date alle fiamme. L’edificio era vuoto. Durante gli scontri, sono stati arrestati almeno una ventina di manifestanti, mentre sono decine i feriti, specialmente per i fumi inalati in seguito all’incendio. Le persone scese in piazza chiedono che il Paese non continui ad indebitarsi e poi esprimono rabbia per i tempi in cui si è giunti all’approvazione del bilancio, con il Guatemala alle prese con la doppia emergenza legata al coronavirus ed ai due uragani. Anche i vescovi, prima delle manifestazioni violente, si sono espressi in merito alla questione.
Il messaggio dei vescovi
A rischio è la pace sociale. Così l’episcopato, in un messaggio diffuso prima dei fatti di sabato, è intervenuto sull’approvazione della legge di bilancio. La Conferenza episcopale guatemalteca scrive di aver “ricevuto con costernazione la notizia dell’approvazione del bilancio, avvenuta in maniera precipitosa ed irresponsabile”, quindi sottolinea la sua preoccupazione per “i debiti di oggi che diventano la fame di domani”. L’approvazione del provvedimento, secondo i vescovi, “non favorisce la governabilità, anzi compromette una già precaria pace sociale” in Guatemala. La Chiesa locale denuncia poi la mancanza di nuovi fondi per una battaglia centrale, qual è quella della malnutrizione nel Paese.
Uno schiaffo ai poveri
“Questa legge va in direzione opposta a ciò che serve, si riducono gli investimenti alla sanità, specialmente quella pubblica, dunque la Chiesa lancia un appello perché si guardi davvero ai bisogni della popolazione”. Lo afferma nell’intervista a Vatican News la giornalista Lucia Capuzzi, redattrice di Avvenire ed esperta dell’area.
“La corruzione in Guatemala è a livelli altissimi, la malnutrizione poi è la peggiore del continente americano, basti pensare - prosegue - che nel Paese un bambino su due è malnutrito”. L’approvazione della legge di bilancio “è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ora il Parlamento ha una settimana di tempo per ritirarla, ma al momento non sembra intenzionato a farlo”. “I cambiamenti climatici - conclude Capuzzi - hanno causato una siccità senza precedenti, con tutti i drammatici problemi correlati e non va dimenticato come le conseguenze sociali del Covid-19 siano gravissime”.
Gli effetti degli uragani
A due settimane dagli altrettanti uragani, Eta e Iota, che hanno colpito l’America Centrale, si contano ancora i danni e si piangono le vittime del disastro naturale. Sono decine solo in Guatemala, il Paese probabilmente più colpito dell’area. “Ancora una volta questo popolo è stato ferito, però sono sicuro che si rialzerà perché i Maya Q'eqchi e tutte le altre popolazioni maya che sono stati colpite sono popolazioni forti e riusciranno anche questa volta ad alzarsi ed andare avanti con le proprie vite”, ha affermato giorni fa nella nostra intervista il salesiano don Vittorio Castagna, da dieci anni in Guatemala, nel distretto dell'Alta Vera Paz. Un altro sacerdote romano si trova nel Paese da nove anni e non nasconde la preoccupazione per la situazione generale.
"La gente è stanca"
"Le persone sono stravolte, la gente è stanca dopo così tante prove: la pandemia, la siccità, le alluvioni ed ora questa decisione politica che non guarda alla popolazione". Lo afferma a Vatican News don Giampiero De Nardi, salesiano, da nove anni in Guatemala. La sua quotidianità è al fianco delle famiglie più disagiate, la creatività della solidarietà più volte auspicata dal Papa qui diventa realtà.
Don Giampiero ci racconta di quanto sia difficile per queste persone ripartire ogni volta da capo. Anche nel piccolo paese dove prosegue la sua missione, San Benito in Petén, nel nord del Guatemala, lì dove le temperature raramente scendono sotto i 30 gradi. "Sono quattro le alluvioni da agosto, i raccolti sono distrutti, ma qui la stragrande maggioranza delle persone vive di agricoltura. Il turismo - spiega - quest'anno non è ovviamente esistito". Dopo l'ultimo uragano la Chiesa è ancora una volta in prima linea. "Stiamo cercando di distribuire il cibo necessario, la solidarietà non manca. Questo è un popolo che lotta per i suoi diritti". L'auspicio è che la politica faccia ora un passo indietro. "I vescovi hanno lanciato un messaggio chiaro, leggendo i giornali questa mattina (pomeriggio in Italia, ndr) sembra che il presidente stia valutando di non ratificare la legge di Bilancio approvata dal Parlamento".
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