Naufragio a largo della Libia, sei morti tra cui un bimbo di sei mesi
Marco Guerra e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Ennesima giornata drammatica ieri nel Mediterraneo. A largo delle coste libiche un’imbarcazione con circa 100 migranti è naufragata, provocando almeno sei morti, fra cui un bambino di 6 mesi.
La dinamica della tragedia
Il gommone non ha retto e ha ceduto a circa 30 miglia a nord di Sabratha. La scena che si è presentata davanti ai soccorritori della Ong Open Arms ripete le dinamiche di tutte le tragedie dell’immigrazione: persone in acqua, prive di salvagente, che tentano di salvarsi aggrappandosi a qualsiasi cosa galleggi. Sei di loro non ce l’hanno fatta tra cui un bimbo di sei mesi della Guinea.
Polemica sul blocco delle ong
La Guardia costiera italiana, verificata l’indisponibilità di altri Stati della regione, ha inviato una motovedetta con personale medico, ma Open Arms polemizza con le autorità ricordando di essere l’unica realtà rimasta ad operare nel Mediterraneo dopo i fermi amministrativi delle altre imbarcazioni delle Ong. E in serata è proseguita l’attività di salvataggio della organizzazione spagnola. La nave già carica di 198 migranti ha ultimato il soccorso di un'altra imbarcazione con 65 persone a bordo.
Don Santoro: Miopia dell’Europa
“E’ successo quello che temevamo, per causa della miopia delle autorità italiane ed europee. Si impedisce di raggiungere le persone che invece continuano a muoversi per motivi economici o per scappare dalla guerre e il Mar Mediterraneo è diventato un grande cimitero”, così don Alessandro Santoro, impegnato nell’accoglienza dei migranti. “Le responsabilità sono grossissime è inaccettabile che questo continui a succedere e noi dobbiamo a queste persone il nostro impegno, fino in fondo”, aggiunge il sacerdote.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui