Cresce nel mondo l’intolleranza religiosa
Lisa Zengarini – Città del Vaticano
Continua a crescere l’intolleranza religiosa nel mondo, in particolare contro cristiani e musulmani che restano i primi nella lista dei gruppi religiosi presi di mira da governi oppure perché vittime dell’ostilità sociale. È quanto emerge dall’ultimo studio pubblicato dal Pew Research Center di Washington, l’autorevole istituto di ricerca e sondaggi statunitense che fornisce informazioni su problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici sugli Stati Uniti e nel mondo.
I dati in dettaglio
Secondo i dati raccolti nel 2018, i cristiani figurano al primo posto nella lista delle comunità religiose più vessate: un primato che detengono dalla prima ricerca condotta dal Centro nel 2007. Dal 2017 al 2018, i Paesi in cui subiscono una qualche forma di ostilità sono saliti ulteriormente da 143 al 145. I cristiani sono seguiti, nell’ordine, da musulmani, ebrei, “altri” gruppi religiosi, seguaci di religioni tradizionali, indù, buddisti e comunità non affiliate ad alcuna religione. Nello specifico, dei 198 Stati presi in esame, i cristiani subiscono restrizioni e vessazioni più o meno gravi da 124 Governi e sono preceduti, in questo caso, dai musulmani che le soffrono in 126 Stati, 104 invece i Paesi in cui i cristiani sono vittime di soprusi e discriminazioni sociali, contro i 103 in cui lo sono i musulmani.
Un costante aumento delle limitazioni
Più in generale, nell’arco di 11 anni, si è registrato un costante aumento delle restrizioni imposte negli Stati alle comunità religiose: nel 2018 l’indice riferito a questo ambito è infatti salito 2,9 punti in una scala da 0 a 10, il più alto dal 2007. Il rapporto collega questa accresciuta ostilità in parte al diffondersi di regimi autoritari. Tra i dieci Paesi con il più alto tasso di ostilità ne figurano quattro: India, Sri Lanka e Israele. Ma il tasso di democrazia non sembra spiegare tutto. I Paesi classificati come democrazie piene in cui si registrano crescenti ostilità contro le comunità religiose si trovano tutti in Europa. Si tratta della Danimarca, della Germania, dell’Olanda, della Svizzera e del Regno Unito che hanno visto moltiplicarsi gli episodi di intolleranza. Un fenomeno da cui non sono immuni neanche gli Stati Uniti che, nella classifica stilata dal Pew Research Center, si collocano tra i Paesi con restrizioni moderate (indice 2,3).
Preoccupano il Medio Oriente e l’Africa
La regione con il più alto tasso di restrizioni governative è il Medio Oriente e l’Africa settentrionale che ha una media di 6.2 punti su 10. La regione è anche quella in cui si segnala il più alto tasso di restrizioni e vessazioni contro i cristiani. L’aumento più significativo dell’ostilità religiosa si è tuttavia registrato in Asia, passata da una media di 3,8 nel 2017 a 4,4 punti nel 2018, con un picco di 9,3 punti in Cina (dagli 8,9 del 2017). Tra i Paesi che nel mondo hanno registrato un incremento più marcato di restrizioni e abusi figurano la Corea del Sud e il Salvador. In quest’ultimo Paese, le comunità cristiane sono sempre più vittime di aggressioni della criminalità organizzata. Anche in Nicaragua, dove sono cresciute le tensioni tra Chiesa e governo, soprattutto dopo la svolta impressa dal presidente Daniel Ortega, sono in deciso aumento le violazioni dei diritti umani anche contro le comunità religiose. Da rilevare infine che la ricerca, per altro verso, ha registrato una lieve flessione complessiva del numero di Paesi con un tasso di ostilità sociale alle religioni "alto" o "molto alto", dai 56 del 2017 (pari al 28% dei 198 presi in esame) si è passati a 53 (27%). Essi comprendono 16 Paesi europei, 14 dell’area asiatica e pacifica e 11 della regione medio-orientale e nord-africana.
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