Benazir Bhutto: un esempio nella lotta per diritti umani e libertà
Marina Tomarro – Città del Vaticano
Dare al Pakistan un ordine democratico e renderlo un Paese libero. Era questo l’ideale per cui si batteva tredici anni fa quendo venne uccisa, Benazir Bhutto, e il motivo che l’ha portata ad essere mirino della rete terroristica di Al Qaeda. Una morte crudele, avvenuta con un kamikaze che mise fine alla sua vita e alle speranze di una parte del popolo pachistano proprio alla vigilia di nuove elezioni. Migliaia le persone che parteciparono ai suoi funerali in un clima di tensione. Una folla commossa che rese difficile il passaggio del feretro, avvolto nella bandiera rosso-verde-nera, i colori del Partito del popolo del Pakistan, dietro il quale c’erano il marito della Bhutto e i suoi tre figli allora adolescenti. 5 km di tragitto tra due ali di gente in lacrime che ripeteva “Benazir è viva”. Il corpo dell’ex primo ministro oggi riposa nel Mausoleo di famiglia a Larkana, paese natale nel sud del Pakistan, dove è sepolto anche il padre, Zulfikar Ali Bhutto, primo premier pachistano eletto con voto popolare nel 1973, deposto quattro anni dopo e impiccato nel 1979.
Il suo ricordo è ancora vivo
Nelle celebrazioni che si sono svolte oggi a Garhi Khuda Bakhsh, nel distretto di Larkana, il figlio Bilawal Bhutto Zardari, attuale vicepresidente della Lega musulmana pakistana, ha spiegato che Benazir Bhutto non solo ha ispirato le donne in una società dominata dagli uomini, ma ha unificato l'intera nazione e l'ha guidata coraggiosamente nella lotta per il ripristino della democrazia e dei diritti umani.
Una vita a servizio della politica e del paese
Benazir Bhutto era nata a Karachi, in Pakistan, il 21 Giugno del 1953. A trentacinque anni aveva ottenuto la carica di primo ministro in Pakistan, che ricoprì fino al 1990. Nel 1996, a seguito di un attentato, perse suo fratello Murtaza, mentre nel 2007 rimase illesain un analogo attacco, in cui persero la vita 197 persone e 550 rimasero ferite. Nonostante tutto, non perse mai la fede e la tenacia nel perseguire i propri obiettivi politici, sfidando la sorte e il pericolo che sapeva l'attendesse ogni giorno. Il 27 dicembre del 2007, nel pieno della sua campagna elettorale, fu uccisa in un attentato kamikaze. Aveva 54 anni. Assieme a lei morirono 20 persone.
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