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 Associazioni familiari all'Europa: più fondi per la natalità Associazioni familiari all'Europa: più fondi per la natalità 

Europa. Associazioni familiari: inserire politiche per la natalità nel Recovery Fund

La Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche d’Europa promuove un’alleanza trasversale, per far passare le politiche familiari e la demografia come strumenti di sviluppo sostenibile finanziati dal Fondo Next Generation EU. Il presidente Fafce, Bassi: non c’è futuro senza un equilibrio intergenerazionale

Marco Guerra – Città del Vaticano

Inserire le politiche per la natalità nel Recovery Fund, nell’ottica di considerarle come un investimento per lo sviluppo sostenibile dell’Europa anziché un capitolo di mera spesa sociale. Per raggiungere questo obiettivo, da mesi la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche d’Europa (Fafce), guidata dal presidente Vincenzo Bassi, sta portando avanti un’azione di pressione e di contaminazione sull’agenda delle istituzioni dell’Unione europea e dei soggetti nazionali che metteranno a punto il Recovery Fund, anche detto Next Generation EU, ovvero il nuovo strumento europeo, per favorire la ripresa post-pademia, approvato dal Consiglio europeo straordinario del 21 luglio scorso

L’alleanza trasversale

In questa cornice, la Fafce sta conducendo una serie di incontri con parlamentari europei, ministri dei governi nazionali e membri della Commissione, al fine di creare un’alleanza trasversale, che promuova e sostenga politiche demografiche e per la famiglia, che fungano anche da motore di sviluppo in armonia con un equilibrio intergenerazionale.

Il ciclo di incontri

Sulla scia di queste iniziative, oggi 3 dicembre, dalle ore 15, il presidente Bassi discuterà insieme all’europarlamentare spagnola, Margarita De La Pisa Carrion, nel webinar dal titolo “Il Recovery Fund investirà sulla famiglia?”. La prossima settimana si ripeterà l’evento con la ministra per la Famiglia dell’Ungheria, Katalin Novak e, per fine gennaio, sarà organizzato il webinar con la vicepresidente della Commissione Europea, Dubravka Šuica, che gestisce proprio il portafoglio sulla demografia.

Serve equilibrio intergenerazionale

“Queste occasioni sono un’opera di convincimento per far capire che le misure per la demografia sono politiche economiche, perché non è possibile immaginare alcun futuro di un territorio senza i suoi cittadini. Non c’è domani senza un equilibrio intergenerazionale”, così Vincenzo Bassi spiega a Vatican News l’importanza dell’azione di persuasione esercitata sul mondo della politica.

Ascolta l'intervista al presidente Bassi

Parametri di bilancio

“Se una spesa è un investimento non fa deficit – sottolinea Bassi – se invece non lo è concorre a fare defict quindi, rispetto alla tenuta dei parametri di bilancio, è fondamentale considerare le politiche per la natalità come un investimento. Anche perché senza il lavoro dei giovani salteranno tutti i parametri di Maastricht”.

2020 previsto record di denatalità

Il trend della denatalità nel 2020 sarà acuito anche dalla pandemia del Covid 19, secondo le stime dell’Istat, l’Italia, quest’anno, tornerà sotto i 60 milioni di abitanti e i nuovi nati potrebbero scendere sotto quota 400mila unità. “Purtroppo è così anche se pensavamo, all’inizio di questo periodo, che potesse accadere il contrario, che alla persone venisse voglia di mettere su famiglia”, ammette il presidente della Fafce, “abbiamo però dovuto constatare che il male più grande, anche della crisi economica, è la solitudine che crea ansia e paura”. Secondo Bassi, bisogna portare il tema della famiglia nel dibattito pubblico, “perché non si riparte senza un vera cultura generativa”. “Bisogna raccontare la famiglia ed esortare le persone a scommettere su di essa – prosegue – oggi dobbiamo dimostrare, anche tramite le categorie economiche, che è interesse di tutti sostenere la natalità”.

Rimuovere gli ostacoli fiscali

La Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche si batte, dunque, per inserire le politiche demografiche nei piani di sviluppo economici, poi spetterà ai singoli Stati implementare al meglio sul territorio queste misure. “Come Federazione europea possiamo dare delle indicazioni – conclude Bassi – in primo luogo vanno eliminate le situazioni di ingiustizia che ostacolano la libertà a generare nuova vita, ad iniziare dalle politiche fiscali. Nelle politiche del lavoro, soprattutto per le donne, nell’istruzione, con una speciale attenzione per gli asili nido, e anche nell’accesso al credito e nel telelavoro bisogna fare passi in avanti. C’è tanto da fare, all’insegna del principio di sussidiarietà che è connaturato ai trattati europei”.

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03 dicembre 2020, 07:44