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Marocco e Israele allacciano relazioni diplomatiche. Usa: svolta storica

Un altro Paese arabo riconosce lo stato ebraico dopo gli ‘Accordi di Abramo’ con Emirati Arabi e Bahrein. Decisivo il lavoro diplomatico dell’amministrazione statunitense di Trump che per agevolare l’intesa riconosce la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale. Forti critiche da parte del Fronte Polisario e di Hamas

Marco Guerra – Città del Vaticano

Si allarga il fronte dei Paesi arabo-musulmani che normalizzano le relazioni diplomatiche con Israele, su impulso della mediazione statunitense. Dopo Emirati Arabi, Bahrein e Sudan, è la volta del Marocco.

Trump: svolta storica

A darne per primo l’annuncio è stato ieri il presidente uscente deli Stati Uniti, Donald Trump, che ha parlato di "un'altra svolta storica". Allo stesso tempo l’inquilino della Casa Bianca ha riconosciuto la sovranità marocchina sul territorio del Sahara Occidentale. Un gesto che molti osservatori considerano la contropartita americana per il raggiungimento dell’accordo tra lo Stato ebraico e Rabat. Soddisfazione è stata infatti espressa da Re Mohammed, che ha parlato di "una presa di posizione storica", e dal premier israeliano Benjamin Netanyahu secondo il quale "la luce della pace non è mai stata più brillante di oggi in Medio Oriente". Nelle sue parole anche il ricordo della grande comunità ebraica del Marocco e la sottolineatura degli ebrei marocchini quali "ponte" su cui verranno ora costruite le nuove relazioni pacifiche formali tra i due Paesi.

La questione del Sahara occidentale

Il territorio del Sahara occidentale è conteso tra il Marocco e il Fronte Polisario (Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e del Río de Oro), movimento politico che ne ha dichiarato l'indipendenza, proclamando la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi. Il Fronte, dal canto suo, ha criticato senza mezzi termini l’annuncio sostenendo che "il presidente uscente americano Donald Trump attribuisce al Marocco qualcosa che non gli appartiene". Il nuovo sviluppo, ha detto ancora il movimento, "non cambierà la realtà del conflitto e il diritto del popolo del Sahara occidentale all'autodeterminazione".

Hamas critica l’accordo

Anche in campo palestinese si registra insoddisfazione, sebbene il Re del Marocco abbia voluto chiarire, in un colloquio telefonico con il presidente Mahmoud Abbas, che continuerà a sostenere la soluzione dei due Stati per porre fine al conflitto israelo-palestinese. Hamas e la Jihad islamica, fazioni palestinesi della Striscia di Gaza, hanno parlato di "tradimento" da parte di Rabat. Molti osservatori fanno notare però che Israele e il Marocco hanno sempre coltivato relazioni non ufficiali e un certo legame, dovuto soprattutto alla forte comunità ebraica presente nel Paese del Maghreb.

Dentice (Ispi): rafforzato asse Paesi pro-Usa

“L’accordo si inserisce nella strategia Usa di rafforzare il fronte di Paesi arabi legati a Washington e Israele in chiave anti Iran e anti Turchia e contro tutte quelle minacce che possono mettere in discussione la sicurezza regionale. Strategia che probabilmente sarà portata avanti dall’amministrazione Biden”, spiega Giuseppe Dentice, ricercatore dell’Ispi ed esperto di Medio Oriente, nell’intervista a Vatican News. 

Ascolta l'intervista a Giuseppe Dentice

Palestina e Sahara Occidentale senza soluzione

Dentice mette l’accento anche su quella che chiama l’altra chiave di lettura, ovvero le mancate soluzioni per il popolo sahrawi e la causa palestinese, “situazioni che non hanno mai avuto un pieno riconoscimento nell’agenda internazionale e che in questo modo vengono relegate nella gestione domestica di Israele e Marocco. In questo senso c’è il rischio di amplificare alcuni problemi”. In ottica regionale il ricercatore dell’Ispi ricorda ad esempio le tensioni che hanno coinvolto anche Algeria e Mauritania riguardo al dossier del Sahara Occidentale. “Se pur diverse, le questioni palestinese e del popolo sahrawi si intrecciano con interessi di decisori politici esterni”.

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11 dicembre 2020, 15:22