#nodeathpenalty, il Papa: neppure l'omicida perde la sua dignità
Gabriella Ceraso e Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Non si ferma a causa del Covid e corre on line la giornata mondiale "Città per la vita, città contro la pena di morte" promossa dalla Comunità di Sant'Egidio da 19 anni a questa parte. Così, anche il 30 novembre del 2020 - seppur segnato dalla pandemia mondiale - diventa l'appuntamento forte per dire no alla pena capitale. Momento clue della giornata, il webinar internazionale #stand4humanity #nodeathpenalty che si è svolto ieri pomeriggio sul sito e sulla pagina Facebook della Comunità di Sant’Egidio. L'evento è stato moderato da Mario Marazziti. Hanno partecipato esperti, testimoni e attivisti dall' Africa, Asia, Europa e dal Nord America.
Una rete mondiale a difesa della vita
'Facciamo rete per proteggere la vita e cambiare la realtà, è l' invito con cui Mario Marazziti ha aperto la conferenza ricordando il movimento crescente che contro la pena di morte coinvolge città e paesi. Non basta, occorre fare di più, ha detto. Nel braccio della morte in Indiana, per esempio, ci sono condannati che attendono di essere uccisi entro la prossima settimana. "Un fallimento statale e non un valido deterrente contro i crimini" l'ha definita il presidente del Parlamento europeo David Sassoli che ha rinnovato il sostegno dell’Ue per questa battaglia di civiltà. "Non può esserci Europa - ha dichiarato - senza diritto alla vita e senza il suo riconoscimento giuridico". Della situazione nel mondo e delle sfide principali ha parlato invece Navy Pillay, presidente della Commissione internazionale per la pena di morte. Le soluzioni sono graduali, ha sottolienato, e l’educazione e la leadership politica sono fondamentali così come i movimenti civili, deterrente per molti Capi di Stato.
Papa Francesco segna la rotta
Tra i sostenitori maggiori contro la pena di morte Papa Francesco: lo hanno ribadito a più voci e il papa con un tweet dal suo account ha aderito alla campagna scrivendo: Ricordiamo che neppure l’omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante (cfr. Evangelium Vitae,9). Il fermo rifiuto della pena di morte mostra fino a che punto è possibile riconoscere l’inalienabile dignità di ogni essere umano.Lo hanno ribadito a più voci gli ospiti così come il moderatore.
Nei suoi discorsi in più occasioni, è stato messo in rilievo, il Pontefice ha rilanciato il perdono ammonendo che non dobbiamo essere ossessionati dal sentimento della vendetta. Testimonianze di impegno civile e sociale arrivano dagli Stati Uniti e dal Sud Africa, mentre dalla Malesia è la voce dell'avvocato penalista e attivista Suzana Norlihan a levarsi per mettere in guardia dai casi troppo frequenti di condanne a morte assegnate per incapacità e mancata preparazione dei difensori, per mancanza di risorse per la difesa, per manipolazione delle prove e per indagini inadeguate. Ma, ha voluto sottolineare, "l'abolizione della pena di morte non è contro l'Islam".
Storia di Joaquin, liberato dal Braccio della morte
On line anche Joaquin Martinez, che dal 2001 è impegnato nella campagna per l'abolizione della pena di morte. L'ironia della sorte lo ha trasformato da cittadino sostenitore della sentenza capitale, a cittadino ingiustamento recluso e condannato a morte.
Joaquin viene assolto il 6 giugno 2001 dopo aver trascorso quattro anni in prigione per un crimine che non aveva commesso, diventando così il primo cittadino spagnolo negli Stati Uniti ad essere liberato dal braccio della morte. La sua vicenda è diventata un esempio da manuale per come furono condotte le indagini da parte dell’accusa: negligenza e contraffazione giudiziaria delle prove.
L'inizio di un incubo
Arrestato in Florida nel gennaio 1996 con l’accusa di doppio omicidio, Joaquin Martinez viene condannato a morte il 15 aprile 1997. La sentenza sarà però ribaltata dalla Corte Suprema dello Stato del Sud quattro anni dopo. "Sono stato tradito dallo stesso sistema che avevo appoggiato per una vita", afferma. La sua testimonianza è un fiume di ricordi: l'immenso dolore dei genitori, la fedeltà degli amici veri che sono rimasti e, prosegue con la voce fioca per un dolore incancellabile, la tortura di quella detenzione ingiusta." Ma dove sarei senza il sostegno di chi mi è rimasto vicino, di chi mi ha supportato?". Juaquine non ha mai permesso che la propria umanità venisse meno lasciando spazio alla vendetta, anche se la tenazione rimane forte anche oggi. Per questo, conclude, "sono contro la pena di morte". Ora, vive in Spagna e il suo scopo è lottare fino all’abolizione della pena di morte. In tutto il mondo.
Il Colosseo come simbolo
A chiudere l'appuntemento, l'illuminazione straordinaria del Colosseo, simbolo della campagna globale contro la pena di morte. Il monumento, emblema di Roma da anni viene illuminato ogni volta che un Paese cancella dal proprio ordinamento la pena capitale o quando un condannato a morte vede commutata la sua pena in ergastolo. Dal 2001, il 30 novembre è stato scelto da Sant’Egidio come data per iniziative specifiche, in ricordo del 30 novembre del 1786 quando Il Granducato di Toscana, governato da Leopoldo II, fu il primo Stato occidentale a vietare la pena capitale.
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