Tra le sfide della Somalia ci sono anche le elezioni
Andrea De Angelis e Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
Un Paese fragile. Così può essere definito la Somalia, mettendo insieme le ferite che il suo popolo è chiamato a sanare nell’immediato futuro, partendo dall’appuntamento elettorale di febbraio. La politica, dunque, al centro del cambiamento, ma molteplici sono le sfide: dalla pandemia ai cambiamenti climatici, dal ruolo delle potenze straniere ai conflitti interni. Senza dimenticare la drammatica invasione di locuste che sta mettendo in ginocchio molti lavoratori.
Le elezioni di febbraio
Febbraio 2021, questa la data segnata in rosso sul calendario della Somalia che andrà al voto per eleggere i membri del Parlamento e il nuovo presidente. La consultazione era prevista inizialmente per la prossima settimana, venerdì 27 novembre, ma è stata rimandata per la difficoltà a trovare un accordo tra il governo federale e gli Stati regionali. Alla fine di una lunga trattiva tra le parti, è arrivata una decisione che lascia perplessi molti osservatori internazionali: le elezioni si svolgeranno partendo dalla vecchia legge elettorale, su base clanica e non sempre garante di trasparenza e rappresentatività.
Democrazia a rischio
“La Costituzione attuale, scritta nel 2012, è di impronta federalista, ma sta portando all’esplosione del Paese, nelle prossime elezioni si applicheranno le stesse regole del 2017 con le quali probabilmente verrà penalizzata la democrazia, non certo la corruzione”. Ad affermarlo nell’intervista a Radio Vaticana è Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia - Somalia. "Dal punto di vista della cultura politica necessaria per il governo della cosa pubblica - prosegue - la Somalia è una tabula rasa, quindi il rischio che prevalgano interessi particolari è molto forte".
Il nemico è la corruzione
“Oggi più del tribalismo, a causare il disastro in cui versa la Somalia - evidenzia Masetti - è la corruzione, sono tutti quegli interessi personali e quelli convergenti delle potenze straniere”. La situazione di oggi, secondo il portavoce del Forum Italia - Somalia, è “il risultato di 30 anni di instabilità e violenza. Il colonialismo culturale e religioso è un fattore chiave per comprendere il Paese, un colonialismo messo in atto da organizzazioni religiose di stampo reazionario provenienti dalla Penisola Araba”. “La Somalia - conclude Masetti - è in una posizione geografica strategica, ha un mare molto pescoso, immense risorse di idrocarburi nel sottosuolo, ma tutto questo oggi non è a beneficio dei somali”.
Molteplici sfide
Esposta ai cambiamenti climatici e ai fenomeni meteorologici estremi, la Somalia appare fragile anche dal punto di vista umanitario, con un terzo della popolazione che necessita di assistenza. Sono circa un milione i rifugiati presenti sul territorio nazionale che hanno cercato riparo in altri Stati, oltre due milioni e mezzo sono gli sfollati interni, mentre 850mila bambini sotto i 5 anni hanno bisogno di supporto nutrizionale. Praticamente un quarto degli abitanti rientra in questa casistica. Ad affliggerli la siccità, le alluvioni, l’invasione di locuste, che ha interessato l’Africa orientale ed è stata considerata dalle Nazioni Unite una “situazione senza precedenti”. In aggiunta a tutto questo, ovviamente, la pandemia di Covid-19.
La pandemia
Sono quasi 5mila i contagi ufficiali registrati nel Paese africano, ma si teme che il numero sia sottostimato, visto l’esiguo numero di tamponi effettuato dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Stesso discorso, purtroppo, vale per le vittime, 108 finora, stando alle cifre ufficiali. La pandemia incide, come in ogni angolo del pianeta, anche sull’economia e, più in generale, sulla vita sociale delle persone, specie per quanto riguarda l’istruzione e la cosiddetta economia informale, che si basa su piccoli lavori quotidiani.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui