Supporto e inclusione per le donne migranti vittime di violenza
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Le Proposte strategiche sono un documento frutto del progetto “Leaving violence. Living safe” realizzato da D.i.Re con il supporto di UNHCR a partire dal 2017 per facilitare l’accesso delle donne richiedenti asilo e rifugiate al supporto offerto dai centri antiviolenza D.i.Re. Persone che spesso restano ancora “invisibili”, o confinate soprattutto nei percorsi anti-tratta, che riguardano però solo una parte dei soggetti ai quali sono invece volti i percorsi di fuoriuscita dalla violenza.
I centri antiviolenza D.i.Re.
Sono oggi 71 i centri antiviolenza della rete D.i.Re che hanno preso parte al progetto “Leaving violence. Living safe”, accogliendo 301 donne, formando 179 operatrici e 50 mediatrici culturali, attivando collaborazioni stabili con 42 di loro, adattando la metodologia dei centri antiviolenza e costruendo relazioni con un gran numero di enti pubblici e organizzazioni nei diversi territori per assicurare un supporto ai loro bisogni specifici. “L’elaborazione del nuovo Piano nazionale antiviolenza triennale è una occasione preziosa per ripensare il sistema antiviolenza italiano in chiave più integrata e inclusiva, valorizzando e sostenendo il lavoro che i centri antiviolenza già fanno per intercettare e supportare donne migranti richiedenti asilo e rifugiate che hanno subito violenza”, ha affermato Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. “Ma un sistema antiviolenza efficace - ha aggiunto - nasce da un impegno consapevole di tanti attori, perché ciascuno può e deve fare la sua parte”.
Una questione globale
"Il problema riguarda sicuramente altri Paesi, dunque può essere considerato internazionale ed è bene ricordare che sull'identificazione di queste persone l'Italia agisce all'interno di linee guida a livello europeo". Lo afferma una delle coordinatrici del progetto, Rebecca Germano, nell'intervista a Vatican News. Per passare dalla teoria all'azione è fondamentale "un impegno coordinato tra i vari attori in campo - prosegue Germano -, ricordando sempre che l'efficacia di un progetto dipende dalla sua specificità e tempestività".
"Noi di D.i.re. ci occupiamo in questo progetto di violenza di genere verso le donne, che rappresentano oltre il 70% delle vittime", prosegue la coordinatrice, sottolineando come tale violenza "può avere moltissime forme, ognuna delle quali presenta specifiche vulnerabilità. Si va dalla violenza domestica alla tratta di essere umani, dalle mutilazioni genitali femminili ai matrimoni forzati". Centrale è poi la formazione delle equipe chiamate a fornire supporto ed aiuto alle vittime. "In particolare - conclude Germano - la figura della mediatrice culturale è davvero fondamentale, grazie alle sue qualità anche le violenze vengono verbalizzate in modo completamente differente. L'inserimento di mediatrici formate nel supporto alla violenza è davvero centrale nel progetto".
Cosa si può fare
Le Proposte strategiche che sono state presentate oggi guardano ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza secondo i principi della Convenzione di Istanbul, ovvero come un continuum che deve andare dall’accoglienza telefonica all’autonomia, compreso l’inserimento lavorativo, combinato con le specifiche esigenze di donne che sono nel percorso della protezione internazionale. Si va dalla richiesta di inserimento nel Piano nazionale antiviolenza di misure che possano facilitare l’inclusione delle migranti richiedenti asilo e rifugiate nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, compresa la formazione e l’inserimento delle mediatrici nelle equipe dei centri antiviolenza, ad azioni di coordinamento operativo tra le istituzioni e organizzazioni a diverso livello, per creare quelle équipe allargate che possono facilitare il supporto a donne richiedenti asilo e rifugiate, ottimizzare le risorse esistenti e rafforzare l’inclusione sociale e l’autonomia.
La rapidità dell’intervento
“UNHCR e D.i.Re lavorano insieme per dare risposte concrete che possano far superare il trauma degli abusi alle tante donne richiedenti asilo e rifugiate che arrivano in Italia e che sono sopravvissute a violenze di genere. L’obiettivo è che siano identificate velocemente e che abbiamo accesso ai centri antiviolenza e ad un’assistenza adeguata” ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l'Italia, la Sante Sede e San Marino. “A tal fine siamo pronti a sostenere il Ministero delle Pari Opportunità nel formulare il piano triennale antiviolenza, affinché - ha concluso Cardoletti - tutte abbiano una possibilità per rinascere".
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