E' morto Gigi Proietti, maestro del teatro e del cinema italiano
Antonella Palermo - Città del Vaticano
E' morto nel giorno del suo compleanno. Il mondo lo stava ricordando con auguri da ogni ambito, culturale e istituzionale, per i suoi ottanta anni, invece ci ha lasciato. L'attore era ricoverato da un paio di settimane in una clinica romana per malessere non riconducibile al Covid-19, e stava facendo accertamenti per uno stato di affaticamento. Nel tardo pomeriggio di domenica ha avuto uno scompenso cardiaco. Il trasferimento in terapia intensiva nella stessa clinica. Nelle prime ore del mattino è venuto a mancare all'affetto della sua famiglia. I funerali si svolgeranno giovedì in Piazza del Popolo a Roma.
In estate aveva riaperto il Globe Theatre
A luglio scorso aveva riaperto il suo teatro a Villa Borghese, il Silvano Toti Globe Theatre, che guidava da 17 anni. "E' un gesto di coraggio. C'è voluta la mia 'tigna', come si dice a Roma, soprattutto per non voler fare una stagione di monologhi, ma di spettacoli 'veri'. Speriamo non sia una mandrakata, perché Mandrake era convinto di aver fatto una furbata, ma poi non gli andava mica bene". Aveva presentato - dopo la prima ondata della pandemia - la nuova stagione estiva del palcoscenico shakespeariano. La caparbietà, l'ironia, l'impegno a difendere il palcoscenico pur nella sua fragilità: "Dovremmo prendere la palla al balzo - aveva detto - e chiederci se il Teatro è qualcosa da continuare a fare. Da tempo auspico gli Stati Generali. Bisogna ripensare bene a cosa costano uno spettacolo e una tournée, rivedere i rapporti tra privato e istituzioni. Qui c'è qualche privato che dal ministero prende più soldi del pubblico. Ma io queste cose le dicevo anche prima del Covid".
Istrionico e mattatore
Attore poliedrico che spaziava dal teatro, cinema e tv, regista, doppiatore, direttore artistico, cantante e grande affabulatore capace di rendere vera con la voce e il corpo anche la più grande illusione ("più sono bravo a fingere, più il pubblico è bravo a credere alla finzione), Proietti ha inaugurato nel 1978 la gestione diretta del Teatro Brancaccio di Roma col Gaetanaccio di Luigi Magni, lasciandola poi nel 2007 - non senza polemiche - a Maurizio Costanzo. E' stato anche direttore del Teatro Stabile dell'Aquila e a lungo ha fatto del Sistina, con Pietro Garinei, la 'casa' dei suoi più grandi successi. Nel '66 debuttava sul grande e sul piccolo schermo nel ruolo di un maresciallo dei carabinieri, per ironia della sorte trent'anni dopo interpreterà lo stesso personaggio con straordinario successo nella serie tv 'Il maresciallo Rocca. Il primo vero successo per Proietti arriva però nel 1970 quando viene improvvisamente chiamato a sostituire Domenico Modugno, che aveva avuto un incidente, nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini 'Alleluja brava gente'. E' stato doppiatore di Marlon Brando, Robert De Niro, Dustin Hoffman ma anche del primo Rocky e del funambolico genio di Aladdin. In circa 50 anni di attività ha collezionato 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche. Ha creato una fucina di talenti tra cui figurano Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmuller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri.
A me gli occhi, please! E De Filippo fu stregato
Tra i suoi spettacoli rimasti nella storia A me gli occhi, please! (1976), riportato in scena nel 1993, nel 1996 e nel 2000 in una memorabile performance allo Stadio Olimpico della sua città natale. Fu un esperimento unico di contaminazione fra teatro colto e teatro popolare. Quando, nel 1977, Eduardo De Filippo lo vide, ne rimase folgorato. Andò a salutarlo in camerino, una roulotte, congratulandosi: "Bravo!". E da lì nacque una simpatia e una solidarietà professionale che il mattatore romano avrebbe ricordato per tutta la vita, anche dopo la morte del grande drammaturgo partenopeo.
I ricordi in parrocchia e il suo San Filippo Neri
Proietti frequentò l'oratorio della parrocchia Santa Maria Assunta al Tufello e per lui fu una esperienza importante. Ammetteva di non aver mai dimenticato don Luigi Carletti, un punto di riferimento per la sua famiglia di origine, che si dedicava alle attività con i giovani, insegnava la condivisione, "a non chiuderti in te stesso". Il giovanissimo Proietti frequentava anche la schola cantorum della parrocchia, voce bianca solista. La fiction Preferisco il Paradiso – in cui vestiva i panni di san Filippo Neri, il santo prete di strada che inventò l'oratorio – segnò per lui un momento importante. Ebbe di dire che lo aveva "riaccostato, almeno a livello di riflessione personale, a qualcosa di sopito: la religiosità, intesa proprio come comunità riunita, in una norma di vita condivisa. Nella nostra società c'è l'esigenza di ritrovare valori essenziali di convivenza e di vita, come il rispetto, che la parrocchia ai miei tempi insegnava bene, assieme alla disciplina personale e all'importanza del rito, che dava senso a molte cose. Oggi - spiegava - abbiamo bisogno di preti con un forte senso della missione. Energie e volontà spese qui, nelle strade e nelle città difficili in cui viviamo, al servizio degli ultimi e di quelli che vengono dimenticati da tutti".
La lettura di testi del Papa per il compleanno del Pontefice
Nel 2016, in occasione degli ottant'anni del Santo Padre, fu invitato in Aula Paolo VI nell'ambito del concerto di beneficenza, organizzato dal cantautore Claudio Baglioni insieme alla Gendarmeria Vaticana, a leggere brani del Papa sulle 'nuove schiavitù'.
Il cordoglio del Presidente Mattarella
Il Capo dello Stato italiano esprime il suo ricordo in una nota in cui definisce Proietti "l'erede naturale di Ettore Petrolini, l'espressione genuina dello spirito romanesco. Alla grande cultura, alla capacità espressiva eccezionale, frutto di un intenso lavoro su se stesso - si legge ancora nella dichiarazione di Mattarella - univa una simpatia travolgente e una bonomia naturale, che ne avevano fatto il beniamino del pubblico di ogni età. Desidero ricordarlo anche come intellettuale lucido e appassionato, sempre attento e sensibile - prosegue il Presidente della Repubblica - alle istanze delle fasce piu' deboli e al rinnovamento della società".
Il titolo accademico dell'università Tor Vergata
L'Universita' Tor Vergata gli ha conferito l'anno scorso il titolo di Professore Emerito Honoris Causa. Toga nera e rosa, sorriso aperto, Proietti aveva trasformato la sua lectio in uno show: "La comicità è un grande mistero. Si sa solo che fa ride'". "Non ho avuto maestri, non ho fatto l'accademia e non ho finito giurisprudenza - aveva spiegato - perché cantavo nei night club. Non avevo idea di cosa fosse il teatro, poi ho fatto la prova pratica al Centro Universitario Teatrale della Sapienza e mi hanno detto che recitavo come Albertazzi. E chi è, mi sono detto", aveva raccontato Proietti, smarcando tutti.
I suoi appelli alle istituzioni: curate di più il teatro
"Chi fa questo mestiere deve amare in modo sacro il proprio lavoro", sottolineava. Non mancava di denunciare che il teatro "andrebbe curato di più dalle istituzioni" e invocava un aiuto dallo Stato. Lamentava la chiusura dei teatri, il teatro Valle, per esempio, a Roma, da anni: "La cosa più pericolosa di oggi è il pensiero che si allontana, eppure il pubblico esiste, non si esprime ma c'è. Bisognerebbe ricominciare a rifondare il rapporto tra chi fa teatro e chi lo fruisce". E ancora. "Non mi sono mai fermato, ma forse negli anni la tv ha cambiato un po' il pubblico che ora ride anche per cose che non fanno ridere. Però c'è voglia di conoscere: al Globe Theatre per esempio rispettiamo la struttura drammaturgica di Shakespeare. E' sempre meglio prima leggere che rileggere".
Ultimo aggiornamento 02.11.2020 ore 20.00
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