Rondine rinnova l’appello: “Basta conflitti, anche dopo la pandemia"
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
La data scelta per l’evento non è stata casuale. Il 10 dicembre infatti è la ricorrenza storica della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e sono già trascorsi due anni esatti dal lancio, alle Nazioni Unite di New York, della campagna globale “Leaders for Peace”. Non poteva esserci giorno migliore, dunque, per i giovani di Rondine Cittadella della Pace per organizzare un evento online dal titolo “Disinnescando nuove tensioni. Il mondo del post-pandemia avrà bisogno di giovani Leader di Pace”. Incontro che si è tenuto oggi pomeriggio in diretta streaming.
Le motivazioni
Come rispondere ai nuovi conflitti generati dell’emergenza Covid a livello globale? È possibile iniziare a costruire un domani post-pandemico sostenibile, giusto, inclusivo e libero da ulteriori conflitti sociali e armati? Su queste due fondamentali domande dei giovani di Rondine è nato un evento che oggi ha visto la partecipazione di autorità nazionali e internazionali, leader politici e religiosi, esponenti della cultura, della diplomazia e del mondo accademico. Il rischio secondo gli organizzatori è che la pandemia possa far perdere tante conquiste sociali ottenute negli ultimi anni e riaccendere conflitti che sembravano essere risolti. Un rischio che diventa un appello affinché ciò non accada, proprio come l’appello di “Leaders for Peace”.
Leaders for peace
Due anni fa i giovani e gli ex studenti di Rondine Cittadella della Pace hanno invitato tutti i popoli a compiere il primo passo verso una svolta decisiva sul tema dei diritti umani. Con la campagna “Leaders for Peace”, Rondine ha chiesto e chiede agli Stati membri delle Nazioni Unite di sottrarre una cifra simbolica dal proprio bilancio della difesa e indirizzarla alla formazione di altrettanti leader globali in grado di intervenire nei principali contesti di conflitto nel mondo, per promuovere lo sviluppo di relazioni sociali e politiche pacificate. Il 3 dicembre 2018 Papa Francesco, incontrando una delegazione dell’associazione “Rondine Cittadella della Pace”, ha assicurato il proprio appoggio alla campagna "Leaders for Peace" e ha esortato i capi di Stato e di governo ad aderire a questa iniziativa.
Come si potrebbe non essere d’accordo? Ma noi adulti non possiamo cavarcela con un “bravi ragazzi!”, no. Sento di dovervi dare tutto il mio appoggio, la mia simpatia e la mia benedizione.
Diventare veri artigiani di pace
All’incontro odierno, anche il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, tramite video messaggio. “Siamo tutti consapevoli del fatto che il Covid-19 abbia rivelato delle vulnerabilità in diversi settori della nostra società, aggravando diverse malattie sociali che continuano a sfidare le nostre comunità”, ha affermato Parolin, sottolineando come “le nuove tensioni non debbano essere considerate insormontabili, ma l’occasione per diventare veri artigiani di pace, sia nelle società che nelle famiglie”. “Questo - ha proseguito - vale soprattutto per i leader. Un leader di pace deve essere in pace con se stesso, con Dio, deve riconoscere nell’altro una persona come lui, con una dignità inalienabile”. “Questa è la vera via della pace, possibile solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione”.
La vocazione alla solidarietà
“Ognuno di noi - ha aggiunto il presule - deve promuovere una comprensione ed una amicizia comune con gli altri, come fortemente voluto da Papa Francesco”. “In questi tempi - ha detto ancora Parolin nel video messaggio in lingua inglese - è ancora più necessario vivere la nostra vocazione alla solidarietà, che deriva dal saperci responsabili della fragilità altrui, cercando un destino comune. C’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e rinnovati incontri, con ingegno ed audacia”. “Un leader di pace è chiamato a rinunce che rendono possibile l’incontro, e cerca la convergenza almeno su alcuni temi. Sa ascoltare l’altro, consentendo che tutti abbiano un loro spazio. Con pazienza - ha concluso il cardinale - un governante può favorire la creazione di quel poliedro dove tutti trovino un posto”.
Senza fraternità non ci sarà futuro
Tra gli interventi, anche quello di Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. “La pandemia ha scardinato molte nostre convinzioni, svelando il potere ed il valore della solidarietà. Non ci riferiamo solo alla grandezza dell’amore sacrificale degli operatori sanitari verso i pazienti, che trascende la misura umana. Ci riferiamo più ampiamente alla cooperazione per affrontare le grandi sfide contemporanee, che - ha affermato tramite video messaggio in lingua inglese - sono comuni ed universali”. “Sappiamo bene che il nostro mondo è un ente unitario e che il futuro dell’umanità e del pianeta o si svilupperà sulla base della solidarietà e della fraternità, o - ha ammonito - semplicemente non ci sarà".
La Chiesa non può restare indifferente
“L’interconnessione dei problemi sociali ed ecologici è innegabile ed è impossibile prendersi realmente cura dell’uomo ed allo stesso tempo distruggere la sua casa, l’ambiente naturale. I problemi sociali ed ecologici colpiscono l’uomo al cuore della sua esistenza ed è impossibile per la Chiesa rimanere indifferente - ha sottolineato Bartolomeo I - dinanzi a queste problematiche”. “Cristo ci manda nel mondo per dare buona testimonianza di fede, amore e speranza. Distaccarsi dal mondo non contribuisce alla sua trasformazione in Cristo. Non ci sono scuse, non ci sono alibi: la Chiesa – ha proseguito - non può rimanere in silenzio dinanzi alle minacce nei confronti della persona umana e della creazione”. Dunque “l’imperativo categorico per tutti noi è mettere in pratica la cura del nostro prossimo e proteggere l’ambiente naturale". Per far questo “dobbiamo sempre rispettare la sacralità della persona umana e la creazione di Dio, che ha non può essere un oggetto da sfruttare. La fraternità e la solidarietà sono il vaccino - ha concluso il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli - contro l’attuale crisi socio-ecologica”.
Fiducia ai giovani
Tra i numerosi contributi, anche quello del ministro agli Affari Esteri italiano, Luigi Di Maio. “In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, è con grande fiducia che guardiamo a voi giovani”, ha affermato. “Spetta alle Istituzioni dare a voi lo spazio che meritate per aiutarvi a realizzare società più resilienti”, ha concluso Di Maio.
“Un futuro sostenibile è un futuro dove le disuguaglianze verranno affrontate, senza lasciare nessuno indietro”. Lo ha sottolienato nel suo intervento Mariangela Zappia, Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a New York, evidenziando come l’appello di Rondine sia oggi più attuale che mai. “La pandemia ha esacerbato i conflitti, la cooperazione ed il multilateralismo sono fondamentali”, ha aggiunto, sottolineando come “solo rispettando il prossimo e l’ambiente si avrà un vero sviluppo”.
Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace, ha ribadito che “i giovani di Rondine dimostrano la possibilità di fare cose altrove considerate impossibili”, e ha sottolienato come “il nostro lavoro è sempre al confine con l’utopia, ed il compito degli adulti oggi è di dare una spinta ai giovani ed alle donne, perché la loro leadership estesa è l’unica possibile per un futuro migliore”. “I diritti umani cominciano - ha concluso - dalle relazioni che ciascuno ha con le altre persone. Possiamo sognare in grande, ma ognuno deve fare un piccolo, importante passo”.
Rondine
Rondine Cittadella della Pace è un’organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo. Il progetto che dà origine e ispirazione a Rondine è lo Studentato Internazionale - World House, che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di conflitti armati o post-conflitti, aiutandoli a scoprire la persona nel proprio nemico, attraverso la convivenza quotidiana. L’obiettivo è contribuire così alla realizzazione di un pianeta privo di scontri armati, in cui ogni persona abbia gli strumenti per gestire i conflitti in modo creativo, positivo. La Cittadella della Pace si trova in un borgo medievale toscano a pochi chilometri da Arezzo: qui si strutturano i principali progetti per l’educazione e la formazione, sempre volti alla ricerca del bene comune.
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