Oxfam, una persona su tre non ha accesso all’acqua sicura
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Yemen e Siria, capolista di un elenco di tragedie infinite, molte delle quali legate alla mancanza di acqua potabile. Si tratta di “una crescente emergenza globale”, avverte Oxfam, che sottolinea come “nel bel mezzo della più grave pandemia dal secondo dopoguerra, oltre 1 persona su 3 non ha accesso a fonti d’acqua sicure, mentre 1 su 2 è costretta a vivere senza poter contare su servizi igienico-sanitari adeguati. Ben 3 miliardi di persone non hanno acqua corrente e sapone anche solo per lavarsi le mani nella propria abitazione, prevenendo così il contagio da coronavirus o altre malattie”. In alcuni Paesi dell’Africa, così come in Yemen e in Siria, “un bambino sotto i 5 anni ha una probabilità 20 volte maggiore di morire per l’uso di acqua contaminata, che a causa di conflitti e violenza”.
Yemen, l’incubo di una catastrofe irreversibile
Sono passati cinque anni e mezzo dall’inizio della guerra nello Yemen, conflitto che ha già registrato oltre 100mila vittime, di cui oltre 12 mila civili. Più di due milioni di bambini sono toccati dalla totale assenza di accesso all’acqua pulita e, di conseguenza, dalla diffusione di malattie dovute a questo. La totale distruzione delle infrastrutture idriche, ha provocato un’epidemia di colera che, nel 2016, ha ucciso 3.500 persone. L’80 per cento della popolazione, pari a 24 milioni di persone, dipende dagli aiuti umanitari per sopravvivere, in oltre 20 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienico-sanitari, 18 milioni a cure di base. Oggi c’è anche un nuovo nemico, il coronavirus, che espone i più vulnerabili a pericoli gravissimi. “I duemila casi ufficiali registrati fino ad oggi – spiega Paolo Pezzati Policy Advisor di Oxfam Italia – non sono assolutamente affidabili perché in tutto il Paese ci sono stati poco più di 12 mila tamponi. Quello che è affidabile è il registro dell’aumento della mortalità in molte zone del Paese”. Il rischio è quello di una catastrofe irreversibile, avverte ancora Oxfam. “La preoccupazione è molta - prosegue Pezzati - tutti gli indicatori peggiorano. Ci troviamo in un Paese che vede la metà delle sue strutture sanitarie distrutte dalla guerra, così come le principali reti idriche, non c’è acqua corrente garantita, né tantomeno la possibilità di accedere ad un sistema sanitario che possa affrontare questa crisi”.
Emergenza idrica in Siria per 15 milioni di persone
In Siria, dove la guerra si protrae da 10 anni, la popolazione affronta il Covid-19 “con metà delle strutture sanitarie non funzionanti e quelle rimaste spesso colpite da attacchi armati, buona parte delle infrastrutture idriche distrutte e una gravissima crisi economica che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi di medicine, cibo e beni essenziali”. Sono 15 milioni le persone che attualmente non hanno accesso all’acqua pulita, soprattutto nella zona di Aleppo, e che rischiano malattie come tifo, colera, dissenteria e ora il Covid, che in Siria fa registrare ufficialmente seimila casi. L’allarme si registra anche nei campi profughi di Iraq e Libano.
Francesco: la vergona di morire per l'acqua insalubre
“L’acqua è fondamentale per la vita. In tante zone del mondo, nostri fratelli e sorelle non possono avere una vita dignitosa proprio per la mancanza d’accesso all’acqua pulita. Le drammatiche statistiche della sete, soprattutto la situazione di quelle persone che si ammalano e spesso muoiono a causa dell’acqua insalubre, è un’immane vergogna per l’umanità del XXI secolo”. Scriveva il Papa l'8 novembre del 2018 nel messaggio inviato ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla “La gestione di un bene comune: l’accesso all’acqua potabile per tutti” con il quale Francesco chiedeva il riconoscimento dell'accesso all'acqua potabile come un “diritto che scaturisce dalla dignità umana, dunque incompatibile con la concezione dell’acqua come una qualsiasi merce”.
La campagna “Dona acqua, salva una vita”
Oxfarm, quindi, lancia la campagna di raccolta fondi “Dona acqua, salva una vita”, che si concentra in particolare in Siria, in Sudan (nel Nord Darfur e nell’Est Darfur), in Yemen, nei Territori Occupati Palestinesi, in Iraq e in Libano, per assicurare acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati a quante più persone possibile, prevenendo un’ulteriore diffusione della pandemia in Paesi del tutto impreparati.
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