L'ultimo passo perché sia operativo il Recovery Fund
Fausta Speranza – Città del Vaticano
Il dialogo tra Parlamento europeo e Consiglio per raggiungere un’intesa sul bilancio pluriennale dell'Ue e il cosiddetto Recovery fund è il principale punto politico in agenda della settimana europea. I rappresentanti dell’Eurocamera e la presidenza di turno tedesca hanno ripreso i colloqui da oggi, lunedì 9 novembre, per provare a raggiungere un’intesa sulle misure di sostegno all’economia mentre l’Europa è travolta dalla seconda ondata della pandemia. Dei passi che mancano per il vaglio finale abbiamo parlato con Paolo Guerrieri docente di Politica economica in vari atenei, a Roma, a Parigi, in California:
Guerrieri spiega che al momento l'Europarlamento, che chiedeva maggiori risorse per la ricerca nel bilancio europeo dei prossimi anni, e il Consiglio europeo hanno sostanzialmente trovato un accordo, aggiungendo che rimane il veto dell'Ungheria: il primo ministro Orbàn chiede che i vincoli siano ulteriormente alleggeriti. L'economista dunque sottolinea quanto sia importante che il programma venga davvero licenziato in questa settimana. In questo caso infatti, comunque, i soldi non arriverebbero prima di metà del prossimo anno e ritardi ulteriori metterebbero in crisi i bilanci dei vari governi dei Paesi membri. Guerrieri ricorda che c'è un quantitativo dei fondi previsti che può essere messo a disposizione da subito ma spiega che si tratta di non più del 10 per cento. Per quanto riguarda l'urgenza, Guerrieri sottolinea che già alcune settimane fa politici, economisti e parti sociali riconoscevano che bisognasse fare presto e dunque ribadisce che l'esplosione della seconda ondata di infezione da coronavirus non fa che accentuare l'urgenza. Guerrieri ricorda che dopo il via libera ci sono comunque dei tempi tecnici da considerare, per la ratifica da parte dei vari parlamenti nazionali. Poi l'economista richiama l'attenzione sul ruolo fondamentale dei singoli Stati: i soldi che arriveranno non potranno davvero contribuire a un rilancio della crescita economica se ogni singolo governo non sarà in grado di mettere in moto le dinamiche all'altezza delle sfide da affrontare.
Il momento è molto critico, come sottolinea il già ministro dell'Economia italiano Pier Carlo Padoan raccomandando che i governi nazionali siano all'altezza delle risorse messe in campo in modo eccezionale dall'Ue:
Padoan ricorda che per una vera ripresa dovremo aspettare che sia finita l'emergenza pandemia, ma poi sottolinea che nel frattempo è importante rendersi conto delle opportunità che si possono cogliere in una situazione che resta difficilissima. In particolare, l'economista spiega che non si può negare la gravità della crisi perché ci vorrannno ancora mesi prima di un vaccino e poi perché l'Europa, come altri Paesi del mondo, paga ancora le conseguenze della crisi economica che c'è stata un decennio fa. Dunque, Padoan parla di “cicatrici” da considerare per il futuro. Poi mette in luce alcuni fattori positivi da tenere presente: mai come prima – afferma – l'Ue ha messo in campo risorse ingenti ma soprattutto è stato elaborato un programma, il Next Generation Eu, che prevede uno sguardo a lungo termine e politiche di investimento a lungo termine in cui sono centrali la questione ambientale e la prospettiva dell'inclusione sociale. Tutto questo può essere di grande importanza a patto che – raccomanda Padoan – i vari Paesi portino avanti le relative necessarie riforme strutturali.
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