Premio Bontà. Testimoni di bene dai luoghi della pandemia
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Era prevista per il 22 novembre, ma è stata rinviata a data da destinarsi a causa dell'emergenza sanitaria. La cerimonia di premiazione del 46mo Premio nazionale della Bontà “Sant’Antonio di Padova” non si terrà, dunque, ma l’Arciconfraternita del Santo, organizzatrice dell'iniziativa da oltre cinquant'anni, ha diffuso comunque la graduatoria dei vincitori.
E' stato così mantenuto l'impegno da parte della giuria - presieduta dal padre Andrea Vaona ofm affiancato, per la prima volta quest'anno, dalla giornalista e scrittrice Fulvia Degl'Innocenti – nei confronti delle scuole che si erano messe al lavoro per partecipare. Il Premio mantiene infatti, fin dalle origini, l'obiettivo di dimostrare quanto di buono ci sia nei giovani, promuovendo un concorso in cui i ragazzi sono invitati a usare la narrativa/poesia, il disegno e il multimediale. Ottantatre le opere inviate dalle scuole primarie e secondarie. Nella sezione multimediale è risultato vincitore l'Istituto Einstein di Piove di Sacco (PD) che ha prodotto un filmato sulla Fondazione Focherini, impegnata in diversi progetti sociali. Del gruppo di lavoro hanno fatto parte Giulia Boran, Eva Universi e Gaia Toninato, che raccontano come hanno collaborato e la loro soddisfazione:
“E' un riconoscimento con cui possiamo aiutare anche la nostra scuola – spiegano – e ci piacerebbe venisse impiegato per organizzare una gita di classe in quinta, per compensare quella che avremmo dovuto fare attraverso un progetto di scambio con la Germania, ma che non è stato possibile a causa del Covid”.
Cosa è la bontà?
“Riguarda molto l'empatia, riuscire a mettersi nei panni di quelli che non hanno le nostre stesse opportunità”, rispondono le ragazze. “Oggi ci rendiamo conto, stando chiusi in casa, di quanto eravamo fortunati prima”. Ma la bontà è anche “agire sempre in modo positivo, cercando di fare la cosa giusta, in ogni momento”. E ancora, la bontà viene considerata “non tanto come l'astensione dal male, ma il mettersi in gioco, l'essere attivi, il non mostrarsi egoisti; fare, insomma, qualcosa per chi, in questa situazione specifica di pandemia che stiamo vivendo, per esempio, ne soffre ancora di più di noi”.
La scuola e l'emergenza sanitaria
Sull'andamento della didattica in questa seconda ondata dell'epidemia, le ragazze vincitrici del Premio Bontà lamentano che “non è molto semplice sostenere le lezioni stando al computer così tanto tempo. Poi ci manca di vedere i compagni di classe e con i professori non si instaura un rapporto diretto”. A questo proposito, le stesse perplessità sono condivise dal professor Ferdinando Bonessio, che figura tra gli 'adulti' che hanno vinto l'edizione di quest'anno per aver testimoniato insegnamenti evangelici:
“E’ chiaro che nessuna DAD riuscirà mai a sostituire quella partecipazione al momento formativo che il docente è capace di trasmettere all’allievo, quando si è in presenza”, sottolinea. “Rischiamo che vada perduto tutto il lavoro fatto prima, con una grave ricaduta che vedremo tra un poco di tempo”. L'insegnante, da poco in pensione, spera che il percorso scolastico di questi ragazzi in futuro possa far loro recuperare appieno questo gap e possa riportarli in una dimensione – che è quella propria della scuola dell’obbligo – in cui “lo scopo è insegnare ai ragazzi ad imparare”.
Investire sulle tecnologie digitali a scopo scolastico
Bonessio è stato premiato per aver aiutato a sostenere l'esame di terza media una ragazza che altrimenti non avrebbe potuto superare la prova essendo nell'impossibilità di connettersi online in maniera adeguata. “Credo di essermi reso protagonista di una situazione di straordinaria normalità”, racconta, spiegando come abbia deciso di recarsi nell'abitazione della studentessa mettendo a disposizione i propri mezzi tecnologici. “Mi sono sempre impegnato affinché, nella scuola pubblica, l’accesso dei ragazzi all’istruzione e alla parità dei diritti non fosse un problema”, dice e aggiunge che “c’è un deficit di strutture e dotazioni informatiche di cui ancora oggi non tutti i ragazzi dispongono: bisogna fare ancora un grosso investimento da parte delle istituzioni”.
Ci giochiamo la possibilità di educare alla socialità
Sulla questione scuola in tempo di pandemia il dibattito è ancora molto acceso tra chi sostiene che le scuole non avrebbero dovuto riaprire e chi dice che dovrebbero essere l’ultimo presidio a capitolare. La capacità relazionale dei ragazzi sarà molto compromessa? “Sì, il rischio è alto”, commenta Bonessio. “Ritengo che, laddove si è potuto mantenere la didattica in presenza, questo è importante perché l’età è tale per cui l'attitudine alla socialità si forma proprio in quella micro-comunità sociale che è la scuola. E' lì che si crea quello scambio che rende le persone tolleranti e capaci di accettare anche la diversità di opinione. Rischiamo di perdere tutto questo”.
Gli altri premiati esemplari
Insieme a Bonessio, hanno vinto il Premio Bontà come testimoni di 'bene' dai luoghi della pandemia, anche i medici Mariateresa Gallea, Paolo Simonato, Luca Sostini, e il sacerdote medico don Fabio Stevenazzi. Sono persone che si sono distinte per aver compiuto azioni meritorie nei confronti del prossimo. I tre medici hanno sostituito i colleghi a Vo' Euganeo durante il periodo più critico della pandemia; don Fabio ha dismesso temporaneamente i paramenti sacri per scendere in prima linea e rispondere all'emergenza in ospedale.
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