Morto Giuseppe Dalla Torre, insigne giurista e accademico
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Una seduta speciale del Senato Accademico dell’Università Lumsa ricorderà il 4 dicembre il rettore che li ha guidati dal 1991 al 2014, il secondo a capo dell’Ateneo. Perché il professor Giuseppe Dalla Torre Del Tempio di Sanguinetto, giurista e docente, ha trascorso la sua vita oltre che nelle aule di Tribunali per tre generazioni – nonno, padre e nipote – a servizio dei Papi, anche tra i giovani studenti. Il Covid lo ha portato alla morte giovedì mattina all'età di 77 anni. Lascia la moglie e una figlia. La notizia è stata data con un comunicato proprio dall'Ateneo romano.
La vita e la carriera professionale
Nato a Roma nel 1943 da una famiglia di antiche origini trevigiane trasferitasi nella capitale, si è laureato in Giurisprudenza nel 1967 alla Sapienza Università di Roma e, nel 1968, in Diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense. Ha svolto i primi incarichi di docenza nelle Università di Modena e di Bologna, come professore ordinario di Diritto Ecclesiastico e Canonico e docente di Costituzionale. Trasferitosi nel 1991 a Roma è stato nominato rettore della Lumsa, incarico che ha ricoperto fino al 2014 curando tutti gli aspetti, formativi, scientifici e di crescita della comunità accademica, di cui aveva mantenuto la guida della Scuola di Alta Formazione in Diritto Canonico, Ecclesiastico e Vaticano. Studenti e colleghi ne ricordano oggi l’affabilità, la grande professionalità e l’infaticabile impegno nel promuovere, d’intesa con i vertici dell’Ateneo, l’apertura di nuove sedi a Palermo e Taranto e la riforma della struttura accademica negli attuali Dipartimenti. “Una navigazione affascinante ed entusiasmante, in mari non sempre tranquilli, ma che ha portato l’Ateneo ad essere conosciuto e stimato”, aveva scritto il rettore congedandosi dal suo incarico.
L'impegno nel campo del diritto e della bioetica
Dal 1997 al 2019 è stato presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e, nel corso degli anni, consultore di diversi dicasteri pontifici e ha partecipato ai lavori della Commissione paritetica per la revisione del Concordato fra Stato e Santa Sede (1976-1983) come segretario della delegazione governativa italiana. Insignito inoltre nel corso della sua lunga carriera di numerose onorificenze: Cavaliere di Collare e Luogotenente Generale dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana; Grande Ufficiale dell’Ordine di S. Gregorio Magno; Grande Ufficiale dell’Ordine al merito melitense. Dalla Torre è stato anche Presidente Nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, è stato membro del Consiglio Universitario Nazionale dal 1997 al 2006 e del Comitato Nazionale per la Bioetica. In ambito accademico è stato vicepresidente del Coordinamento Regionale delle Università del Lazio e vice presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.
Una vita a servizio della Santa Sede
Come raccontato nel suo ultimo libro, “Papi di famiglia” la vita e il nucleo familiare del professor Dalla Torre sono stati segnati profondamente dal rapporto con la Santa Sede e con i Papi e non solo per ragioni professionali. Rapporti stretti e diretti nell'arco del tempo per la famiglia di origine trevigiana a partire da Pio X: nonno e padre legati alla direzione dell’Osservatore Romano e dei Musei Vaticani, e poi il nipote Giuseppe appunto, chiamato da Giovanni Paolo II nel ’94 a dirigere il Tribunale dello Stato vaticano e prima ancora, fra l’altro, impegnato nel processo ad Ali Agca, l’attentatore di Papa Wojtyla. Lo scorso aprile, inoltre, era scomparso suo fratello Fra Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, i fa, Gran Maestro del Sovrano Ordine di Malta.
“Abbiamo sempre percepito il Papa - scriveva Giuseppe Dalla Torre sel suo libro - non come il vertice di una istituzione, ma come la sua base, il suo fondamento: oggi questo viene confermato da Papa Francesco, il quale ama dire che la Chiesa è ‘come una piramide capovolta’, in cui ‘il vertice si trova al di sotto della base’”.
Il messaggio della Cei:umiltà, umanità e generosità
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