Bangladesh: pronto il trasferimento di migliaia di Rohingya su un’isola remota
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Alleggerire l'affollamento nei campi profughi. È con questa motivazione che il governo di Dacca ha deciso di trasferire migliaia di profughi Rohingya su un’isola a largo delle coste del Paese nel golfo del Bengala. Dopo essere sfuggiti a violenze e persecuzioni in Myanmar, oltre 700 mila profughi di questa etnia erano arrivati in Bangladesh, soprattutto a partire dal 2017, in campi profughi improvvisati. Il governo del Bangladesh ha reso noto che sull’isola sono state costruite abitazioni per ospitare oltre 100 mila persone.
La preoccupazione delle Ong
Le autorità del Paese asiatico hanno anche precisato che nessuno sarà obbligato a trasferirsi. Ma diverse Ong temono che non venga garantito il rispetto dei diritti umani. Varie associazioni umanitarie stanno chiedendo in particolare di fermare il trasferimento nell’isola, grande 40 chilometri, considerata poco sicura dal momento che è emersa dal mare solo nel 2006.
Un’isola remota
Finora l’isola di Bhasan Char non è mai stata abitata ed è soggetta a cicloni e inondazioni frequenti. Alle autorità del Bangladesh l’emersione dell’isola, 14 anni fa, è sembrata una possibile soluzione al problema della mancanza di terra abitabile nel Paese. Il Bangladesh, con oltre mille abitanti per chilometro quadrato, è tra i più densamente popolati al mondo.
Il Papa e i Rohingya
Nell’ambito del viaggio apostolico in Myanmar e Bangladesh nel 2017, Papa Francesco al termine dell’incontro interreligioso ed ecumenico per la pace, aveva salutato un gruppo di profughi Rohingya. La vostra tragedia, aveva affermato in quell’occasione il Pontefice, è “molto grande”. “Ma facciamo spazio nel nostro cuore”. “A nome di tutti, di quelli che vi perseguitano, di quelli che hanno fatto del male, soprattutto per l’indifferenza del mondo, vi chiedo perdono”.
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